Che la criptosfera sia un circo non è più notizia. Ma quando il figlio dell’ex presidente più controverso d’America si siede su un palco a Dubai con il rampollo di un plenipotenziario mediorientale, e da lì annunciano che un sovereign wealth fund ha pagato Binance con una stablecoin brandizzata Trump, allora siamo di fronte a qualcosa che non è solo teatrale, è strategico. E parecchio, parecchio redditizio.
Nel giro di tre giorni, la capitalizzazione del cosiddetto USD1 la stablecoin lanciata da World Liberty Financial, cripto-startup con DNA trumpiano è schizzata da 130 milioni a 2,1 miliardi di dollari. Boom. Un’esplosione da far invidia anche a Tether nei suoi giorni migliori. Il detonatore? L’investimento del fondo sovrano MGX di Abu Dhabi in Binance, regolato proprio in USD1. Il dettaglio della stablecoin usata non era stato specificato a marzo, quando Binance aveva confermato l’affare. Ma ora il sipario è caduto: è la moneta di Trump. E il pubblico, cioè il mercato, ha applaudito con miliardi.
Zach Witkoff, cofondatore di World Liberty e figlio dell’inviato speciale trumpiano per il Medio Oriente (Steve Witkoff, nomen omen), ha annunciato tutto durante una conferenza cripto a Dubai, al fianco di Eric Trump, che evidentemente non vuole essere da meno di Hunter Biden quando si tratta di mettere il cognome a rendita. Altro che decentralizzazione: questa è l’aristocrazia digitale del XXI secolo, con pedigree, asset e interessi incrociati.
E mentre il mercato si agita, il vero guadagno si nasconde dove pochi guardano: nei rendimenti dei Treasury. Perché come ogni stablecoin degna di questo nome, anche USD1 è ancorata a riserve, e queste riserve sono guarda un po’ titoli del Tesoro USA, che oggi rendono più del 4%. Su una base di 2,1 miliardi, parliamo di oltre 80 milioni di dollari l’anno in interessi passivi. E tutto questo incassato dalla società che gestisce la stablecoin. Cioè, i Trump e soci. Il vero mining non è più digitale, è politico-finanziario.
Qui non si tratta di una moneta come le altre. USD1, lanciata come una bandiera ideologica anti-Fed e anti-globalista, si è appena trasformata in strumento di geopolitica cripto. È stata usata da un fondo sovrano del Golfo per entrare in uno degli exchange più grandi al mondo, e tutto questo sotto il marchio di una famiglia che potrebbe — o minaccia di — tornare alla Casa Bianca nel 2025. Il fatto che ciò avvenga tra parenti, a Dubai, con soldi pubblici di uno Stato petrolifero e un protocollo privato made in MAGA, non è un dettaglio, è la struttura.
Certo, i puristi della decentralizzazione potrebbero storcere il naso. Ma si sa, nel mondo reale conta chi ha il flusso di cassa. E in questo momento, i flussi in entrata stanno premiando USD1.
L’operazione, poi, non è priva di sottotesti: in un contesto dove gli USA reprimono l’uso delle stablecoin non regolamentate e Binance è sotto assedio legale in più giurisdizioni, il fatto che un token pseudo-sovranista venga usato per investire nel cuore dell’impero cripto è, se non altro, poetico. Oppure sfacciatamente strategico. Dipende da dove ti siedi.
Se ti interessa il teatrino completo, puoi approfondire qui la notizia originale su Trump’s stablecoin e MGX (fonte Bloomberg, naturalmente, che i miliardi li segue con la lente d’ingrandimento). Hai già comprato il tuo primo USD1 o preferisci le stablecoin con meno genetica e più codice?