C’è qualcosa di profondamente simbolico nel nome scelto per il nuovo giocattolo militare made in Taiwan: “Kuai Chi”, ovvero la traslitterazione di 快漆, che ricorda il dio della guerra nella mitologia cinese. E no, non è un caso. Quando le onde del Pacifico diventano il nuovo fronte della deterrenza, non si lascia nulla al caso. Nemmeno il nome.

Taipei, pressata dall’incessante martellamento retorico e operativo del Dragone cinese, ha deciso di rispondere non con portaerei da sogno o sommergibili nucleari da fantascienza, ma con un’arma semplice, economica, dannatamente efficace: un drone marino kamikaze. Il tipo di arma che, se usata bene, può costare 250.000 dollari… ma affondare una fregata da 500 milioni. Asimmetria pura. Poker psicologico. Esercizio di guerra post-moderna, in cui un piccolo robot può mettere in crisi la strategia navale di un gigante.

Il progetto è sviluppato dalla National Chung-Shan Institute of Science and Technology, il colosso scientifico-militare taiwanese che ormai si muove come una startup in modalità bellica. L’obiettivo? Testare il drone suicida già entro fine mese, e poi – se il karma sarà favorevole – utilizzarlo in una esercitazione a fuoco vivo nel sud dell’isola ad agosto. Una precision missile drill, come la chiamano loro, che in realtà è un messaggio chiaro a Pechino: “Siamo pronti a combattere sporco, se serve. E voi?”

La notizia, sfuggita attraverso una fuga di informazioni da fonti militari (naturalmente anonime, naturalmente “non autorizzate”), non è solo una chicca da addetti ai lavori. È una finestra sul futuro della guerra navale, quella fatta di sciami di droni intelligenti che si muovono sott’acqua come branchi di pesci assassini. Una forma di deterrenza decentralizzata, mobile, imprevedibile. Altro che flotte da parata.

Il drone, presumibilmente lungo meno di 10 metri, dovrebbe essere capace di operazioni stealth, navigazione autonoma, e — ovviamente — attacco suicida. Un colpo e via, in pieno stile Houthi sul Mar Rosso, ma con una precisione degna di un algoritmo nato e cresciuto a Palo Alto. Si dice che sarà integrato con tecnologie di guida satellitare, intelligenza artificiale per il riconoscimento degli obiettivi e contromisure anti-jamming. Tradotto: difficile da intercettare, impossibile da ignorare.

Ma c’è di più. Perché questo progetto non nasce solo dalla paura: nasce da una strategia. Taiwan sa di non poter vincere una guerra convenzionale contro la Cina. Ma può renderla talmente costosa e imprevedibile da scoraggiare il primo colpo. Come disse un ufficiale americano durante la Guerra Fredda: “You don’t have to outrun the bear, just your friend.” Qui il punto non è superare la marina cinese. È renderla nervosa. Farle perdere il sonno. Costringerla a spendere miliardi in contromisure contro un’arma da centomila dollari.

Un tempo si parlava di MAD, Mutually Assured Destruction. Oggi siamo nella fase SAD: Strategically Annoying Deterrence. Fastidiosa, intermittente, letale. Droni marini, sciami di UAV, mine intelligenti: è la nuova normalità di un conflitto che nessuno vuole combattere davvero, ma tutti stanno preparando come se dovesse scoppiare domani.

E se pensi che tutto questo sia solo teatro geopolitico, sappi che aziende private e contractor militari stanno già annusando l’affare. Gli scenari futuri vedono la militarizzazione del mare di Taiwan come una Silicon Valley della guerra navale: startup che sviluppano “torpedo-as-a-service”, software di guida autonoma per battelli suicidi, persino simulatori VR per addestrare operatori a distanza.

Il mondo osserva. Washington approva. Tokyo prende appunti. E Pechino? Be’, Pechino minaccia, ma nel frattempo intensifica i pattugliamenti, cerca sonar di nuova generazione, e investe in contromisure elettroniche. Il che significa solo una cosa: il Progetto Kuai Chi sta funzionando. Già adesso. Ancor prima del primo collaudo in mare.

Chi pensa che Taiwan sia una vittima passiva non ha capito nulla. È una startup armata fino ai denti, con una visione chiara: non servono flotte, basta un algoritmo. E qualche drone disposto a morire con stile.