Siamo entrati in una nuova fase della corsa globale all’intelligenza artificiale, e questa volta il fronte non è fatto di missili ma di parametri, open source e motori di razzi. In una manciata di ore, la Cina – con Alibaba in testa – ha lanciato un attacco ben coordinato alla supremazia statunitense nel campo dei modelli fondamentali di AI. E come risposta immediata, Elon Musk ha fatto quello che sa fare meglio: creare hype.

Alibaba ha svelato la terza generazione della sua famiglia di modelli Qwen, con Qwen3 che si spinge fino a 235 miliardi di parametri. Se non siete familiari con questi numeri, basti dire che superano le performance dichiarate di DeepSeek-R1 e perfino quelle del modello di ragionamento o1 di OpenAI. Non male per un paese che fino a pochi anni fa veniva guardato dall’alto in basso nell’ecosistema AI occidentale. Qwen3 è già disponibile su Hugging Face e, secondo alcuni esperti, la sua versione da 600 milioni di parametri potrebbe girare addirittura su uno smartphone. Sì, lo smartphone: l’AI portatile non è più un sogno, è solo una questione di efficienza energetica.

Come in un copione ben scritto, Musk ha risposto poche ore dopo sul suo social personale (X) annunciando la beta di Grok 3.5, un chatbot pensato per i paganti del club SuperGrok. Il solito Musk, ma questa volta con una promessa notevole: Grok 3.5 sarebbe il primo AI capace di rispondere con accuratezza a domande tecniche su motori a razzo ed elettrochimica. Insomma, il giocattolo definitivo per ingegneri nerd e aspiranti scienziati spaziali. Ma è davvero così rivoluzionario? O è solo un altro tweet sparato in stile Musk?

Nel frattempo, la vera sorpresa arriva da DeepSeek, il cavallo di Troia cinese nel cuore della Silicon Valley. Lanciato a gennaio, DeepSeek-R1 ha scioccato il panorama americano con un mix letale di performance elevate e costi bassissimi. Gli sviluppatori USA, abituati a dormire sugli allori del monopolio Nvidia + OpenAI, hanno improvvisamente realizzato che la Cina non solo li stava raggiungendo, ma in alcuni casi li stava già superando. È un nuovo Sputnik moment, solo che stavolta è scritto in codice Python.

Non è solo Alibaba. Negli ultimi tre mesi, Baidu, ByteDance e Tencent hanno aggiornato i loro modelli fondamentali, dimostrando che l’ecosistema AI cinese si muove con una velocità industriale da manuale maoista. Non si parla più solo di catching up. Si parla di equivalenza tecnica con Google Gemini 2.5 Pro, OpenAI o4 e Llama 4 di Meta. E il tutto in modalità open source, una scelta apparentemente altruista che in realtà è una manovra geopolitica: penetrare il mercato americano esercitando soft power, guadagnando developer, feedback e, inevitabilmente, quote di mercato.

Il report di Stanford non lascia spazio a interpretazioni: la Cina sta colmando il divario. Non con grandi proclami ma con iterazioni rapide, community open e modelli agili. La vera differenza è che mentre OpenAI si barrica dietro API chiuse e licenze vaghe, Alibaba ha già costruito un ecosistema con oltre 100.000 modelli derivati basati su Qwen. Meta, che ha sempre fatto vanto del suo Llama open source, si ritrova superata in casa propria.

E qui entra in gioco Nvidia, il vero elefante nella stanza. Perché se modelli come DeepSeek-R1 e Qwen3 possono girare su hardware meno costoso ed efficiente, quanto ci metteranno i governi e le big tech a chiedersi se ha ancora senso pagare il pizzo a Jensen Huang? La Cina ha già investito pesantemente in chip domestici, e l’accelerazione dei modelli leggeri ed energeticamente ottimizzati potrebbe portare alla disintegrazione dell’attuale dipendenza globale dalle GPU Nvidia. La domanda non è se, ma quando.

Mentre tutti guardano Grok e scommettono sull’ennesimo colpo di teatro di Musk, il vero show si sta svolgendo altrove, in silenzio, su GitHub, Hugging Face e nelle GPU farm cinesi. Il tempo delle conferenze e delle promesse è finito. Ora contano i parametri, le prestazioni e la capacità di mettere AI avanzata nelle mani di milioni di utenti reali.

La guerra dell’intelligenza artificiale non sarà vinta a colpi di slogan o IPO. Sarà vinta nel codice, nelle architetture e nell’abilità di offrire potenza cognitiva a basso costo. E su questo fronte, la Cina è già entrata nel nostro cortile con le scarpe infangate.