Nel gioco a scacchi tra Google e OpenAI, la prossima mossa si gioca sul tempo. Non nel senso generico della velocità, dove ormai tutto si misura in nanosecondi computazionali, ma nel senso umano del calendario, della pianificazione, delle piccole promesse che dimentichiamo e delle abitudini che ci raccontano chi siamo. E Google, con la sua Gemini, ha deciso di diventare un assistente con memoria e agenda. Altro che segretaria virtuale: adesso sa anche quando ricordartelo.
La funzione si chiama “scheduled actions” e sembra innocua, quasi banale. Ma chi conosce la guerra delle AI sa che sotto ogni rollout in punta di codice si nasconde una visione strategica. Tradotto: l’utente potrà dire a Gemini “ricordamelo domani alle 18” o “ogni lunedì mandami idee per il blog” e l’AI lo farà. Semplice? Solo in apparenza. Perché dietro quel “lo farà” c’è il passo definitivo verso un’AI che non reagisce più, ma agisce. È questo il punto. Non è un chatbot che risponde. È un agente che prende iniziative — su tua delega, ovvio, ma comunque in autonomia operativa.
Il fatto che la funzione sia riservata agli utenti Pro e Ultra, non è solo marketing. È selezione naturale. Google sta testando qualcosa di più profondo: la capacità dell’utente di fidarsi dell’AI come fosse un collaboratore. L’ennesima funzione marginale? No. È la prima crepa in un paradigma dove l’intelligenza artificiale era passiva, puramente reattiva, un jukebox neurale a gettone input.
Ora invece si parla di orchestrazione del tempo. Gemini può ricordarti il riassunto del tuo calendario a fine giornata, suggerire azioni ricorrenti, o persino — con un tocco quasi cinematografico — farti trovare il giorno dopo un briefing completo sugli Oscar, come se fosse un junior analyst ben pagato che lavora mentre tu dormi. La differenza? Questa non si stanca, non dimentica, non ha ambizioni di carriera. Per ora.
E allora ecco che “scheduled actions” non è una feature, è una crepa sistemica. Google, già impegnata nel far evolvere Gemini da modello linguistico a AI agent, piazza un tassello fondamentale: la persistenza temporale. Il tempo non è più solo un parametro per gli scheduler. È diventato un asset dell’AI. L’intelligenza artificiale non è solo cosa sa, ma quando lo sa, quando agisce, quando ti anticipa.
C’è dell’ironia crudele, se vogliamo, nel fatto che un colosso costruito su una pagina bianca e un bottone di ricerca, ora ci proponga un assistente che si inserisce nella nostra quotidianità con la puntualità di un cameriere svizzero. “Dimmi cosa vuoi, quando lo vuoi, e me ne occupo io”, scrive Google nel suo annuncio. Ed è proprio qui la sottigliezza semantica: non più “rispondi”, ma “me ne occupo”. Come se la tua giornata non fosse più tua, ma di Gemini.
Qualcuno dirà: “Nulla che ChatGPT non faccia già”. Vero. Anche OpenAI ha attivato funzioni di promemoria, pianificazione, azioni ricorrenti. Ma qui il punto non è l’unicità, è la massificazione dell’agente AI. Quando Google muove una feature, la fa atterrare su milioni di device Android come una silenziosa epidemia di automazione. E a differenza di OpenAI, Google ha già la tua email, il tuo calendario, le tue ricerche, la tua posizione e, se sei davvero affezionato, anche le tue foto. L’AI assistant non è più un’app. È il sistema operativo della tua vita.
Non è solo un cambio di interfaccia. È un mutamento di potere. Chi controlla il tempo, controlla il comportamento. Chi ti anticipa, ti plasma. Quando Gemini ti invierà il riassunto settimanale prima ancora che tu lo chieda, non starà facendo un favore: starà modellando le tue priorità. Google diventa così, senza alzare la voce, il tuo project manager silenzioso. Nessuna notifica aggressiva. Solo “azioni pianificate”, eleganti e invisibili.
L’architettura cognitiva che si sta costruendo, quindi, non è più conversazionale ma esecutiva. Le AI diventano agenti perché assumono compiti e temporalità. Pianificano. E pianificare, come sa chiunque guidi una startup o una nazione, è potere puro. Lo stesso che ti permette di anticipare il mercato, di modellare comportamenti, di costruire abitudini.
Siamo, in fondo, la somma delle nostre azioni ripetute. Se a programmarle è un’intelligenza artificiale, chi stiamo diventando?
Per ora, è tutto in beta. Per ora. Ma tra “riassunto del calendario” e “idee per il blog”, la prossima richiesta sarà: “ricordami di vivere”. E Gemini, senza battere ciglio, ti scriverà: “Programmazione confermata. Ogni mattina, ore 8:00”.