
Let’s be honest, the European cloud narrative is tired of playing second fiddle to AWS, Google Cloud e Microsoft Azure. La retorica dell’autonomia digitale europea è una litania da Bruxelles, ma finalmente, nel concreto, qualcosa si muove. E mentre gli americani si mangiano il 70% del mercato cloud europeo, qualcuno — in Europa — ha deciso che forse è ora di cambiare musica. Più che una rivoluzione, è un’inferenza: si chiama REGOLO:AI, e la parola d’ordine è cloud europeo.
Dietro al sipario dei big tech si agita un ecosistema in fermento, composto da provider nativi europei che mettono al centro sovranità dei dati, conformità GDPR e un pizzico di sostenibilità ambientale — non solo come marketing greenwashing, ma come parte dell’architettura stessa. Il punto? Il cloud è infrastruttura critica. Affidarlo a entità sotto giurisdizione USA è come lasciare le chiavi della cassaforte a un vicino affabile ma con precedenti per furto con scasso.
E allora: esiste un’alternativa europea? Sì. Anzi, esistono almeno 13 provider che dovresti già conoscere. Ma… aspetta. Prima la domanda cruciale.
Norvegia: il grande assente?
Ti aspettavi una perla scandinava, un gioiello cloud norvegese che coniugasse server farm geotermiche, rispetto maniacale della privacy e neutralità da Nobel per la pace. Spoiler: non ce n’è uno noto su scala europea. Sorprendente, vero? La Norvegia — regina dell’idroelettrico e culla di soluzioni energetiche pulite — non si è ancora imposta come hub cloud indipendente. Per ora. Magari il vuoto sarà presto colmato da un attore nuovo. Magari sei tu quello che lo lancerà.
Nel frattempo, guarda cosa offre il resto del continente.
Dall’Italia con furore
Aruba Cloud e Seeweb non sono nomi esotici, ma sono solidi. Data center in territorio italiano, supporto europeo e conformità GDPR come da manuale. La vera forza? Nessuna extraterritorialità americana che ti può sequestrare i dati a colpi di Cloud Act. E ti sorprenderà sapere che Aruba gestisce anche una delle più grandi infrastrutture in Europa. Non male per un paese che spesso si auto-sabota nella digitalizzazione.
La potenza tedesca (non solo AWS Frankfurt)
La Germania ha capito che la resilienza digitale parte dalla sua industria. STACKIT, spin-off del gigante Schwarz Group (quello di Lidl e Kaufland, per capirci), nasce per offrire cloud enterprise-grade per il continente. E poi c’è Open Telekom Cloud, powered by Deutsche Telekom, per chi vuole la versione “europea” di AWS, con un pedigree telecom vero. Interessante anche Gridscale, che porta l’esperienza cloud a un livello quasi plug&play, e Hetzner, ben noto agli addetti ai lavori per i suoi server bare-metal a costi ridicoli e prestazioni da benchmark.
Il Nord si fa sentire (tranne la Norvegia, appunto)
La Svezia porta Elastx, ottimizzata per Kubernetes e DevOps, con un’attenzione alla sostenibilità che va oltre il greenwashing: qui si parla di efficienza operativa reale. Dalla Finlandia arriva UpCloud, velocissima, snella, con uptime quasi maniacale. La vicina Svizzera non poteva mancare: Exoscale si fa notare per la sua attenzione alla protezione dei dati, grazie anche alla neutralità storica del Paese.
Francia, oh là là digitale
Scaleway e OVHcloud sono i pesi massimi. Il primo spinge forte su infrastruttura eco-responsabile e pricing trasparente, mentre OVHcloud è, senza dubbio, la risposta europea più seria al monopolio USA. Attenzione, però: OVH ha avuto i suoi inciampi (vedi incendio datacenter 2021), ma è anche uno dei pochi provider ad avere capacità di calcolo su larga scala.
Olanda e UK si difendono
Fuga Cloud, olandese, spinge su cloud scalabile e GDPR-native by design. Non mainstream, ma agile. IONOS, dal Regno Unito, resta affidabile nonostante la Brexit: niente dramma, ma occhio alle implicazioni legali per chi tratta dati sensibili dentro e fuori UE.
La verità cinica
Chi si ostina a usare AWS o Azure in Europa non lo fa per ignoranza. Lo fa perché sono comodi, integrati, ubiqui, e i CTO sono stanchi di spiegare al board perché dovrebbero rischiare su un provider “locale”. Eppure, è proprio qui che si gioca la partita: nella scalabilità etica, nella capacità di costruire soluzioni che non compromettano sovranità, privacy e — cosa che nessuno dice mai — competitività a lungo termine.
Oggi puoi scegliere. Puoi infilare tutto su un hyperscaler americano e poi lagnarti dei lock-in, oppure puoi iniziare a diversificare, a testare, a decentralizzare.
E magari, puoi iniziare da qui: REGOLO.AI non è (solo) un provider. È un Europen Inference Provider. Un’idea. Una provocazione. È la spinta a cercare, scegliere, e infine costruire il proprio cloud europeo. Sovrano, sostenibile e, perché no, anche norvegese. Quando arriverà.
Nel frattempo, chiediti: il tuo cloud è tuo davvero?
“Mettere i dati nel cloud americano è come confidare i tuoi segreti a uno zio della CIA in vacanza: magari non li userà, ma intanto li ha letti.” — citazione da bar, ma neanche troppo.