Midjourney è tornata. Dopo quasi un anno di silenzio strategico – che sa tanto di chi lavora sodo non lo annuncia sui social – è arrivata la versione 7, e no, non è solo un update incrementale, ma un cambio di passo brutale. Una specie di “Next Level” vestito da rivoluzione silenziosa. E se stai ancora pensando all’AI come un giocattolo per nerd o artisti frustrati, V7 ti sta urlando in faccia che il gioco è cambiato.
Partiamo dal cuore della faccenda: prompt più intelligenti. E non è marketing: ora Midjourney V7 riesce a interpretare in modo molto più coerente i testi, combinandoli con immagini input, correggendo (finalmente) mani da incubo, pose assurde e oggetti fluttuanti. Il risultato? Meno incubi generati, più arte usabile. È come se l’AI avesse finalmente fatto pace con l’anatomia umana e la logica fisica.
Poi c’è la personalizzazione automatica: roba grossa, perché per la prima volta non devi smanettare con mille comandi per avere risultati “tuoi”. Se sei un utente attivo e hai valutato almeno 200 immagini, V7 impara il tuo stile e lo adatta di default. Nessun toggle, nessun comando arcano. È come avere un assistente artistico che ti conosce meglio di quanto tua madre conosca i tuoi gusti a tavola.
Entra in scena la nuova modalità bozza, e qui si fa veramente interessante per chi lavora su pipeline produttive o prototipazione visuale. Generi un’immagine dieci volte più velocemente e a metà del costo. È la funzione che mancava per i creativi seriali, quelli che devono buttare giù qualcosa in 30 secondi per convincere un cliente o fare brainstorming visivo. E in un mondo che lavora a sprint, la velocità batte la qualità—almeno nella prima iterazione.
Per i più esigenti, V7 introduce anche Turbo e Relax, due modalità pensate per chi deve scegliere tra il “voglio tutto e subito” e il “meglio tardi ma economico”. Una dicotomia che rispecchia perfettamente il modo in cui oggi vengono trattati i progetti: l’hyper-performance da una parte, il batch-processing dall’altra. È il dualismo agile dei flussi creativi moderni.
Ma non è tutto rose e prompt perfetti. Mancano ancora upscaling e retexturing, elementi essenziali per chi lavora su materiali finali o post-produzione. Ma il team di Holz promette che arriveranno nei prossimi due mesi. E conoscendo il ritmo quasi stealth con cui rilasciano le features, c’è da credergli. Intanto, ci si consola con una nuova architettura di base: “completely different”, dice Holz. Tradotto: un motore riprogettato per scalare meglio, rispondere ai prompt più evoluti e prepararsi a qualcosa che va ben oltre l’immagine.
Già, perché Midjourney non è più solo un giocattolo da Discord. Sta scalando senza capitali esterni, bruciando zero VC e generando 200 milioni di dollari l’anno, mentre si espande verso video, 3D e persino hardware. Una strategia che suona come un middle finger silenzioso alla Silicon Valley affamata di funding e hype. Qui si costruisce, si monetizza e si scala. Punto.
V7 non è solo un aggiornamento, è un segnale chiarissimo: l’arte AI è appena uscita dalla fase beta, si è messa un abito su misura e ha acceso il turbo. La generazione visuale non è più un passatempo, ma un tool produttivo, rapido, scalabile e personalizzato. È il futuro delle immagini – e, come spesso accade, è già qui mentre il mercato è ancora occupato a capire cos’è il prompt engineering.
Link utile: Midjourney V7 release note (per chi ama il tecnicismo crudo)