Android XR, un nuovo sistema operativo di realtà mista progettato per visori e occhiali smart, è la grande scommessa di Google per alimentare una nuova generazione di dispositivi di realtà aumentata che sembrano realizzare tutti i nostri sogni più sfrenati su cosa possano essere davvero gli occhiali smart.

Google non è nuova alla realtà aumentata. Ricordate Google Glass? Il fallimento clamoroso di più di dieci anni fa, che poi è stato ripensato per uso aziendale e infine abbandonato? Eppure ora, con un panorama tecnologico completamente diverso, Google vuole riprovarci. Con Apple che ha il Vision Pro e Meta che ha lanciato gli occhiali smart Ray-Ban, Google ha deciso di lanciarsi di nuovo nell’arena con Android XR, puntando tutto su una nuova visione.

Il cuore pulsante di Android XR si chiama Gemini, un’intelligenza artificiale multimodale che promette di rendere le interazioni con l’ambiente circostante più ricche e naturali. S può chiedere a Gemini di identificare il titolo di un libro giallo che sta su uno scaffale. Gemini ha dato la risposta esatta.

In più, il sistema funzionerà con qualsiasi app per dispositivi mobili o tablet disponibile su Google Play Store, fin da subito. Anche se oggi il lancio è dedicato agli sviluppatori, perché possano iniziare a costruire esperienze, il grande pubblico non potrà ancora acquistare dispositivi che utilizzano Android XR. Ma nel 2025, Samsung lancerà il suo tanto atteso visore XR, Project Moohan (che in coreano significa “infinito”), il primo prodotto consumer a utilizzare Android XR. Sebbene il software sia lo stesso di quello che ho provato, Project Moohan avrà anche capacità VR e contenuti immersivi, qualcosa che gli occhiali smart non potrebbero mai offrire. È un po’ come un manifesto di ciò che potrebbe essere possibile. Ecco perché Google ha scelto di parlare di XR, un termine ombrello che copre AR, VR e realtà mista.

Il visore Samsung ricorda un incrocio tra il Meta Quest 3 e il Vision Pro. A differenza di entrambi, la sigillatura leggera attorno agli occhi è opzionale, il che permette di lasciare entrare il mondo esterno. Il visore si calibra automaticamente sulla distanza pupillare.

Si viene guidat1 attraverso l’uso del pinch per selezionare oggetti e come toccare il lato per aprire il launcher delle app. Se si vuole si può entrare in una modalità immersiva per guardare YouTube o Google TV in un paesaggio montano distante. Aprire le app, ridimensionarle e sistemarle nella stanza.

Mi viene da chiedere: come pensate di fare la differenza?

Non faccio in tempo, però, a esprimere il mio dubbio che mi viene subito detto: Gemini.

Per chi è scettico, potrebbe sembrare difficile credere che Gemini possa davvero risolvere il puzzle della realtà aumentata. L’AI generativa è in voga adesso, ma non sempre viene vista di buon occhio. Fuori dalle conferenze dei tecnici, l’intelligenza artificiale è spesso vista con sospetto. Ma dentro al visore Project Moohan o con gli occhiali smart prototipo? Inizio a capire perché Google e Samsung siano così convinti che Gemini possa essere l’app killer per l’XR.

Per me, la magia è che non devo essere troppo preciso nelle richieste. Di solito, quando parlo con assistenti virtuali, mi sento frustrato perché devo ricordarmi la parola d’attivazione, formulare la richiesta in modo chiaro e, a volte, addirittura specificare l’app preferita.

Con il visore Moohan, potete dire “Portami alla Farmacia piu’ vicina” e il visore apre automaticamente Google Maps, mostrandoti l’edificio. Se le finestre sono tutte disordinate, potete chiedere di riorganizzarle.

Non sono solo le interazioni con Gemini a rimanermi impresse, ma anche come queste esperienze possano essere sviluppate ulteriormente. Si può chiedere Gemini come arrivare in un posto e vedere le indicazioni stradali passo dopo passo. Guardando in basso, il testo si trasforma in una mappa zoomabile dell’ ambiente circostante. È facile immaginare di usare qualcosa del genere nella vita di tutti i giorni.

Ma, per quanto affascinante sia tutto ciò, vendere un visore alla gente comune è una sfida. Personalmente, sono più entusiasta degli occhiali smart, ma al momento non esiste una tempistica concreta per il loro lancio (Google ha realizzato i prototipi, ma sta lavorando con altri partner per portare hardware sul mercato). Esistono ancora delle barriere culturali che devono essere superate con entrambe le tipologie di dispositivo. Oltre a Gemini, ci vuole un ecosistema di app ed esperienze che coinvolga anche il grande pubblico, non solo i primi entusiasti. Il famoso MarketPlace.

Le demo dei visori sono sembrate familiari, anche se la funzione Circle to Search era una novità per Android XR. “Non sarà un prodotto singolo. Google ha una strategia tripartita per Android XR: costruire le basi con gli sviluppatori, offrire l’esperienza conversazionale di Gemini e, infine, l’idea che nessun dispositivo sarà il futuro dell’XR. I visori, ad esempio, potrebbero essere dispositivi “episodici” usati per l’intrattenimento, mentre gli occhiali potrebbero integrarsi con telefoni e smartwatch per notifiche discrete o per cercare informazioni.


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