Intelligenza Artificiale, Innovazione e Trasformazione Digitale

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Ieri sera alla Fondazione Pastificio CERERE Franz Rosati ha mostrato come si smonta la realtà con il codice

Non capita spesso che uno spazio di archeologia industriale trasformato in sala performance riesca a mettere in discussione la percezione stessa della realtà. Ma ieri sera, alla Fondazione Pastificio CERERE, è successo. Franz Rosati, artista visivo e compositore elettroacustico, ci ha portato altrove. Non altrove nel senso naïf dell’arte immersiva per turisti digitali, ma in un luogo difficile da nominare, fatto di vettori, texture e latenza. Più che un’esibizione, una dissezione algoritmica del paesaggio. Se uno volesse trovare una parola per quello che abbiamo visto, dovrebbe forse inventarla.

Rosati non suona e basta. Rosati orchestra macchine. Non macchine come strumenti, ma macchine come entità dotate di linguaggio, memoria e volontà grafica. Il suo setup è chirurgicamente distribuito tra Ableton Live, Max/MSP, TouchDesigner e Unreal Engine. Un’architettura modulare che fa impallidire l’idea stessa di “live performance”, perché qui il tempo reale è una simulazione guidata da dati, da strutture sintetiche e da pulsazioni nervose che sembrano provenire direttamente da una foresta neurale, non da un musicista.

AI & Conflicts 2. Volume 02

Pasquinelli, Buschek & Thorp, Salvaggio, Steyerl, Dzodan, Klein & D’Ignazio, Lee, Quaranta, Atairu, Herndon & Dryhurst, Simnett, Woodgate, Shabara, Ridler, Wu & Ramos, Blas, Hui curato da Daniela Cotimbo, Francesco D’Abbraccio and Andrea Facchetti.  Casa editrice: Krisis Publishing

Il passaggio tra il primo volume di AI and Conflicts, uscito nel 2021 e questo secondo atto, che si presenta già con un tono più tagliente, è uno di quei casi in cui si percepisce la metamorfosi non solo di un progetto editoriale, ma di un intero ecosistema discorsivo.

Non è semplicemente l’evoluzione di un libro, ma la mutazione genetica di un pensiero critico che si adatta o meglio, si oppone al nuovo stadio dell’intelligenza artificiale come fenomeno totalizzante. All’inizio c’era un’intuizione: parlare di AI non solo in termini computazionali o economici, ma come questione estetico-politica.

Roma è un sogno algoritmico che si scompone: AI & conflicts vol. 02 smonta la religione della macchina nella capitale

Fondazione Pastificio Cerere, via degli Ausoni 7, Rome

Ci sono momenti in cui la tecnologia smette di essere strumento e si rivela religione. Dogmatica, rituale, ossessiva. Con i suoi sacerdoti (i CEO in felpa), i suoi testi sacri (white paper su GitHub), i suoi miracoli (GPT che scrive poesie su misura), le sue eresie (la bias, l’opacità, il furto culturale). A Roma, il 10 luglio 2025, questo culto algoritmico entra finalmente in crisi. O meglio, viene messo sotto processo con precisione chirurgica. Perché AI & Conflicts Vol. 02, il nuovo volume a cura di Daniela Cotimbo, Francesco D’Abbraccio e Andrea Facchetti, non è solo un libro: è un attacco frontale al mito fondativo dell’intelligenza artificiale come panacea post-umana.

Presentato alle 19:00 alla Fondazione Pastificio Cerere nell’ambito del programma Re:humanism 4, il volume – pubblicato da Krisis Publishing e co-finanziato dalla Direzione Generale Educazione, Ricerca e Istituti Culturali – mette a nudo l’infrastruttura ideologica della cosiddetta “estate dell’AI”. Un’estate che sa di colonizzazione dei dati, di estetiche addomesticate, di cultura estratta come litio dal sottosuolo cognitivo dell’umanità. Se questa è la nuova età dell’oro, allora abbiamo bisogno di più sabotatori e meno developers.

Alfredo Adamo e l’arte sottile di investire: il venture capital all’italiana spiegato da chi lo pratica davvero

Ci ha invitato a prendere un caffè  un espresso in tazza grande, il mio preferito, senza che lo chiedessi niente approccio da coworking milanese e dopo cinque minuti sembrava ci conoscessimo da anni. Nessun badge, nessuna posa, solo un’intelligenza tagliente nascosta dietro una cortesia disarmante. Alfredo Adamo ti ascolta con quella calma che oggi è quasi sospetta, come se già sapesse dove andrai a parare e ti lasciasse il tempo di arrivarci da solo.

Noi di Rivista.AI siamo entrati aspettandoci il solito discorso da investitore seriale e invece ci siamo trovati davanti un hacker del sistema, uno stratega della complessità con lo sguardo da artigiano visionario. Nessun mantra da startup weekend, nessun entusiasmo forzato: solo pensiero lucido, pazienza operativa e una quantità sorprendente di cultura umanistica intrecciata alla tecnologia. Un caffè diventato viaggio mentale, tra AI, arte, capitale e futuro. E alla fine, più che un’intervista, è sembrato un debriefing tra complici.

In un ecosistema che grida “exit” come fosse l’unica parola rimasta nel dizionario del venture capital, Alfredo Adamo fa un passo di lato e, con la calma di un artigiano digitale e l’astuzia di un giocatore di scacchi da circolo, continua a costruire. Non corre, non strepita, non si vanta. Investe. E resta. La sua presenza si sente più nei sottotraccia dei pitch che negli editoriali di Forbes. Ma chi sa leggere i flussi, più che i titoli, lo ha già capito: se vuoi sapere dove sta andando l’innovazione tech in Italia, segui le rotte di Alfredo, non i botti delle exit.

La parola chiave è “persistenza”. Non quella da brochure motivazionale, ma quella rude, fatta di cene infinite con founder squattrinati, valutazioni da decimare a colpi di business plan e la santa pazienza di chi sa che prima di vendere serve costruire valore vero. Mentre gli unicorni italiani si contano ancora sulle dita di una mano, Alfredo Adamo è già oltre il mito. Ha fatto della discrezione il suo biglietto da visita, e del capitale intelligente la sua firma invisibile su decine di startup.

AI & conflicts volume 02. La guerra fredda dell’intelligenza artificiale ha nuovi confini, ma le stesse vecchie armi

C’è un momento, in ogni ciclo tecnologico, in cui la retorica si rompe. Quando anche il più zelante tra i futurologi comincia a balbettare. È l’istante in cui l’utopia siliconata delle big tech sbatte contro le macerie sociali che lascia dietro di sé, e non bastano più i keynotes in turtleneck nero per ricucire il tessuto strappato. AI & Conflicts. Volume 02 si infila proprio lì, in quella frattura, in quella crepa epistemologica tra ciò che l’intelligenza artificiale promette e ciò che effettivamente produce. Il libro, curato da Daniela Cotimbo, Francesco D’Abbraccio e Andrea Facchetti, è un’operazione chirurgica che seziona l’estate dell’AI con la precisione di un bisturi teorico e la brutalità necessaria per andare oltre l’innocenza perduta delle tecnologie intelligenti.

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