La Silicon Valley ha un difetto: confonde il futuro con la demo. Ma Apple, campionessa mondiale del “coming soon”, sembra finalmente aver preso un respiro. Alla Worldwide Developers Conference 2025, l’azienda di Cupertino ha rinunciato alla corsa al superlativo per tornare al suo primo amore: la gestione del ritardo ben confezionato. E lo ha fatto in pieno stile Apple: interfacce levigate, nomi levigati, promesse levigate.
Lo scorso anno, Tim Cook e soci ci avevano promesso una Siri rivitalizzata, versioni AI di ogni cosa e una nuova era di intelligenza artificiale made in Cupertino. Quella “Apple Intelligence” doveva essere la risposta silenziosa ma potente all’invasione di ChatGPT e compagni. Un anno dopo, la verità è più semplice (e più deludente): nulla di tutto questo è ancora arrivato. Craig Federighi, volto lucido dell’ingegneria Apple, si è limitato a dire che “ci stiamo ancora lavorando” e che ne parleranno meglio il prossimo anno. Che, tradotto dal cupertinese, significa: non trattenete il respiro.
Nel frattempo, Apple ha deciso di distrarci con un colpo di scena semantico: la nuova estetica del suo sistema operativo si chiama Liquid Glass. Un nome che suona come un profumo da 300 euro ma che in realtà si traduce in icone più trasparenti, menù fluttuanti e una sensazione di freschezza visiva tutta da verificare sotto la luce blu del day-one. La funzione più innovativa? Potrebbero essere le finestre fluttuanti su iPad, una mossa che avvicina sempre più il tablet al MacBook, pur senza mai ammettere che il touchscreen sui portatili sarebbe utile, anzi fondamentale. Apple continua a dire “non lo faremo mai”, mentre ci porta lì un pixel alla volta.