Nel mondo del cloud dominato da giganti globali, dove ogni dato è potere e ogni infrastruttura è una leva geopolitica, c’è un’iniziativa italiana che non urla ma costruisce: si chiama Consorzio Italia Cloud. Non nasce per rincorrere, ma per proporre un modello diverso, inclusivo, resiliente e soprattutto nostro. Nasce nel 2021 da sei realtà italiane attive nel settore dei servizi cloud, e oggi punta a trasformare il concetto stesso di sovranità digitale in una piattaforma concreta di innovazione nazionale.
La visione del Consorzio è netta: evitare il lock-in tecnologico imposto dagli hyperscaler, puntare su un ecosistema multi-cloud in grado di garantire qualità, sicurezza e affidabilità, e valorizzare davvero il know-how tecnologico italiano. Non per chiudersi, ma per aprirsi a una competizione ad armi pari, dove la scelta non è tra centralizzazione cieca e anarchia digitale, ma tra dipendenza sistemica e libertà infrastrutturale.
In un’epoca in cui tutto si gioca nel cloud – sanità, scuola, industria, pubblica amministrazione è fondamentale avere un’infrastruttura tecnologica nazionale che non solo ospiti i dati, ma li custodisca secondo principi di trasparenza, interoperabilità, prossimità. E proprio qui il Consorzio Italia Cloud entra in gioco con un’offerta chiara: portare il cloud italiano al centro delle strategie di digitalizzazione, nel pubblico come nel privato, lavorando in ottica di ecosistema e non di accentramento.
La keyword è sovranità digitale, ma il significato è pragmatico, non ideologico. Sovranità vuol dire poter scegliere dove vanno i nostri dati, chi li gestisce, con quali regole e con quali standard di sicurezza. Vuol dire costruire una filiera industriale nazionale del cloud, che tenga insieme infrastrutture, piattaforme e software in un’unica architettura capace di competere, crescere, innovare.
Il Consorzio si rivolge a tutte le aziende che presidiano una o più fasi della catena del valore del cloud: dal deployment infrastrutturale alla progettazione di piattaforme e servizi PaaS e SaaS, fino alla gestione dei carichi applicativi e all’ingegnerizzazione di soluzioni verticali. Ogni aderente porta competenze distintive, esperienze locali e capacità operative, contribuendo a un mosaico tecnologico che, finalmente, parla italiano senza complessi di inferiorità.
Una delle intuizioni forti è proprio quella di costruire un modello alternativo agli hyperscaler: non antagonista, ma complementare. Un modello basato su standard aperti, prossimità dei dati, sostenibilità e una relazione nuova tra pubblico e privato, fondata sul rispetto delle normative di concorrenza ma capace di valorizzare gli attori nazionali. Una strategia che guarda anche all’Europa, e che può diventare esempio per altri paesi alla ricerca di equilibrio tra innovazione e autonomia strategica.
Un altro punto forte è la capacità di incidere sul piano istituzionale. Il Consorzio vuole essere un interlocutore indipendente e qualificato per le politiche pubbliche in materia di cloud, digitalizzazione, intelligenza artificiale. Non un lobbista, ma una voce costruttiva che porta alla politica le istanze reali del settore, le esigenze delle imprese, le opportunità per il sistema-Paese.
La struttura del Consorzio è aperta: possono aderire aziende pubbliche e private, università, centri di ricerca, PMI e startup che condividono i principi fondanti e vogliono contribuire attivamente alla costruzione di una nuova filiera cloud italiana. Non si tratta solo di entrare in una rete: significa partecipare alla progettazione e alla messa in opera di una strategia nazionale, concreta, coerente e finalmente visionaria.
Il cloud, oggi, è molto più di uno spazio dove salvare file. È l’ambiente in cui prendono forma le applicazioni che guidano la nostra vita quotidiana, le decisioni pubbliche, le scelte industriali. Non avere una presenza forte in questo ambito significa consegnare pezzi interi del nostro futuro a soggetti esterni, spesso disallineati dai nostri interessi culturali, economici, politici.
Ed è proprio qui che il Consorzio Italia Cloud cambia le regole del gioco. Non si limita a difendere una posizione, ma propone una visione: un cloud nazionale capace di generare valore diffuso, tutelare la privacy, creare occupazione qualificata, promuovere l’innovazione nei territori e rafforzare la nostra presenza nell’economia digitale globale. Una visione che coniuga sostenibilità, prossimità, sicurezza e interoperabilità, in un contesto tecnologico e normativo in continuo divenire.
In un bar romano, l’altro giorno, un ingegnere diceva: “Finché l’Italia non avrà un cloud tutto suo, saremo solo utenti. Mai protagonisti.” Non è solo una battuta da caffè: è una sintesi brutale ma lucida del nostro dilemma. Il Consorzio Italia Cloud offre una risposta a quel dilemma. E lo fa con competenza, determinazione e una visione che, finalmente, guarda avanti.
Oggi è il momento di crederci. Non per patriottismo digitale, ma per convenienza strategica. Perché il futuro non si affitta: si costruisce.
Per informazioni: info@consorzioitaliacloud.it