Intelligenza Artificiale, Innovazione e Trasformazione Digitale

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La corsa a due per la leadership nello sviluppo dell’Intelligenza Artificiale

L’intelligenza artificiale (IA) è diventata un terreno di sfida globale, con un’aspra competizione per il primato nello sviluppo di tecnologie avanzate. Al centro di questa corsa, la rivalità tra Stati Uniti e Cina emerge in primo piano, ma anche l’Unione Europea, i suoi paesi membri e altre realtà come Gran Bretagna, Canada e India giocano un ruolo significativo.

Gli Stati Uniti sono il leader indiscusso nello sviluppo dell’intelligenza artificiale, con le principali aziende tecnologiche della Silicon Valley a guidare la carica

Gli Stati Uniti hanno dominato il panorama dell’IA sin dai suoi primi passi. Con un ecosistema ricco di talenti, risorse finanziarie e una cultura favorevole all’innovazione, le aziende americane sono all’avanguardia nello sviluppo di algoritmi avanzati e applicazioni pratiche. La costa pacifica continua ad essere l’epicentro di questa rivoluzione tecnologica, con giganti della tecnologia come Google, Facebook e Microsoft in prima linea nella ricerca e sviluppo con l’obiettivo di rafforzare la propria posizione nel settore.

La Cina è al secondo posto, con il governo che investe pesantemente nella ricerca e nello sviluppo dell’IA

Dall’altra parte dell’Oceano, la Cina ha dimostrato una crescita straordinaria nell’ambito dell’Intelligenza Artificiale. Con significativi investimenti governativi, una vasta base di dati e un approccio strategico a lungo termine, le aziende cinesi stanno emergendo come concorrenti di rilievo: Alibaba, Baidu e Tencent, sono tutte attivamente coinvolte nello spingere le capacità dell’intelligenza artificiale della Cina a nuovi livelli. La massiccia raccolta di dati e le politiche di supporto governativo offrono alla Cina una solida base per competere a livello globale. 

L’Europa è in ritardo

L’Europa nel suo complesso è in ritardo nello sviluppo dell’intelligenza artificiale, anche se alcuni Paesi come la Germania e la Francia stanno promuovendo investimenti mirati e collaborazioni tra settore pubblico e privato per cercare di recuperare terreno. L’iniziativa di creare un mercato unico digitale e lo sviluppo di una strategia europea sull’IA evidenziano comunque l’impegno dell’UE nel giocare un ruolo fondamentale nella definizione del futuro digitale.

Le posizioni di Gran Bretagna, Canada e India

La Gran Bretagna, con la sua ricca tradizione scientifica, potrebbe essere un attore chiave nello sviluppo dell’IA anche se dopo la Brexit si ritrova a giocare da sola in un mercato molto competitivo. L’approccio britannico enfatizza l’etica e la trasparenza, posizionando il paese come un innovatore responsabile. Nel continente americano, il Canada sta emergendo come un centro globale per la ricerca sull’IA, con un focus particolare sul deep learning.

In Asia, l’India sta rapidamente guadagnando terreno grazie alla sua vasta popolazione di ingegneri e scienziati informatici. Con una crescente attenzione agli investimenti in ricerca e sviluppo, l’India potrebbe svolgere un ruolo sempre più rilevante nell’ecosistema globale dell’IA.

I ritardatari tra nuove sfide e opportunità

Mentre alcuni paesi avanzano speditamente, altri faticano a stare al passo, per una questione di risorse finanziarie limitate, mancanza di competenze specializzate e anche questioni etiche legate all’uso dell’IA. I Paesi in via di sviluppo hanno certamente maggiori difficoltà a colmare il divario tecnologico, ma l’accesso a formazione, risorse finanziarie e partnership internazionali potrebbero aprire nuove opportunità.

La corsa all’intelligenza artificiale pur essendo un’attività globale è al momento una gara a due, tra Stati Uniti e Cina. La rivalità tra i due Paesi è palpabile, anche per motivi geopolitici, con Washington in indiscutibile vantaggio e Pechino che insegue per non rimanere indietro. Tuttavia, l’Unione Europea con le proprie iniziative e altri Paesi del G7 stanno dimostrando che il futuro dell’IA sarà plasmato da una collaborazione internazionale, guidata da valori etici e una visione condivisa per un futuro digitale avanzato e sostenibile.

AI Act: l’UE verso la regolamentazione dell’Intelligenza Artificiale

L’Intelligenza Artificiale (AI) sta trasformando il nostro mondo con una velocità ed una modalità senza precedenti. Questo crescente utilizzo dell’AI ha tuttavia sollevato preoccupazioni riguardo al suo impatto sui diritti e sulle libertà fondamentali, al punto da spingere l’Unione Europea (UE) a compiere un passo significativo per la sua regolamentazione, con l’adozione, lo scorso 14 giugno, dell’Artificial Intelligence Act.

L’AI Act approvato dal Parlamento europeo, punta a trasformare l’Europa in un hub globale per sistemi di Intelligenza Artificiale affidabili, stabilendo norme armonizzate che disciplinino lo sviluppo, la commercializzazione e l’uso di questa tecnologia nell’UE. 

La legge sull’Intelligenza Artificiale mira a garantire che i sistemi di intelligenza artificiale nell’UE siano sicuri e rispettino i diritti e i valori fondamentali, ponendo nuove restrizioni su quelli che sono considerati gli usi più rischiosi della tecnologia, prevedendo ad esempio lo stop all’uso del software di riconoscimento facciale in tempo reale.

Il disegno di legge europeo adotta un approccio basato sul rischio per regolamentare l’IA, concentrandosi sulle applicazioni con il maggior potenziale di danno. Ciò includerebbe i casi in cui i sistemi di intelligenza artificiale vengono utilizzati per gestire infrastrutture critiche come l’acqua o l’energia, nel sistema legale e nel determinare l’accesso ai servizi pubblici e ai benefit governativi, prevedendo che i produttori di tecnologia dovrebbero condurre valutazioni dei rischi prima di metterla nell’uso quotidiano, in modo simile al processo di approvazione dei farmaci.

Una delle principali aree di dibattito è, come già detto, l’uso dei software di riconoscimento facciale. Il Parlamento europeo ha votato per vietare l’uso del riconoscimento facciale dal vivo, ma rimangono dubbi sull’opportunità di consentire esenzioni per la sicurezza nazionale e altri scopi di applicazione della legge.

Un’altra disposizione vieterebbe alle aziende di raccogliere dati biometrici dai social media per creare database, una pratica che ha attirato l’attenzione dopo che la società di riconoscimento facciale Clearview AI  l’ha utilizzata.

Dopo il voto del giugno scorso, la versione finale della legge sarà negoziata dai rappresentanti dei tre rami dell’Unione europea: Parlamento europeo, Commissione europea e Consiglio dell’Unione europea. L’obiettivo comune è quello di raggiungere un accordo definitivo entro la fine dell’anno.

Vedremo quali saranno gli sviluppi anche se l’Unione europea, nell’interesse di tutti gli Stati membri, dovrebbe evitare normative eccessivamente ampie che inibiscano l’innovazione. Non è per nulla chiaro tra l’altro quanto possa essere efficace qualsiasi regolamentazione dell’intelligenza artificiale considerato che, come sempre succede con la tecnologia, le innovazioni della stessa stanno emergendo più velocemente di quanto i legislatori (non solo europei ma di qualsiasi Paese) siano in grado di affrontarle.

In ogni caso se anche l’UE avrà le capacità di diventare leader nella regolamentazione dell’intelligenza artificiale, difficilmente sarà in grado di guidare l’innovazione dell’intelligenza artificiale nella quale la partita è a due, tra gli Stati Uniti, attuale leader indiscusso nello sviluppo dell’IA e la Cina, con il Governo di Pechino che sta investendo pesantemente nella ricerca e nello sviluppo dell’IA.

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