Il mondo delle tecnologie avanzate, dove ogni dichiarazione di un colosso come Xiaomi diventa un campo di battaglia di parole, brevetti e sogni di autonomia. L’ultimo episodio? La presunta “dipendenza” dal chip Arm nel nuovissimo XRing O1 da 3 nanometri. Leggenda metropolitana, o realtà da marketing? Xiaomi non ci sta e, con un tono che sfiora il cinismo, spazza via le illazioni con la forza di chi conosce i segreti di un mercato spietato.
Partiamo dal nocciolo: il chip XRing O1 utilizza, sì, i core Cortex-X925, A725 e A520 di Arm, ma Xiaomi tiene a precisare che non si tratta di una soluzione pronta e su misura fornita da Arm. È un po’ come dire che hai comprato un motore Ferrari, ma hai costruito da zero la carrozzeria, l’elettronica e persino il telaio. Quindi, stop alle teorie complottiste di un chip “personalizzato” da Arm: il lavoro sporco e creativo è tutto made in Xiaomi, e la società non ha badato a spese, investendo quattro anni di ricerca e sviluppo per mettere a punto un SoC che possa seriamente giocarsela con Apple, Samsung e Huawei.