L’anno è appena iniziato e già i primi colpi di scena scuotono il panorama tecnologico e dei media. Tra i più significativi, l’annuncio di Meta Platforms che elimina il suo programma di fact-checking, sostituendolo con una funzione simile a quella di “X” (ex Twitter), che affida agli utenti la responsabilità di verificare la veridicità delle informazioni. Questa decisione segna un punto di rottura con il passato, in cui Meta cercava di esercitare un controllo diretto sulla veridicità dei contenuti pubblicati sulle sue piattaforme, come Facebook, Instagram e Threads. Al suo posto, la verifica dei fatti diventa un compito collettivo, affidato alla comunità stessa. Una scelta che, se da un lato potrebbe favorire una gestione più “democratica” dell’informazione, dall’altro solleva interrogativi profondi sulle implicazioni legali, politiche ed economiche di tale cambiamento.

Un Nuovo Capitolo Nella Relazione con l’Europa

La scelta di Meta di adottare questa nuova modalità di moderazione dei contenuti arriva in un momento delicato. L’Unione Europea sta infatti rafforzando i suoi poteri di regolamentazione attraverso il Digital Services Act, una legge che impone alle piattaforme di prendersi responsabilità più dirette riguardo alla gestione dei contenuti online. In tale contesto, è prevedibile che Meta si trovi di fronte a una forte opposizione da parte della Commissione Europea, che potrebbe interpretare questa decisione come una sfida alle politiche di moderazione del contenuto già in atto. Il fatto che Meta abbia dichiarato apertamente di volersi alleare con esponenti politici come Donald Trump per contrastare la pressione di governi stranieri, inclusi quelli europei, potrebbe rendere ancora più accesa la disputa. Se, da un lato, Meta si presenta come un attore che difende la libertà di espressione, dall’altro, rischia di perdere il favore delle istituzioni europee che, da tempo, si battono per contenere la diffusione di disinformazione e contenuti dannosi.

Dal punto di vista economico, la mossa di Meta potrebbe presentare sia rischi che opportunità. Se da una parte, gli inserzionisti potrebbero essere preoccupati per il ritorno di contenuti problematici, come messaggi di gruppi terroristici, che sfuggono ai nuovi sistemi di filtraggio, dall’altra, Meta potrebbe godere di una certa stabilità, poiché la sua base di inserzionisti non dipende in modo esclusivo da grandi brand, come accadeva con Twitter sotto la gestione di Elon Musk. Meta è, infatti, più radicata tra gli inserzionisti di dimensioni più piccole, che potrebbero non reagire con la stessa velocità alle preoccupazioni etiche legate alla moderazione dei contenuti.

Al contempo, gli sviluppi legati all’introduzione di algoritmi basati sull’intelligenza artificiale per migliorare la moderazione, come quelli utilizzati da TikTok, dimostrano come il mercato stia evolvendo rapidamente in direzione di una gestione “automatica” delle informazioni. La sfida, però, rimane la stessa: riuscire a bilanciare la libertà di espressione con la necessità di tutelare la sicurezza e la veridicità dei contenuti. Il pericolo è che piattaforme come Meta, cercando di ridurre i costi associati alla moderazione umana, possano finire per incorrere in errori gravi, compromettendo la loro reputazione e la fiducia degli utenti.

Il Mondo Delle Fusioni e Acquisizioni: Getty e Shutterstock

A meno di una settimana dall’annuncio di Meta, un altro importante sviluppo sta scuotendo il settore dei media e della fotografia. Shutterstock e Getty Images hanno annunciato la loro fusione, un evento che potrebbe cambiare in modo significativo l’industria del licensing fotografico. L’intento di questo matrimonio sembra chiaro: combinare le forze per contrastare la crescente minaccia rappresentata dall’intelligenza artificiale, che sta modificando il modo in cui le immagini vengono create e distribuite online. La fusione potrebbe, infatti, dare vita a un gigante in grado di competere meglio con le nuove tecnologie, ma come nel caso della fusione tra Giphy e Meta, la questione antitrust è destinata a essere un nodo cruciale.

Sebbene la razionalità economica possa giustificare l’accordo – un mercato più grande e più competitivo contro le forze emergenti dell’intelligenza artificiale –, le autorità di regolamentazione antitrust potrebbero non essere così indulgenti. In un contesto di crescente preoccupazione per il potere delle grandi piattaforme tecnologiche, la fusione di due colossi come Getty e Shutterstock potrebbe sollevare dubbi sulla concorrenza nel mercato del licensing delle immagini, soprattutto se la combinazione dovesse ridurre le opzioni disponibili per i consumatori e gli utenti.

In questo scenario in continua evoluzione, l’intelligenza artificiale sta giocando un ruolo sempre più rilevante nel ridefinire le dinamiche di mercato. L’annuncio di nuove raccolte di fondi da parte di startup come Anthropic, che sta cercando di raccogliere 2 miliardi di dollari, testimonia l’espansione vertiginosa delle tecnologie legate all’IA, con valutazioni che raggiungono cifre astronomiche. Le aziende legate all’IA, come quelle impegnate nella creazione di data center, si trovano al centro di un circolo virtuoso che le rende fondamentali per l’evoluzione del cloud computing e dei big data. Un elemento che rafforza ulteriormente la competizione globale tra Stati Uniti e Cina, con il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti che ha recentemente inserito Tencent e Contemporary Amperex Technology Ltd. nella sua blacklist, accusando le due aziende di legami con il governo cinese.

Questo movimento strategico evidenzia la crescente geopoliticizzazione delle tecnologie emergenti. In un mondo sempre più interconnesso e competitivo, le tecnologie emergenti, come l’IA, il cloud computing e la gestione dei dati, sono destinate a giocare un ruolo sempre più cruciale nelle politiche interne ed esterne delle grandi potenze economiche.

Guardando a questi sviluppi, possiamo osservare come le scelte delle grandi piattaforme tecnologiche, come Meta e Google, non siano solo il risultato di decisioni aziendali, ma anche di pressioni politiche e sociali che vanno al di là del business stesso. La relazione tra la regolamentazione, l’autonomia delle piattaforme e l’intervento delle istituzioni pubbliche è sempre più centrale, e le mosse di aziende come Meta non fanno che esemplificare come il mondo del tech stia diventando terreno di scontro per un equilibrio sempre più precario tra libertà, controllo e responsabilità sociale.


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