Tecnologia, sangue giovane e cervelli surgelati: l’élite tech si prepara all’apocalisse, tu resta con l’ansia e il mutuo

Sì, hai letto bene: Sam Altman ha sborsato 10.000 dollari per farsi congelare il cervello da una startup chiamata Nectome, incubata a Y Combinator mentre lui stesso ne era presidente. Dettaglio clinico non trascurabile: la procedura è descritta come “100% fatale“. Una specie di eutanasia hi-tech per chi vuole essere pronto nel caso in cui il download della coscienza diventi mainstream.

Altman non è solo in questa distopia glamour. Sta crescendo una vera e propria ossessione da parte dei miliardari della Silicon Valley per l’immortalità, la preservazione cerebrale, le trasfusioni di sangue giovane, e i rifugi anti-civiltà nascosti negli angoli più remoti del pianeta. Il tutto mentre al resto dell’umanità viene chiesto di “adattarsi”, “reskilling” e usare ChatGPT per rifare il CV.

C’è un certo romanticismo perverso nel modo in cui questi signori si preparano al futuro: Peter Thiel finanzia esperimenti di parabiosi (cioè pomparti dentro sangue di teenager come fossi Dracula col Wi-Fi) e ha dichiarato pubblicamente che “la morte è un problema da risolvere”. La morte, capisci? Non l’inflazione, non la disuguaglianza, non l’algoritmo tossico dei social. No, la morte.

Jeff Bezos, nel frattempo, ha messo qualche spicciolo (tipo 3 miliardi di dollari) in Altos Labs, una startup che vuole invertire l’invecchiamento a livello cellulare. Bryan Johnson, invece, ha deciso che il suo corpo vale un investimento annuale di 2 milioni di dollari, inclusa una simpatica procedura in cui sincronizza la sua plasma con quella del figlio adolescente. Non è un episodio di Black Mirror, è Bloomberg.

E poi c’è la fuga. Larry Page, Thiel, e altri membri del club dei tecnorichetti si sono comprati appezzamenti di terra e costruito bunker su misura in Nuova Zelanda, con jet privati pronti all’uso, nel caso la civiltà collassi sotto il peso delle guerre, pandemie, o (più probabile) dei post su X.

La narrativa è sempre quella: mentre la gente normale viene incoraggiata a “innovare”, “ottimizzare” e usare app per contare i passi o fare meditazione, loro stanno comprando letteralmente la possibilità di saltare la morte o almeno ritardarla in attesa di una patch cosmica. Un aggiornamento firmware per l’anima, sponsorizzato da venture capital.

Altman, con la serenità di chi ha capito il gioco e ha pure scritto parte del codice, si congela il cervello oggi per svegliarsi in un domani dove magari l’umanità sarà ancora lì a cercare parcheggio o capire come funziona l’INPS. Ma lui sarà immortale. O almeno digitalmente cosciente. Forse. In un server.

Il punto non è se tutto questo funzionerà. Il punto è che l’élite tecnologica non crede più in un futuro condiviso, ma in una salvezza privata, iper-personalizzata e ben finanziata. Una sorta di rapture data-driven per chi può permettersela, mentre per gli altri rimane la consapevolezza amara che il capitalismo è riuscito persino a monetizzare l’aldilà.

E se l’unica cosa più assurda del congelarsi il cervello è scambiarsi il sangue col figlio, allora possiamo serenamente dichiarare che il futuro non è più un luogo dove andremo tutti, ma una suite privata in cloud dove entreranno solo in pochi. Gli altri? Beh, a morire come si è sempre fatto. Gratis, ma senza backup.