La notizia che OpenAI stringa partnership strategiche con Samsung e SK Hynix non è solo un accordo industriale, ma un terremoto geopolitico nel cuore dell’economia dei semiconduttori. La fame insaziabile di calcolo generata dal progetto Stargate, il colossale piano infrastrutturale di OpenAI, sta ridisegnando le catene globali di fornitura e mettendo la Corea del Sud al centro del futuro dell’intelligenza artificiale. Mentre le cancellerie occidentali parlano di regolamentazioni etiche e linee guida sull’uso responsabile dell’AI, la realtà più cruda è che senza chip avanzati non c’è modello, non c’è generazione di testo, non c’è futuro digitale. E OpenAI lo sa bene, al punto da ordinare fino a 900.000 wafer di semiconduttori al mese da Samsung e SK Hynix. Un numero che non si legge nei bilanci di una startup, ma nei piani quinquennali di una superpotenza.
Il cuore della partita non è solo tecnologico ma anche energetico e politico. Due data center in Corea del Sud, forse addirittura “floating”, galleggianti sull’acqua per abbattere i costi e ridurre le emissioni. Una visione da romanzo cyberpunk che diventa cronaca industriale. Samsung, che non ha mai nascosto la sua ambizione di essere più di un produttore di smartphone, coglie l’occasione per rientrare dalla porta principale nel tavolo globale dell’AI, mentre SK Hynix, gigante della memoria, si trasforma in fornitore indispensabile per l’azienda che ha spinto ChatGPT dentro la vita quotidiana di mezzo pianeta.
Chi pensa che si tratti solo di contratti di fornitura non ha colto il punto. L’intelligenza artificiale è l’oro nero del XXI secolo e i chip AI sono il suo petrolio raffinato. Senza capacità di calcolo, le promesse di un’AI generalista restano presentazioni PowerPoint. Nvidia lo ha già capito, mettendo sul piatto fino a 100 miliardi di dollari per rafforzare OpenAI, e ora i coreani si assicurano la loro fetta di torta. La differenza, sottile ma cruciale, è che mentre Nvidia domina la parte grafica e di training, Samsung e SK Hynix garantiscono la linfa vitale: la memoria ad alte prestazioni. È come costruire un impero non solo con le armi, ma con i granai e le infrastrutture logistiche.
Il vero nodo è che questa fame di wafer crea una spirale senza fine. Più calcolo significa più modelli, più modelli significa più consumi energetici e più consumi generano la necessità di nuove soluzioni infrastrutturali. Da qui l’idea di data center galleggianti, un’utopia ecologica che maschera una semplice verità: l’intelligenza artificiale consuma energia come una città di medie dimensioni e il pianeta non ha ancora deciso se vuole davvero pagare questo prezzo. Non a caso, i governi guardano con attenzione, perché la concentrazione di compute non è solo un vantaggio competitivo, ma un’arma strategica. Chi controlla i chip AI e i data center di intelligenza artificiale controlla i futuri mercati, i flussi di dati e la sovranità digitale.