Intelligenza Artificiale, Innovazione e Trasformazione Digitale

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La guerra secondo l’algoritmo: perché l’Europa combatte ancora con le slide

Si continua a parlare di rivoluzioni militari come se fossero aggiornamenti software, con l’entusiasmo di un product manager davanti a un nuovo rilascio beta. Droni, intelligenza artificiale, guerre trasparenti e interoperabilità digitale sono diventati il mantra ricorrente dei think tank euro-atlantici. La guerra, ci dicono, è cambiata. Il campo di battaglia sarebbe ormai un tessuto iperconnesso dove ogni oggetto emette segnali, ogni soldato è una fonte di dati, ogni decisione è filtrata da sensori, reti neurali e dashboard. Tutto bello, tutto falso.

Sul fronte orientale dell’Europa, tra gli ulivi morti e le steppe crivellate di mine, la realtà continua a parlare un’altra lingua. La lingua della mobilità corazzata, del logoramento, della saturazione d’artiglieria e, sì, anche della carne. In Ucraina si combatte come si combatteva a Kursk, con l’unica differenza che oggi il drone FPV è la versione democratizzata dell’artiglieria di precisione. Il concetto chiave, però, resta lo stesso: vedere, colpire, distruggere. Con un twist: adesso si può farlo a meno di 500 euro e senza bisogno di superiorità aerea.

Droni fedeli e guerra algoritmica: la nuova arma segreta Americana non vola ancora, ma già fa tremare Pechino

Il Pentagono non ha bisogno di decollare per far capire che intende restare in cima alla catena alimentare tecnologica globale. Con l’annuncio dei test a terra dei nuovi droni da combattimento YFQ-42A e YFQ-44A, gli Stati Uniti lanciano un messaggio diretto e in alta frequenza a Pechino: l’era dei caccia autonomi non è un esperimento accademico, è una corsa all’egemonia che sta per prendere quota.

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