Apple 2027: vent’anni di iPhone, due decenni di rincorsa verso un’utopia hi-tech che sa sempre di déjà vu. L’ultima? Un “iPhone quasi interamente in vetro”, curvo, senza fori, senza bordi, senza più niente, se non l’ego di Cupertino riflesso su una superficie lucida. No, non è il concept di un designer sballato su Behance. È ciò che Bloomberg, tramite il solito Mark Gurman, ci spaccia come “vision futurista”, ma puzza già di vetro appannato.
Già nel 2019 circolavano brevetti in cui si parlava di un iPhone con scocca in vetro a “loop continuo”. Poi lo abbiamo intravisto nei sogni bagnati dei designer industriali Apple, che evidentemente considerano i materiali plastici una bestemmia e l’acciaio un reato. Ora ritorna sotto una forma ancora più radicale: vetro dappertutto, niente notch, niente punch-hole, niente cornici, solo schermo, solo riflesso, solo status symbol.
Ma cosa vuol dire davvero “quasi tutto in vetro”? Semplice: Apple vuole venderti un oggetto più fragile, più difficile da riparare, più costoso da assicurare, ma visivamente orgasmico. Un monumento al minimalismo nichilista, dove la funzione è subordinata al culto dell’estetica. Qualcuno direbbe: “Ma lo fanno per noi, per offrirci la perfezione”. No. Lo fanno perché non sanno più dove spremere margine.
La curva dello schermo, poi, è il vero colpo di teatro. Non una curva alla Samsung Galaxy Edge (troppo ovvio), ma una piega concettuale, una “fluidità” di design che sconfina nell’autoreferenzialità. Se pieghi il vetro e lo rendi continuo, come nei brevetti che Apple colleziona come figurine Panini, cosa ottieni? Un telefono che non sai più dove tenerlo. Non lo puoi appoggiare senza che scivoli. Non lo puoi usare senza che si impiastricci. E non lo puoi riparare senza sacrificare un rene.
Nel frattempo, sotto al cofano, nel 2027 dovrebbe anche arrivare una Siri finalmente intelligente, cioè un LLM in stile ChatGPT, sviluppato dal team israeliano già autore dei chip Apple Silicon. Già mi vedo Siri che risponde con tono da terapeuta: “Capisco il tuo bisogno di fare una chiamata, ma forse dovresti invece meditare sul senso di questa urgenza”. Ottimo. Finalmente un’assistente che non funziona e ti giudica.
Ma non finisce qui. Sempre per quell’anno, secondo Gurman, avremo anche gli AirPods con fotocamera, gli Apple Watch con occhietti da Grande Fratello e — rullo di tamburi — un robot da tavolo dotato di “personalità”. No, non è Black Mirror, è Apple che scopre la domotica con vent’anni di ritardo. L’idea è questa: mentre l’umanità cerca ancora di capire se l’AI salverà il mondo o lo manderà in rovina, Apple ci propone un lampadario parlante che ci fa compagnia mentre navighiamo su Safari. Ma attenzione, perché avrà una personalità. Non si sa se sarà tipo HAL 9000, Jarvis o uno Zio Fester digitale, ma una cosa è certa: ci sarà una scheda madre che ti giudicherà ogni volta che apri TikTok.
E mentre loro sfornano un iPhone di vetro curvo che riflette il sole come uno specchio ustorio, la concorrenza asiatica lavora su pieghevoli già da anni. Samsung, Vivo, Huawei… tutti già nel 2030, mentre Apple reinventa il 2017. Ma attenzione: quando Apple arriva tardi, non arriva in ritardo. Arriva con stile. Con storytelling. Con la “narrazione della semplicità”. Che poi è il loro modo per far passare come rivoluzionario un qualcosa che la concorrenza ha fatto da cinque anni ma senza il bollino della Mela.
E i fan? Estasiati. Perché “Apple non copia, perfeziona”. E quindi se arriva il foldable, sarà “the foldable done right”. Se arriva l’iPhone Air da 7 pollici, sarà “the future of computing”. E se arriva il robot da cucina che fa anche da oracolo domestico, allora sarà “magical”.
L’iPhone del 2027 sarà quindi un pezzo da museo, fragile come l’equilibrio finanziario di chi lo compra, ma bello, lucente, specchiante. Forse non telefonerà meglio, forse non sarà più comodo, forse non avrà innovazioni software significative. Ma rifletterà la tua faccia mentre lo guardi, e quello — per molti — basta.
Come diceva un vecchio ubriaco al bancone del barn dei daini, dopo aver chiesto il solito Vecchia Romagna: “L’importante non è che funzioni, ma che sembri costoso”. Apple ha fatto di questa massima un intero piano industriale.
Hai già ordinato la custodia per il tuo iPhone tutto-vetro? Spoiler: sarà di vetro anche quella.