Ridley Scott, celebre regista di “Blade Runner”, “Alien” e “Il Gladiatore”, ha cambiato radicalmente prospettiva sull’intelligenza artificiale. Un tempo critico e preoccupato, oggi Scott vede l’AI generativa come un’opportunità preziosa per l’industria cinematografica, capace di ridurre i costi e ampliare le possibilità creative. Un’evoluzione di pensiero, emersa durante la promozione del suo nuovo film, “Gladiator II”, che segna un netto cambio di rotta rispetto alle dichiarazioni del 2023, quando descriveva l’AI come una minaccia paragonabile a un’arma di distruzione di massa.

L’apertura di Scott all’AI non è isolata ma si inserisce in un panorama di riflessioni condivise da altri grandi nomi del cinema come Christopher Nolan e James Cameron, che in passato hanno esplorato i pericoli della tecnologia con opere come “Oppenheimer” e “Terminator”. Tuttavia, il regista britannico sembra oggi spostare il focus dai rischi agli aspetti innovativi, ammettendo che l’AI potrebbe avere un impatto limitato sull’occupazione, riservandosi principalmente a specialisti di alto livello.

Scott ha infatti sottolineato il risparmio di risorse che l’AI potrebbe offrire, dichiarando:

“Ora puoi ottenere in una settimana ciò che dieci persone avrebbero impiegato dieci settimane a realizzare”. Un’affermazione che risuona con le parole di Ashton Kutcher, attore e imprenditore che ha difeso l’utilizzo dell’AI per ridurre i costi di produzione. La visione di Kutcher, tuttavia, ha suscitato polemiche: pur riconoscendo la possibilità di abbattere i costi, l’attore è stato accusato di promuovere un’ottica che potrebbe ridurre le opportunità lavorative nel settore.

La discussione si inserisce in un contesto di forti tensioni nel settore dell’intrattenimento. Nel 2023, l’AI è stata al centro degli scioperi del sindacato attori SAG-AFTRA e degli sceneggiatori WGA, così come dello sciopero in corso degli attori del settore videoludico. La paura è che l’AI possa sostituire progressivamente le competenze umane, automatizzando processi che tradizionalmente richiedono la creatività e la sensibilità proprie delle persone.

Scott, tuttavia, sembra vedere un potenziale futuro collaborativo: non un’AI come antagonista, ma come alleato in grado di snellire e arricchire le produzioni. Un cambio di prospettiva che, se accolto dall’industria, potrebbe aprire nuove frontiere di sperimentazione cinematografica, pur mantenendo fermo il ruolo centrale dell’artista umano.