1 Maggio, festa dei lavoratori, il BAR è giustamente chiuso!

Nel teatro sempre più disordinato dell’economia americana, dove la politica commerciale di Donald Trump gioca al flipper tra dazi, minacce e improvvisi rovesciamenti, la narrazione dominante racconta di imprese che tremano all’orizzonte di una recessione. La volatilità, l’incertezza, e la paranoia sono moneta corrente nei salotti dei macroeconomisti e nei report delle banche centrali. Eppure, due colossi della tecnologia americana hanno appena gettato un secchio d’acqua gelata su queste ansie da crollo: Microsoft e Meta, in barba al mood catastrofista, hanno pubblicato risultati trimestrali sorprendentemente robusti. E non stiamo parlando di briciole.

Susan Li, la Chief Financial Officer di Meta, ha fotografato un mese di aprile più roseo del previsto. A parte un evidente freno della spesa da parte delle piattaforme asiatiche di e-commerce che invadono il mercato americano (Temu e Shein, i due dragoni digitali low-cost), tutto il resto del panorama appare, nella sua parole, “sano”. Nessun collasso imminente, nessuna fuga dai consumi, niente che somigli nemmeno vagamente a un preludio recessivo. L’economia reale, almeno quella che scorre nei cavi in fibra e nei data center, sembra immune alle tensioni geopolitiche e tariffarie.

Microsoft, per parte sua, non solo conferma il trend, ma lo rafforza. Amy Hood, CFO storica e solida come una roccia, ha parlato di una domanda che continua a muoversi con costanza in tutte le aree dell’ecosistema Microsoft: business services, LinkedIn, gaming e search. La frase più interessante? Le previsioni per la chiusura del trimestre a giugno assumono che nulla cambierà. Nessuna frenata improvvisa, nessun baratro alle porte. Anzi, l’elemento dinamico per eccellenza — la domanda di intelligenza artificiale — continua a crescere a un ritmo superiore al previsto. Che la AI stia diventando non solo una buzzword ma un flusso di cassa tangibile, è un segnale che Wall Street non ignorerà.

Sul fronte strettamente finanziario, entrambi i colossi hanno battuto le attese per il trimestre di marzo. In particolare, Microsoft ha brillato grazie ad Azure, la sua piattaforma cloud, che è la vera colonna vertebrale delle sue applicazioni AI. Ma, attenzione: la sovraperformance non è arrivata solo dai prodotti alimentati dall’intelligenza artificiale. I servizi “tradizionali”, quelli meno sexy ma più solidi, hanno contribuito a spingere i numeri oltre le previsioni degli analisti.

In un mercato dove ogni battito di ciglia della Federal Reserve viene analizzato come un presagio biblico e dove le tensioni tra Cina e Stati Uniti stanno diventando la nuova normalità, è interessante notare come Meta e Microsoft riescano a navigare acque turbolente con una bussola interna che sembra non perdere mai l’orientamento.

Anche il dollaro, solitamente un nemico quando si muove troppo, ha dato un piccolo aiuto. Dopo aver penalizzato i risultati nel primo trimestre, la sua recente debolezza promette di dare una spinta ai conti dei prossimi mesi. Un piccolo bonus valutario in un contesto che, al netto delle tensioni geopolitiche, continua a vedere nella tecnologia americana non solo un rifugio sicuro ma una locomotiva vera.

Chi ancora pensa che i dazi di Trump possano spostare l’asse del mercato, probabilmente dovrebbe guardare meno i titoli dei giornali e più i bilanci trimestrali.

Se vuoi approfondire i dettagli finanziari completi di Microsoft, li trovi qui.

Ti sorprende questa resilienza tecnologica o pensavi fosse solo fumo da earnings call?