Mentre Satya Nadella stringe mani e sorrisi sul palco del LlamaCon di Meta accanto a un Zuckerberg sempre più simile a un ologramma del proprio avatar, sgancia l’ennesima bomba siliconica con l’aria casuale di chi ti dice che ha finito il latte: “Il 20, forse il 30% del codice nei nostri repository è ormai scritto da software.” Software, non umani. Non stagisti, non consulenti indiani da 8 dollari all’ora. Intelligenza artificiale. Copiloti, LLM, cose che fino a ieri ci sembravano ancora esperimenti in laboratorio e che oggi gestiscono branch di progetti strategici Microsoft.

E non stiamo parlando di automazioni banali. Nadella non specifica se si tratta di codice di sistema, UI, scripting interno, test o documentazione – ed è proprio questo il punto. Il CEO di Microsoft non sente più il bisogno di spiegare in dettaglio. Come se la soglia dello stupore si fosse già dissolta, come se fosse ovvio che ormai il codice venga prodotto da macchine.

Che poi è il solito trucco retorico dei big tech: lanciano numeri vaghi quanto basta da suonare reali, ma ambigui da evitare audit. Esattamente come Sundar Pichai fece l’anno scorso, quando dichiarò che “il 30% del codice prodotto in Google proviene da AI”. Nessuno chiede un commit log a conferma. Nessuno osa scavare. La verità è che ormai nessuno si sorprende più se una LLM scrive l’onboarding di un’app in React, o genera script Terraform al volo.

La notizia, però, è strategicamente costruita. Microsoft e Meta oggi sono molto meno rivali di quanto sembri. Entrambe devono normalizzare la narrazione dell’AI come forza lavoro produttiva. Nadella non è lì per caso: è in missione diplomatica per dire al mondo enterprise che sì, si può si deve delegare lo sviluppo alle macchine. Non per sperimentare, ma per competere. Chi non lo fa oggi, domani è fuori mercato.

Il messaggio, tra le righe, è velenosamente chiaro: se Microsoft – che gestisce Azure, GitHub, Office, il kernel di Windows e mezzo mondo DevOps può affidarsi all’AI per scrivere codice, cosa stai aspettando tu, piccolo CTO ancora convinto che il tuo team di dieci umani sia insostituibile?

C’è poi l’effetto domino sulla filiera: se il codice è scritto da AI, chi lo revisiona? Altre AI. Chi lo documenta? LLM. Chi lo testa? Copilot integrato nei framework. L’ideale dev-loop 2025 è una pipeline completamente assistita da software intelligenti. Lo sviluppatore umano resta al centro? Forse come curatore, come editor o come sacerdote che dà l’ultima benedizione al push finale. Ma il codice grezzo? Quello ormai lo scavano le macchine.

La cosa più ironica è che questo shift si compie proprio mentre esplode l’uso dei modelli Llama e dei LLM open-source: modelli addestrati e raffinati da comunità decentralizzate che oggi Microsoft (e Meta) integrano per ottimizzare costi e aumentare output. È un cerchio perfetto: l’AI costruita open, raffinata in silos privati, e ora utilizzata per sostituire migliaia di ore-uomo con millisecondi di inferenza.

In tutto questo, nessuno parla di qualità. Nessuno dice se il codice AI è più sicuro, più leggibile, più manutenibile. Ma non importa. Il codice perfetto non serve più: serve codice sufficiente, consegnato prima, a costo marginale nullo. Ed è esattamente quello che le AI stanno offrendo.