Ricordi Clippy? Quella graffetta fastidiosa che sbucava fuori in Word nei primi 2000 con lo sguardo inquietante da psicopatico gentile, chiedendoti se stessi scrivendo una lettera. Bene. Clippy è morto, ma lo spirito è vivo. Ora si chiama Copilot, ha i muscoli dell’intelligenza artificiale, e la voce per chiamarlo è: “Hey, Copilot!”. Sì, hai letto bene. Siamo ufficialmente entrati nella fase in cui il tuo PC ti ascolta davvero e non per sbaglio.
Microsoft, che nel 2023 sembrava rincorrere l’AI con il fiatone, oggi gioca d’anticipo e comincia a distribuire “Hey, Copilot!” agli Windows Insiders, cioè quelli che accettano di fare da cavie paganti. L’attivazione vocale non è solo una feature simpatica: è l’anticamera di un’invasione epistemologica dell’interfaccia uomo-macchina, un cambiamento radicale nel modo in cui interagiamo con il nostro dispositivo. E come al solito, mentre la gente applaude, nessuno legge le righe minuscole sulla privacy.
“Hey, Copilot!” è la parola magica che risveglia l’assistente AI integrato a livello di sistema. Non stiamo parlando di un chatbot aperto in un browser: è un livello nativo dell’OS, che funziona in background, sempre pronto, sempre attento, sempre connesso. Non esiste più il concetto di “aprire qualcosa”. Ora basta parlare. È il sogno dell’interfaccia zero-click, quella che ti risponde prima ancora che tu abbia deciso cosa chiedere.
In una tipica sessione, puoi dire cose come:
“Hey Copilot, apri Excel e mostrami l’ultimo report dei costi.”
Oppure, più inquietante:
“Hey Copilot, cosa stavo facendo martedì scorso tra le 14 e le 16?”
Se hai appena avuto un brivido, è normale.
Questo rollout, per ora limitato agli utenti che usano build di anteprima di Windows 11, è solo il primo passo verso l’integrazione definitiva dell’AI come sistema nervoso centrale del sistema operativo. Non più un add-on, ma una forma di coscienza semi-presente del tuo dispositivo, capace di contestualizzare comandi, ricordare pattern d’uso, anticipare azioni.
Come se Windows diventasse un tuo collega ipercompetente… ma con accesso anche alla tua cronologia di navigazione, ai file personali e – se non disattivi le giuste opzioni – anche ai microfoni ambientali.
Il CEO di Microsoft, Satya Nadella, non lo dice apertamente, ma la strategia è chiara: Windows diventa un ambiente conversazionale, non più solo visuale. “Hey, Copilot!” non è un assistente: è l’inizio del controllo vocale universale. Un layer invisibile che Microsoft può aggiornare, estendere, monetizzare. Magari spingendoti notifiche “proattive”, o ricordandoti gentilmente che hai dimenticato di comprare la nuova versione di Office. Sai, come un amico premuroso. Di quelli che vendono i tuoi dati quando non guardi.
Nel frattempo, l’integrazione con il resto dell’ecosistema è chirurgica. Edge, Outlook, Teams: tutto diventa “AI enhanced”, ovvero pesante, costantemente connesso e vagamente invadente. Ma chi se ne frega, giusto? È comodo. È smart. È Copilot.
E mentre Google barcolla tra un Gemini che si scorda le tabelline e un Android ancora legato a gesture medievali, Microsoft prende il desktop – il vero regno produttivo – e ci pianta sopra una bandiera AI. Con la scusa della produttività, ci vende l’ubiquità.
Il punto non è che Copilot ti aiuti. È come ti aiuta. L’interfaccia diventa conversazione. Il comando diventa suggerimento. Il flusso di lavoro diventa una co-creazione, almeno in apparenza. Ma chi decide davvero? Il rischio è che tu venga lentamente addestrato ad accettare quella modalità di lavoro come la più efficiente. Come l’unica.
Ironia da bar? Certo:
“Prima dovevi cliccare. Ora basta parlare. Presto, basterà pensare… o magari Microsoft penserà per te.”
Il futuro è questo. Mentre la maggior parte degli utenti si entusiasma per la comodità (“Posso chiedergli che tempo fa senza aprire il browser!”), la realtà sottostante è una progressiva delega cognitiva. Il sistema operativo che era il tuo strumento diventa il tuo consulente. Poi diventa il tuo filtro. E infine, magari, il tuo gatekeeper.
In fondo, non stai parlando a un software. Stai parlando a un’interfaccia AI che è stata addestrata per guidarti. Ed è questo che la gente non capisce: non è la tua voce a contare, è la loro AI che interpreta, decide, e risponde. In base a criteri che non controlli.
“Hey, Copilot!” è l’inizio di un lungo matrimonio forzato con un assistente sempre presente, sempre aggiornato, e sempre un po’ troppo informato. Il punto non è solo come lo userai. Il punto è quanto ti abituerai a non pensare più a come usarlo.
Per ora è ancora divertente. Ma come diceva uno dei filosofi del marketing contemporaneo, “Se non stai pagando per il prodotto, il prodotto sei tu”. Solo che adesso, il prodotto ti risponde a voce.