Benvenuti nel futuro, quello vero, dove la libertà di parola muore tra gli algoritmi e le banconote profumate di greggio. Dove i CEO con l’anima di cartone fingono di essere rivoluzionari mentre si accomodano nei salotti di chi smembra i dissidenti. Questo non è Black Mirror, è semplicemente business.
C’è una scena distopica che si ripete sempre uguale, in loop, come il peggior codice scritto in fretta: un giornalista viene brutalmente assassinato da un regime autoritario, il mondo finge sdegno, le aziende tecnologiche prendono tempo, gli investitori si mordicchiano il labbro e poi, puntualmente, arriva la mano tesa. In questo caso, quella di Jeff Bezos, l’uomo che ha costruito un impero sull’efficienza ma che in sei anni non ha trovato il tempo per rileggere il proprio tweet con l’hashtag #Jamal.