Intelligenza Artificiale, Innovazione e Trasformazione Digitale

Autore: Redazione Pagina 33 di 91

La tua auto non ti sopporta più, ma ora almeno ti capisce: Volvo integra Gemini e cambia tutto Google I/O 2025

Volvo non vuole più solo costruire auto. Vuole costruire coscienze su ruote. E grazie a Google, ci sta riuscendo. Alla faccia delle dichiarazioni da salotto sulle “partnership strategiche”, qui siamo davanti a qualcosa di molto più crudo: una colonizzazione silenziosa della plancia di comando da parte dell’intelligenza artificiale. E Gemini, il nuovo chatbot AI di Google, è il cavallo di Troia. Elegantissimo, funzionale, ma pur sempre un cavallo di Troia.

Google I/O 2025 Addio Zoom, benvenuto ologramma: Google e HP reinventano la videoconferenza Google Beam

Nel teatrino sempre più affollato delle promesse sull’“ufficio del futuro”, Google e HP hanno appena lanciato una bomba al Google I/O 2025: si chiama Google Beam, ed è la versione commerciale del vecchio Project Starline, ora pronta a uscire dai laboratori per entrare nelle sale riunioni. Una tecnologia che promette di trasformare le videochiamate da pixelate sessioni di noia in esperienze immersive tridimensionali, grazie a un sistema avanzato di telecamere e display 3D.

Google I/O 2025 l’intelligenza artificiale baraccona: il reality show infinito di DeepMind SynthID Detector, cheating e watermark invisibili

C’è un nuovo sceriffo in città, e si chiama SynthID Detector. Google DeepMind ha deciso di tirare fuori dal cilindro un altro coniglio marchiato AI: un tool capace di sniffare contenuti generati artificialmente attraverso immagini, video, audio e attenzione, attenzione persino il testo. No, non stiamo parlando del solito filtro per le fake news o di un misero plugin per PowerPoint, ma di una tecnologia che incide “watermark invisibili” nelle scelte probabilistiche delle parole, lasciando dietro di sé un’impronta digitale quasi mistica, simile al respiro di un fantasma digitale.

Perché questa tecnologia sta facendo rumore? Perché la parola chiave qui è deepfake. O meglio: deepfake, disinformazione, cheating. E quando questi tre demoni danzano insieme sullo stesso palco, è il momento di accendere i riflettori. SynthID Detector promette di essere l’occhio di Sauron che tutto vede — o almeno tutto ciò che è stato generato dagli strumenti AI di Google: Lyria, Imagen, NotebookLM, Gemini. Un po’ come se Sherlock Holmes lavorasse per Google e avesse imparato a leggere tra le righe digitali del codice.

Google I/O 2025 vuole gli occhi del mondo: l’AI diventa una lente e Zuckerberg inizia a sudare

Nel grande luna park dell’innovazione tecnologica, ci sono attrazioni che si ripetono a intervalli regolari come i giri della giostra: intelligenze artificiali che diventano maggiordomi digitali, automobili che si guidano da sole, e… occhiali smart. Sì, quegli stessi occhiali che dieci anni fa ci hanno fatto vergognare dei nerd di Mountain View e oggi promettono di renderci cyborg da passerella. Ora che anche Google è tornata in pista, con Samsung e Gentle Monster a fargli da stylist, la battaglia sugli occhi del mondo è ufficialmente riaperta.

Frank Cooper III Marketing o fantascienza? Visa e l’AI che sta per svuotarci il carrello

Frank Cooper III, Chief Marketing Officer di Visa, ha appena fatto il suo show a POSSIBLE, la conferenza dove i marketer fanno finta di parlare del futuro mentre cercano di venderti il presente in saldo. Sul palco di NYSE TV, ha detto la verità – o almeno una sua versione molto ben pettinata – sull’intelligenza artificiale nel marketing e su cosa sta realmente cambiando nel commercio globale. Spoiler: se pensi che basti un bel logo o un claim accattivante, sei già fuori dal mercato. Ma tranquillo, non sei solo.

Telecommercio 3.0: quando l’IA ti vende le scarpe del tronista prima che si alzi dal divano Shopsense AI

Lo chiamano “content commerce” o “shoppable content”, ma la verità è che ci stiamo avvicinando alla fine della distinzione tra contenuto e pubblicità. Shopsense AI, nuova startup fondata da ex cervelli di Amazon e Klarna, non vuole venderti una nuova esperienza televisiva. Vuole venderti direttamente la maglietta che hai appena visto indosso a un concorrente di un reality. E sì, lo fa con l’Intelligenza Artificiale. Ovviamente.

Chiariamoci: gli influencer guadagnano sulle affiliazioni da più di dieci anni, mentre le emittenti televisive, quelle vere, sono rimaste ferme con la pubblicità da rotocalco. Spot lineari, pianificazione, GRP, break pubblicitari da 30 secondi e misurazioni stile preistoria Nielsen. Loro parlano ancora di “prime time”. Intanto TikTok ti vende l’eyeliner durante un balletto.

Google I/O 2025 Sergey Brin e il grande ritorno: il pensionato più attivo della Silicon Valley

Sergey Brin, cofondatore di Google e una delle menti più elusive della Silicon Valley, ha fatto un’irruzione improvvisa durante il fireside chat di Demis Hassabis, CEO di Google DeepMind, all’I/O 2025. Niente annunci ufficiali, nessuna slide: solo Brin, un microfono e quella consueta nonchalance da miliardario che non ha più nulla da dimostrare.
Quando il moderatore Alex Kantrowitz gli ha chiesto come trascorresse le giornate, Brin ha risposto con la sua tipica miscela di sarcasmo e understatement:


“Credo di torturare persone come Demis, che tra l’altro è fantastico.”


Poi, quasi come parlasse del suo hobby domenicale, ha aggiunto:
“Ci sono persone che lavorano sui modelli di testo Gemini, sul pretraining e sul post-training. Per lo più quelli. Ogni tanto mi immergo nel lavoro multimodale.”


Un modo molto Brin-style per dire: “Sto supervisionando le fondamenta dell’AI generativa destinata a riscrivere l’intero tessuto dell’economia globale.

Kalshi, Musk e il casinò dell’intelligenza artificiale: il futuro delle scommesse è manipolabile

C’è qualcosa di tremendamente poetico o profondamente inquietante nell’immaginare un algoritmo allenato su X, l’ex Twitter, come nuovo oracolo moderno per scommettitori finanziari, fanatici della geopolitica, e trader della domenica. L’ultima mossa di Kalshi, la piattaforma di prediction market dove si può scommettere su tutto tranne che sulla durata del proprio matrimonio, è l’integrazione dell’AI di xAI di Elon Musk. Tradotto: stiamo per entrare nell’era delle scommesse guidate da un’intelligenza artificiale addestrata su tweet, meme, flame, e deliri da 280 caratteri.

Flow con Veo 3 Video generati dall’intelligenza artificiale: Google I/O 2025 vuole farlo sembrare hollywood, ma è tiktok col dopamina boost

(Google post) Flow. No, non è un nome da codice segreto per una nuova droga sintetica, ma l’ennesimo tool con cui Google vuole convincerci che il futuro del video è un algoritmo che sogna. E mentre la Silicon Valley si diverte a giocare al piccolo Spielberg con modelli come Veo 3, Imagen 4 e compagnia cantante, il resto del mondo si chiede: serve davvero tutto questo? Spoiler: sì, ma non come pensano loro.

Gemini in Chrome: la stampella digitale per chi non ha più voglia di pensare Google I/O 2025

Benvenuti nell’era del browser che pensa per voi. Google ha ufficialmente piazzato il suo assistente Gemini dentro Chrome, annunciandolo con entusiasmo da palco durante il Google I/O. Sì, proprio lì, tra mille slogan e demo studiate al millisecondo. L’idea? Un browser che non si limita più a “navigare”, ma inizia ad “assistere” con quella premura un po’ inquietante di chi vuole fare tutto al posto tuo.

Vedere come ti sta davvero: Google I/O 2025 trasforma il guardaroba con l’intelligenza artificiale

Vedere come ti sta un capo d’abbigliamento senza dover uscire di casa? ora google prova a trasformare questo desiderio in realtà, ma con una spruzzata di intelligenza artificiale che promette di rivoluzionare (o almeno complicare) il modo di fare shopping online.

Il nuovo esperimento, attivo in search labs negli stati uniti, ti permette di caricare una tua foto a figura intera e farti vedere come ti starebbe quella camicia, quei pantaloni o quel vestito che hai appena cercato su google. niente più modelli fissi, niente più immaginazione: l’algoritmo dice di “capire” il corpo umano e le sue mille pieghe, come i tessuti si drappeggiano, si stirano o si deformano su corpi diversi. insomma, una specie di sarto virtuale che lavora con pixel e deep learning.

Google Imagen 4: l’arte dell’immagine AI diventa una questione di velocità e perfezione tipografica Google I/O 2025

L’ultimo gioiello di Google nel campo della generazione automatica delle immagini, Imagen 4, arriva con una promessa tanto ambiziosa quanto inevitabile in un settore che si evolve con la rapidità di un refresh di schermata: qualità strabiliante e precisione tipografica superiore. Dietro queste due semplici affermazioni si nasconde un’evoluzione che, seppur annunciata con la compostezza di un comunicato ufficiale, grida al mondo dell’AI: “Abbiamo fatto il salto di qualità.” Il vicepresidente di Google Deepmind, Eli Collins, non si risparmia in elogi, sottolineando la fusione “tra velocità e precisione” come il vero punto di forza di questa versione.

Google I/O 2025 il futuro distopico di Astra: quando l’assistente google ti spiava senza dirti niente

Ti ricordi quel momento al Google I/O 2024, quando hanno tirato fuori Project Astra, quella specie di intelligenza artificiale multimediale che ti osserva come un falco da cima al palo? No, non è un prodotto per il grande pubblico. Non ancora. È più un laboratorio mentale, un concept car tecnologico che Google usa per testare la fantascienza delle AI assistenti universali. Greg Wayne di DeepMind la definisce così, e non c’è nulla di più calzante: Astra è l’esibizione delle ambizioni più sfrenate di Google in tema di AI, un po’ come quel prototipo futuristico che vedi al salone dell’auto, troppo avanti per essere venduto, ma che ti fa già sognare.

Adesso però la situazione si fa più inquietante. Astra non si limita più a rispondere alle tue domande o a ricordarti dove hai lasciato gli occhiali usando la fotocamera dello smartphone. No, questa creatura sta imparando a intervenire senza che tu dica nulla, a diventare proattiva. Il che, detto in parole semplici, significa che ti sta spiando in continuazione, osserva, ascolta, giudica e decide quando è il momento di rompere il silenzio per dirti qualcosa. “Astra può scegliere quando parlare basandosi sugli eventi che vede”, e già questa frase fa venire in mente scenari da Grande Fratello in versione AI.

Google AI Mode: il futuro della ricerca che riscrive le regole Google I/O 2025

Avete presente quando cercate qualcosa su Google e vi ritrovate con una pagina piena di link azzurri da cliccare, sperando che uno di questi vi dia una risposta sensata? Bene, dimenticate tutto. Google ha deciso di mettere un chatbot alla guida della sua ricerca, chiamandolo AI Mode, un’anteprima di quella che sarà la rivoluzione totale nel modo di fare search online. Non è più solo “trova l’informazione e te la consegno”, ma “ragiono, sintetizzo, connetto, ti risolvo il problema”. Roba che nemmeno il miglior cervello umano potrebbe tenere a mente in tempo reale.

Google non sta facendo il miracolo dell’ultimo minuto, anzi, ci ha lavorato da quasi un decennio dietro le quinte. Quella “T” di ChatGPT non è un mistero: sta per transformer, tecnologia nata proprio nei laboratori Google nel 2017. Mentre tutti sembrano scoprire ora le meraviglie dell’intelligenza artificiale, Google annuncia senza mezzi termini “noi l’abbiamo inventata per primi, per la ricerca”. E non è una semplice curiosità da geek, è la base del prossimo salto evolutivo per chiunque cerchi informazioni online. Nick Fox, il capo dei prodotti legati alla conoscenza di Google, ha dichiarato che nei prossimi anni la ricerca sarà così diversa da oggi da essere praticamente un altro prodotto, più “intelligente” e meno “indifferente”.

AI Ultra L’Intelligenza Artificiale secondo Google I/O 2025: 249 dollari al mese per farti sentire povero

Google ha appena lanciato il suo nuovo piano “AI Ultra”, una sottospecie di abbonamento d’élite alla sua AI Gemini 2.5 Pro con un prezzo che suona più come una minaccia che come una proposta: 249,99 dollari al mese. Una cifra che fa sembrare le bollette della luce un hobby. Ma tranquilli, c’è anche il contentino: uno sconto per i primi abbonati. Come dire: la prima dose è gratis, poi paghi caro.

Questo nuovo pacchetto non è solo un servizio. È un messaggio. Un’affermazione di potere. Di esclusività. Di un futuro dove l’accesso all’AI non sarà solo una questione di tecnologia, ma di classe sociale. “AI Ultra” suona come un club privato con la portinaia in tailleur e il caffè servito in porcellana.

Google ’I/O 2025 Live Search: l’occhio del padrone è finalmente l’algoritmo

C’è un momento, nel progresso tecnologico, in cui l’illusione di libertà si trasforma in un reality show a cielo aperto. Quel momento, per Google, ha un nome preciso: Live Search. Un’idea tanto brillante quanto inquietante, il cui debutto è stato ufficializzato all’I/O 2025 e che ora si appresta a diventare parte integrante di Google Search, nella sua nuova, tanto chiacchierata, AI Mode. La stessa modalità che promette di farci interagire con la rete come se fosse un assistente personale onnisciente. O, più verosimilmente, come se fosse la nostra mamma ficcanaso, ma con accesso a tutti i database del mondo.

Ma cosa fa davvero questo Live Search? Semplice: trasforma la tua fotocamera in un oracolo. O, più precisamente, in un canale diretto con l’intelligenza artificiale di Google, che guarda attraverso i tuoi occhi digitali e ti risponde in tempo reale su qualsiasi cosa tu stia inquadrando. Dal contenuto della tua dispensa, alla marca del vino sulla tavola del vicino, passando per quella pianta in soggiorno che continua a morire nonostante le tue attenzioni.

Intelligenza artificiale senza frontiere: il matrimonio tra G42 e Mistral AI è molto più di un accordo tecnologico

Abu Dhabi incontra Versailles, e no, non è l’inizio di una barzelletta. È lo scenario barocco politicamente perfetto in cui G42, il conglomerato tech degli Emirati già benedetto dai fondi e dai sorrisi di Microsoft, ha ufficializzato la sua liaison con Mistral AI, la startup francese che si spaccia per paladina dell’open source europeo nel mondo dell’intelligenza artificiale. Una partnership annunciata durante il summit Choose France, dentro al Palazzo di Versailles, tra specchi dorati e retorica sulla “sovranità digitale”. Eppure dietro gli abbracci diplomatici si nasconde una manovra geopolitica raffinata e molto concreta: costruire una piattaforma AI sovranazionale, interoperabile e scalabile, che abbia basi non solo tecniche ma anche ideologiche. O così almeno vogliono farcela bere.

Quando il quantistico si fa serio: D-Wave Advantage2 e la fine dell’illusione classica

Immagina di avere una Ferrari F1 nel garage mentre tutti gli altri vanno ancora in bicicletta. Non la usi per andare al supermercato, ma quando ti serve vincere. Questo è, in buona sostanza, ciò che rappresenta oggi il lancio del sistema Advantage2 di D-Wave: una macchina fuori scala, progettata per risolvere problemi che i supercomputer classici quelli da milioni di dollari e consumi da centrale nucleare guardano con sconcerto e imbarazzo. E lo fa consumando quanto un paio di asciugacapelli.

Siamo di fronte a un cambio di paradigma? No, siamo oltre. Qui si parla di una realtà in cui la computazione quantistica annealing, spesso snobbata dagli accademici puristi del gate model, mostra muscoli e cervello al tempo stesso. Parliamo di un’architettura costruita non per impressionare con esperimenti da laboratorio, ma per fare business, ora.

Urina, algoritmi e tumori: la rivoluzione silenziosa di PSI contro l’HPV

Una startup di Hong Kong, che fino a ieri confezionava tamponi per il COVID come fossero spaghetti istantanei, oggi ha raccolto 34 milioni di dollari per un test all’apparenza banale, ma con potenziale da unicorno biotech: rilevare l’HPV (virus del papilloma umano) con l’urina. Non un Pap test, non un prelievo, niente speculum medievali o stiramenti imbarazzanti sul lettino ginecologico. Solo pipì. In provetta. A casa.

Se ti suona troppo bello per essere vero, benvenuto nel mondo della medicina molecolare del 2025, dove i biomarcatori galleggiano in campioni che nessuno voleva, ma che ora sono oro liquido. Letteralmente: 34 milioni di dollari lo confermano.

Xiaomi e l’illusione del nanometro patriottico: XRing O1, marketing quantistico o vera rivoluzione?

Nel meraviglioso mondo delle “rivoluzioni da conferenza stampa”, Xiaomi ha appena sparato il suo missile più lucido: il system-on-a-chip XRing O1 da 3 nanometri. Un nome che pare uscito da una fanfiction tra Cyberpunk 2077 e un catalogo AliExpress. Annunciato con toni messianici da Lei Jun su Weibo, il nuovo SoC alimenterà gli imminenti 15S Pro e Pad 7 Ultra. Ma attenzione: dietro il linguaggio trionfalistico si nasconde una delle più sottili operazioni di comunicazione tecnologica degli ultimi anni, degna di un’analisi tra ingegneria e geopolitica.

Perplexity, la startup che brucia milioni per comprarsi il futuro

Nel mondo dell’IA, dove la realtà viene fabbricata a colpi di prompt e pitch da 100 slide, Perplexity è diventata la nuova musa dei venture capitalist. Tre anni di vita, quasi 900 milioni di dollari raccolti come fossero noccioline e, naturalmente, una fame da startup affamata di… altre startup. Sì, perché con un mercato VC in letargo farmacologico, loro fanno shopping: acquisiscono, ingoiano, assorbono. E bruciano cassa. Con stile.

Mentre la maggior parte delle startup piange miseria, taglia team, cerca seed disperatamente come un cane cerca l’acqua nel Sahara, Perplexity si diverte. Non a diventare profittevole, sia chiaro 34 milioni di ricavi contro 65 milioni di cassa bruciata nel 2023. Una sinfonia già sentita, direbbe un qualsiasi CFO con un po’ di dignità contabile. Ma la logica qui non è quella dell’impresa, è quella del racconto. Del “narrative arbitrage“, come dicono quelli che parlano bene e falliscono meglio.

Eric Schmidt Il vero potere dell’AI? Non è il linguaggio. È la guerra.

Eric Schmidt, ex CEO di Google e attuale oracolo tecnologico con l’aria di chi ha già visto il futuro (e ci ha investito), non crede all’hype sull’intelligenza artificiale. No, pensa che l’hype sia troppo poco. Una provocazione? Sì, ma anche una dichiarazione di guerra. Perché quello che Schmidt sta dicendo con la calma glaciale di chi ha già giocato questa partita nel silenzio dei boardroom è che mentre il mondo gioca con i prompt di ChatGPT, dietro le quinte si stanno scrivendo gli algoritmi della dominazione globale.

Tutti concentrati sul linguaggio, sulle email che si scrivono da sole, sulle poesie che sembrano uscite da una scuola di scrittura di Brooklyn. Ma intanto, l’AI sta imparando a pianificare. A strategizzare. A ragionare in avanti e all’indietro come un generale che ha letto troppo von Clausewitz e ha una connessione neurale con l’intero Atlante geopolitico.

Jensen e il vangelo dell’AI: dalla chiesa di COMPUTEX Taipei parte la crociata NVIDIA

Se Steve Jobs risorge ogni giugno con l’evocazione liturgica del WWDC, Jensen Huang ha preso possesso del pulpito asiatico con la sua omelia tecnologica a COMPUTEX Taipei. Sì, omelia, perché quella a cui abbiamo assistito non è stata una “keynote”. È stata una predica, una dichiarazione di guerra, un lancio multiplo di missili AI mascherati da slide. Il CEO di NVIDIA, nella sua terra natia, non ha solo annunciato prodotti. Ha disegnato il prossimo ordine computazionale globale.

Questa volta non si trattava di mostrare un chip. Si trattava di mostrare chi comanda. E non è Apple, non è Intel, non è nemmeno OpenAI. È NVIDIA, il padrone del tessuto connettivo dell’AI, quello che alimenta i LLM, costruisce datacenter come cattedrali e ti vende l’RTX che userai per il tuo avatar nel metaverso che ancora non esiste, ma di cui Huang ha già venduto i mattoni.

China, il boom delle fabbriche robotizzate che nessuno racconta ma tutti dovrebbero temere

La produzione industriale di robot in Cina è esplosa più di un 50% ad aprile rispetto all’anno precedente, un dato che non si limita a parlare di numeri, ma racconta una vera e propria corsa al dominio tecnologico su scala planetaria. I numeri ufficiali del National Bureau of Statistics sono chiari: 71.547 unità prodotte in un solo mese, un balzo del 51,5% anno su anno, che straccia con violenza la crescita del 16,7% registrata a marzo e il già interessante 27% del bimestre gennaio-febbraio. Una crescita che – se fosse un animale – sarebbe un velociraptor pronto a sbranare il mercato globale.

Se consideriamo i primi quattro mesi dell’anno, la produzione ha raggiunto la cifra impressionante di 221.206 robot, con un’accelerazione che passa dal 9,9% dell’anno scorso a un robusto 34,1% di incremento. Dimenticatevi l’idea romantica di fabbriche piene di operai che lavorano con macchinari antiquati: la Cina sta correndo verso una nuova era in cui i robot industriali non sono più una curiosità futuristica, ma il cuore pulsante della sua produzione tech.

GitHub copilot si rifà il look: benvenuti nell’era degli agenti autonomi che scrivono codice

Microsoft Build developer conference

C’era una volta l’IDE. Poi arrivò GitHub Copilot. Ora arriva l’agente autonomo di Copilot che fa tutto da solo, mentre tu ti chiedi se ha ancora senso la tua laurea in ingegneria informatica.

Sì, Microsoft ha appena tolto il velo all’ultima incarnazione dell’AI developer agent durante la Build 2025. Non si limita più a suggerire codice tra un commento e l’altro: prende in carico task veri, accende una virtual machine, clona il repository, capisce il contesto, legge l’intera codebase, scrive il codice, lo testa, lo salva, documenta tutto, ti notifica… e risponde pure ai commenti che gli lasci. E tu? Tu guardi.

Intel e la finta rivoluzione delle GPU: la B770 resta nel cassetto

La scena si ripete, quasi grottesca. L’hype costruito a colpi di “stay tuned” sui social, la community che spera, il settore che scalpita per una vera terza via nel duopolio tossico Nvidia-AMD. E poi il colpo di scena, o meglio, l’assenza di esso: niente Arc B770 a Computex. Solo l’ennesimo annuncio corporate su GPU Pro, AI acceleratori e strumenti da sviluppatori. Perché sì, Intel ha deciso ancora una volta di giocare il ruolo del bravo ragioniere, non del guerrigliero del gaming.

La GPU B770 ammesso esista fuori dai server Slack dei team marketing di Intel non farà il suo debutto nel Q2 2025. E con buona pace dei giocatori stufi di pagare cifre da carta Platino per un frame rate decente, la rivoluzione promessa resta un miraggio.

Google lancia NotebookLM per Android 

NotebookLM mobile: la voce dell’AI che ti racconta i tuoi appunti (e ti ascolta meglio di HR)

Google ha deciso di infilarsi anche nelle tue tasche, letteralmente. Dopo aver dato vita a NotebookLM come strumento AI “studioso” da scrivania, adesso lo piazza nel tuo Android e dal 20 maggio anche su iPhone e iPad con un’app che trasforma i tuoi documenti in voci sintetiche da podcast. Sì, hai letto bene: il tuo report trimestrale letto da un’intelligenza artificiale mentre sei in palestra. O mentre fingi interesse durante una riunione su Zoom.

Windows diventa un agente segreto: il protocollo MCP è il nuovo cuore oscuro dell’AI

La parola d’ordine è “agenti”. Non quelli dei servizi segreti, ma quelli software: entità autonome, autoeseguibili, perennemente sveglie e sempre pronte a servirti. Sì, stiamo parlando di AI agents, i nuovi protagonisti del futuro immaginato da Microsoft. Ma non basta dichiararlo: per trasformare questo delirio tecnocratico in infrastruttura concreta, serve un collante. Quel collante ha un nome: Model Context Protocol (MCP). Ed è qui che le cose si fanno davvero interessanti, e potenzialmente pericolose.

Microsoft Build Developer Conference 2025 Ai piccoli modelli piace giocare in grande

Quello che Microsoft ha annunciato al suo Build è una di quelle mosse che sembrano piccole, ma che in realtà stanno ridisegnando sottotraccia il paradigma del web moderno: l’introduzione di API cross-platform per l’AI on-device nel browser Edge, alimentate dal suo modello Phi-4-mini. Roba da far impallidire i paladini del cloud e far storcere il naso ai puristi del server-side. Sì, perché stiamo parlando di intelligenza artificiale che gira localmente, sul tuo portatile, mentre scrolli siti web e cerchi di sembrare produttivo.

Azure AI Foundry e il baccanale agentico: benvenuti nel web dei bot intelligenti

Nel 2025 Microsoft non costruisce più software. Costruisce fabbriche di agenti. Con la compostezza da CEO illuminato, Satya Nadella lo dice chiaramente dal palco di Build a Seattle: “Siamo nel mezzo della rivoluzione AI. Qui succedono le cose grosse. Si scala.” E mentre pronuncia la parola “scala”, da qualche parte un ingegnere DevOps muore un po’ dentro.

Ma cosa significa davvero? Significa che Microsoft ha preso il concetto di intelligenza artificiale e lo ha triturato in una poltiglia semi-autonoma di agenti conversazionali, orchestratori neurali, strumenti per sviluppatori frustrati e criceti digitali ipercompetenti. Un delirio meraviglioso che chiamano “open agentic web”, con quella solita passiva-aggressiva apertura all’open source che puzza di lock-in enterprise da chilometri.

Xiaomi e la sfida dei chip: quando il silicio diventa patriottismo di Stato

Xiaomi, il brand che fino a ieri associavi a powerbank economici, telefoni che “sembrano un iPhone ma costano un terzo” e gadget da geek nostalgico, ora si sveglia e punta dritto al cuore del potere tecnologico globale: i semiconduttori. E non chip qualunque: stiamo parlando di un processore a 3 nanometri, progettato in casa, che dovrebbe diventare il più potente mai sviluppato in Cina per uno smartphone.

Non è solo un salto tecnico. È una dichiarazione di guerra commerciale, geopolitica, culturale. E come spesso accade in questi contesti, i numeri fanno da cornice, ma la vera partita si gioca tra linee di codice e litografia estrema.

Google I/O 2025: l’intelligenza artificiale divora Android e trasforma Big G in uno spettacolo da laboratorio distopico

Benvenuti nel nuovo culto laico dell’AI, firmato Google. Il 20 maggio si apre l’annuale I/O, la conferenza per sviluppatori che un tempo celebrava Android, le Pixel news e un certo entusiasmo nerd. Oggi? È diventata una celebrazione post-umana, una vetrina di modelli linguistici onnipresenti e promesse futuristiche che oscillano tra l’utopia californiana e la distopia da romanzo cyberpunk.

Non ci saranno grandi annunci su Android. Google l’ha già liquidato con una scrollatina di spalle la scorsa settimana, quasi fosse un fastidio residuo. D’altronde, il robottino verde è passato da eroe del mobile a comparsa silenziosa, ormai assorbito nel buco nero chiamato Gemini. E quindi, sì: sarà tutto (o quasi) sull’intelligenza artificiale. Perché l’AI oggi è come il prezzemolo, la blockchain di ieri, l’IoT del 2015. Solo che stavolta Google ha una pistola puntata alla tempia chiamata OpenAI.

Qualcomm risorge e punta ai datacenter AI in salsa saudita

Quando si dice “la terza è quella buona”, si dovrebbe aggiungere: solo se il petroldollaro ti benedice. E infatti, eccola lì, Qualcomm, che dopo anni passati a leccarsi le ferite nel mercato dei data center, si riaffaccia sulla scena. Ma stavolta non gioca da sola. No, stavolta c’è Humain, una start-up saudita creata per cavalcare la tigre dell’intelligenza artificiale. Una tigre addomesticata a suon di miliardi e alleanze strategiche.

La notizia è passata sottotraccia, come succede spesso con le cose davvero interessanti. Mentre l’intero circo mediatico si concentrava sui comunicati stampa rilasciati dalla Casa Bianca e dalle big tech al seguito del presidente Trump in Medio Oriente, Qualcomm ha lasciato cadere il suo annuncio con nonchalance: “Stiamo tornando nel mondo dei chip per data center AI. E partiremo da Riyadh.”

Nvidia, Mistral e MGX: l’asse franco-emiratino che vuole colonizzare l’IA europea

Il 19 maggio 2025, durante il vertice “Choose France” a Versailles, è stato annunciato un progetto che promette di riscrivere le regole del gioco dell’intelligenza artificiale in Europa: la costruzione del più grande campus europeo dedicato all’IA, situato nella regione parigina. I protagonisti? Nvidia, Mistral AI, MGX (fondo sovrano degli Emirati Arabi Uniti) e Bpifrance, la banca pubblica d’investimento francese. Un’alleanza che suona come una dichiarazione di guerra tecnologica a Silicon Valley e Shenzhen.

NVLink Fusion Nvidia sdogana il sacro graal dell’AI ibrida: ecco perché NVLink Fusion è il vero segnale che la guerra dei chip è iniziata

Jensen Huang, col suo look da rockstar della Silicon Valley e lo sguardo da profeta che vede l’infrastruttura del futuro, ha fatto una dichiarazione che, seppur elegantemente rivestita di “collaborazione”, puzza di resa strategica quanto basta: Nvidia apre le porte a chi prima stava fuori. NVLink Fusion, questa nuova trovata tecnologica annunciata con enfasi, è un cambio di paradigma. Ed è un cambio dettato dalla paura.

Namex, Rome’s Internet Exchange Point

Il NAM sta tornando!

Namex Annual Meeting 2025. Una location iconica, speaker leader del nostro settore, b2b networking e molto altro! Quando e dove: Gazometro, Roma 11 Giugno 2025 SAVE THE DATE!!!

Nvidia gioca a casa: supercomputer, uffici spaziali e colonizzazione AI made in Taiwan

Nvidia non è più un’azienda. È un’orchestra sinfonica del capitalismo AI-driven, con Jensen Huang nei panni del direttore carismatico, nerd e insieme rockstar. Il palco questa volta è Computex, a Taipei, ma la musica suonata è sempre la stessa: egemonia dell’intelligenza artificiale, dominio dell’hardware, e una capacità narrativa che fa impallidire anche la Silicon Valley vecchio stile.

Quello che Huang ha appena annunciato non è solo un nuovo ufficio, ma un’astronave: “Nvidia Constellation”. Nome pomposo? Certo. Ma se vendi chip come se fossero lingotti d’oro e macini 130,5 miliardi di dollari di ricavi in un anno, hai anche il diritto di battezzare i tuoi uffici come fossero stazioni orbitanti. E questo, attenzione, non è il solito restyling da ufficio fighetto con divanetti colorati e pareti in vetro. È un hub progettato per diventare il cuore pulsante del prossimo ciclo di potenza computazionale in Asia, e forse nel mondo.

Nvidia investe in PsiQuantum: la scommessa quantistica che ribalta il gioco

Nvidia, il colosso delle GPU che ha alimentato la rivoluzione dell’intelligenza artificiale, sta per compiere un salto quantico—letteralmente. Secondo quanto riportato da The Information e ripreso da Reuters, l’azienda è in trattative avanzate per investire in PsiQuantum, una startup americana che punta a costruire il primo computer quantistico utile su larga scala, utilizzando fotoni e tecniche di produzione di semiconduttori convenzionali. Il round di finanziamento, guidato da BlackRock, mira a raccogliere almeno 750 milioni di dollari, con una valutazione pre-money di 6 miliardi di dollari.

Rubare il futuro: come l’AI sta scassinando il copyright sotto gli occhi della legge. Elton John

BBC Inizia come un sussurro, una nota stonata. Poi diventa un boato. Elton John, l’ultima rockstar d’altri tempi ancora in grado di incendiare i riflettori del potere, accusa apertamente il governo britannico di furto. Non è una metafora da copertina Rolling Stone, ma un’accusa precisa: il nuovo disegno di legge sull’uso dei dati per l’intelligenza artificiale sarebbe “criminale”. Il motivo? Vuole legalizzare l’uso indiscriminato di opere protette dal copyright da parte delle Big Tech, per addestrare i loro modelli senza chiedere permesso. Senza pagare. Senza nemmeno dire “grazie”.

Apple intelligence, il disastro annunciato: Siri rifatta da zero per salvare la faccia e l’AI

Ci risiamo. Quando Apple cerca di “arrivare dopo ma meglio”, finisce per arrivare tardi e rotolando. Il tentativo di trasformare Siri in una creatura “generativa” quella promessa magica chiamata Apple Intelligence si è rivelato, finora, più un esercizio di improvvisazione che un piano strutturato. È Bloomberg, con un corposo report firmato Mark Gurman, a scoperchiare il pentolone fumante del caos in cui Cupertino si è infilata. La parola chiave? ricostruzione. E al centro del cantiere, inevitabilmente, c’è lei: Siri, la diva decaduta delle assistenti vocali.

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