Non è più una demo da conferenza con badge scintillanti e cappuccino gratis. Gli AI agent sono usciti dal laboratorio, si sono tolti il camice bianco e ora si sporcano le mani. Lavorano, decidono, agiscono. E soprattutto: lo fanno da soli. Non chiedono permesso. Né scusa.
Nel lessico da marketing si chiamano “autonomous agents”. Ma in azienda, nel fango reale delle operation, sono diventati strumenti operativi. O forse, meglio, operatori. Hanno facoltà di scelta, decidono che tool usare, eseguono task complessi, e—follia delle follie—possono comunicare tra loro. Come una squadra di stagisti geniali ma socialmente disadattati: super veloci, brillanti, ma completamente imprevedibili.
Per qualcuno è l’inizio del paradiso. Per altri, il preludio dell’inferno. Diamo un’occhiata dentro la macchina, togliendo la patina glamour del marketing da conferenza AI. Il motore gira, ma vibra