Se ancora qualcuno si sta chiedendo quale ruolo giochi l’intelligenza artificiale nell’agenda di Donald Trump, basta guardare la sua squadra per avere un’idea chiarissima di come la tecnologia e le grandi aziende si stiano facendo strada nel cuore della politica. La delegazione che ha incontrato il Principe Ereditario saudita Mohammed bin Salman ci dà una cartina tornasole perfetta. Tra i nomi che saltano subito agli occhi, spiccano quelli legati a colossi della tecnologia e della finanza, quelli che in un mondo ideale dovrebbero stare ben lontani dai palazzi del potere. Ma come ben sappiamo, l’idealismo è un lusso che pochi si possono permettere.

Elon Musk, il volto della Tesla e di SpaceX, è senza dubbio la stella polare di questa coalizione. Il suo nome è ormai sinonimo di innovazione tecnologica, e la sua influenza sulla politica globale è incontestabile. Musk non è solo il fondatore di due delle aziende più rivoluzionarie del pianeta, ma anche un punto di riferimento per i dibattiti sul futuro dell’intelligenza artificiale, della mobilità sostenibile e dell’esplorazione spaziale. E, ovviamente, uno degli uomini più potenti e influenti al mondo. Ma non è solo lui a portare l’AI sulla tavola dei potenti.

Stephen Schwarzman, il magnate della finanza dietro Blackstone, è un altro pezzo importante di questo mosaico. La sua compagnia, uno dei più grandi fondi di investimento globali, ha un ruolo cruciale nell’economia mondiale. Ma ciò che rende la sua presenza particolarmente interessante in questo contesto è la sua visione del futuro, una visione che guarda in modo diretto a tecnologie emergenti come l’intelligenza artificiale. Schwarzman non è solo un finanziatore; è un anticipatore delle tendenze che, con il tempo, potrebbero definire la prossima era economica.

E poi c’è Larry Fink, CEO di BlackRock, l’azienda che gestisce una quantità di denaro tale da far impallidire qualsiasi Stato. Non è un mistero che BlackRock stia investendo massicciamente in tecnologie avanzate, inclusa l’AI. Fink ha anche parlato ripetutamente della necessità di abbracciare il cambiamento tecnologico per rimanere competitivi, e il suo ruolo nella politica, sebbene mai apertamente dichiarato, è tutt’altro che secondario.

Questi nomi sono solo la punta dell’iceberg di un panorama che non può più fare a meno dell’intelligenza artificiale. Non è più una questione di se, ma di quanto velocemente la tecnologia plasmerà le decisioni politiche e economiche globali. Trump, con la sua inclinazione per gli affari e la sua visione pragmatica della politica, ha chiaramente compreso che, per governare efficacemente nell’era moderna, bisogna dialogare con chi guida l’innovazione. E chi guida l’innovazione? Quelle stesse menti che stanno plasmando l’intelligenza artificiale.

Arvind Krishna di IBM, uno dei pionieri nell’AI, è un altro di quei nomi che non possono passare inosservati. IBM è stata una delle prime aziende a investire pesantemente nell’intelligenza artificiale, e la sua influenza si estende in tutti gli ambiti, dalla sanità alla finanza, passando per la pubblica amministrazione. Avere Krishna a bordo significa avere accesso diretto a una delle menti più brillanti in materia di AI, e la sua presenza nella delegazione è un chiaro segnale di come Trump stia cercando di posizionarsi nella giusta direzione per il futuro tecnologico.

Ma non solo. C’è anche Sam Altman, CEO di OpenAI, che in molti vedono come una delle voci più autorevoli nell’ambito della ricerca sull’intelligenza artificiale. La sua azienda, che ha sviluppato GPT-3 e il suo successore GPT-4, ha il potenziale per rivoluzionare il modo in cui interagiamo con la tecnologia. Altman non è solo un nome nel campo dell’AI, è un evangelista di un futuro in cui le macchine non sono solo strumenti, ma partner intelligenti in grado di co-creare con gli esseri umani. La sua presenza è un segnale forte del fatto che Trump, o almeno i suoi alleati, sono ben consapevoli del potenziale di questa tecnologia.

Ecco dunque che si delinea un quadro chiaro: l’intelligenza artificiale non è più un concetto astratto o una buzzword da utilizzare per vendere qualche prodotto. È il cuore pulsante di una strategia geopolitica ed economica. E i nomi di questi “visionari” del settore, che vanno da Google a Amazon, passando per Microsoft e Nvidia, sono la testimonianza di come l’AI stia diventando sempre più centrale nelle dinamiche di potere globali.

Quindi, se pensate che Trump stia semplicemente lanciando tweet e partecipando a comizi, vi sbagliate di grosso. La sua strategia di potere sta ormai girando intorno a questi giganti della tecnologia. E la macchina politica che sta cercando di costruire è alimentata da algoritmi, Big Data e, ovviamente, AI. La domanda che dobbiamo porci, ora, non è più se l’intelligenza artificiale avrà un impatto sulla politica, ma come questa cambierà il modo in cui viviamo e interagiamo con il potere. Un cambiamento che, a detta di molti, è già in atto, e che continuerà a rimodellare il mondo nei prossimi decenni.

La lista completa dei membri della delegazione di Trump all’incontro con il Principe Mohammed bin Salman:

  • Elon Musk – Tesla / SpaceX
  • Stephen Schwarzman – Blackstone
  • Larry Fink – BlackRock
  • Jenny Johnson – Franklin Templeton
  • Arvind Krishna – IBM
  • Jane Fraser – Citicorp
  • Michael O’Grady – Northern Trust
  • Kelly Ortberg – Boeing
  • Ruth Porat – Google
  • Andy Jassy – Amazon
  • Ben Horowitz – a16z
  • Sam Altman – OpenAI
  • Jensen Huang – NVIDIA
  • Alex Karp – Palantir
  • Lorenzo Simonelli – Baker Hughes
  • Jeff Miller – Halliburton
  • Olivier Le Peuch – Schlumberger
  • Dina Powell – BDT & MSD
  • Ray Dalio – Family Office
  • Marcelo Claure – Family Office
  • Travis Kalanick – CloudKitchens
  • Jon Ballis – Kirkland & Elli
  • Tim Sweeney – Epic Games
  • Kathryne Warden – Northrop Grumman
  • James Quincey – Coca-Cola
  • Dara Khosrowshahi – Uber
  • Francis Suarez – Sindaco di Miami