Se ti avessero raccontato, qualche anno fa, che milioni di persone si sarebbero messe in fila per farsi scannerizzare l’iride da un globo metallico in cambio di qualche spicciolo virtuale, probabilmente avresti pensato a un episodio di Black Mirror. E invece no. Benvenuto nel presente, dove la realtà fa impallidire la distopia: Worldcoin, la criptovaluta fondata da Sam Altman, è ufficialmente sbarcata negli Stati Uniti, armata di orbs, wallet, ID biometrici, accordi con Visa e sogni messianici di universal basic income post-AI. E se non ti sembra abbastanza inquietante, aspetta che arrivino gli “orb mini”, portatili come uno smartphone e, presumibilmente, altrettanto ubiqui.

Worldcoin è, per sua stessa dichiarazione, un sistema per “ristabilire la fiducia nell’era dell’AGI”. Traduzione: distinguere gli esseri umani dagli algoritmi generativi in un mondo dove l’identità digitale è fluida, falsificabile, manipolabile. Per farlo, Tools for Humanity – la startup fondata nel 2019 da Altman, Alex Blania e Max Novendstern – ha costruito un sistema basato su World ID, una sorta di passaporto digitale biometrico certificato tramite scansione dell’iride, registrato su una blockchain Ethereum-native chiamata World Chain. In cambio, ricevi token WLD, con la promessa di usarli in un’economia futura più giusta, inclusiva e… completamente controllata.

Il rollout statunitense di Worldcoin include un airdrop di 150 WLD per chi aveva già l’app registrata, e 16 WLD per i nuovi utenti che decidono di farsi scannerizzare la retina da un globo metallico disponibile nei World Spaces fisici di città come San Francisco, Miami e Los Angeles, oppure nei negozi Razer. Come incentivo è ridicolo: 16 WLD al prezzo attuale coprono a malapena un cocktail decente in centro. Ma la moneta di scambio vera, come sempre, è l’identità. Il dato biometrico. Il pezzo di te che non puoi cambiare.

Altman, in un tempismo che rasenta il delirio da salvator mundi, lancia tutto questo mentre OpenAI sua altra creatura continua a sfornare modelli sempre più potenti e indistinguibili dalla realtà. Serve quindi un modo per dire “io sono umano”, e Altman, con sublime ironia, te lo vende dopo averti dato la ragione per dubitare della tua umanità online. E se tutto va come previsto, quel World ID diventerà il tuo pass per Tinder, il tuo sistema di verifica per Stripe, il tuo account per giocare su Razer. Ah, e anche la tua carta Visa, che potrai usare per spendere WLD convertiti in dollari al checkout, ma solo se avrai passato l’occhio elettronico.

Dietro c’è ovviamente un cambio di vento politico. Il lancio negli USA è reso possibile da una deregolamentazione post-Gensler che ha reso meno ostile l’ambiente per i progetti crypto. Strano ma vero, il far west normativo è tornato a essere un incentivo all’innovazione. New York resta ancora esclusa, come sempre prudente quando si parla di finanza e sorveglianza.

La parte più sinistra è che tutto ciò sta funzionando. Worldcoin ha già verificato oltre 12 milioni di individui in più di 100 paesi, trasformandosi in uno dei progetti crypto più diffusi e controversi del globo. Il tutto mentre il prezzo del token WLD oscilla in modo schizofrenico, a conferma del fatto che la speculazione continua a essere il motore principale della crypto-economia, anche quando viene travestita da rivoluzione etica globale.

Il punto è questo: Worldcoin non è solo una criptovaluta. È un tentativo di ridefinire il concetto stesso di identità nell’era dell’intelligenza artificiale generalizzata. Una proposta che mescola utopia e sorveglianza in dosi quasi equanimi, rivestita di un design accattivante e parole come “umanità” e “fiducia”. Ma quando il prezzo per essere riconosciuto come umano è lasciare per sempre una traccia biometricamente indelebile nei database di una fondazione tech con ambizioni globali, forse è il caso di fermarsi a pensare.

La domanda non è più se il futuro sarà distopico. È quanto sei disposto a pagare in privacy, dati e autonomia – per entrarci da protagonista.