Nel grande carnevale della Silicon Valley, ogni app che osa definirsi “rivoluzionaria” ha la stessa parabola: hype, funding, stagnazione, exit strategica. Superhuman, l’email client più sopravvalutato del decennio, sembra essere l’ultimo a finire nel frullatore delle ambizioni di un unicorno che non vuole più essere solo “un correttore grammaticale molto costoso”. Grammarly, il tool di scrittura assistita da intelligenza artificiale, ha annunciato l’acquisizione di Superhuman con un comunicato stampa che sembra più un pitch da Series B gonfiato da buzzword che un piano industriale solido. Ma sotto la superficie lucidata, c’è qualcosa di interessante, forse persino pericoloso.