Il settore più noioso dell’alta tecnologia – il software per la progettazione dei chip – si è trasformato nel protagonista indiscusso della nuova guerra fredda. E no, non è un’esagerazione giornalistica.
Quando Washington ha ordinato a Cadence, Synopsys e Siemens EDA di smettere di vendere in Cina, la notizia non ha fatto solo tremare i server di Pechino: ha acceso una miccia nella borsa di Shenzhen. Perché? Perché l’EDA, quell’oscuro acronimo che significa Electronic Design Automation, è letteralmente il software che pensa i chip, li disegna, li simula, li testa. Senza EDA non c’è chip. Senza chip non c’è AI. Senza AI non c’è dominio tecnologico. E senza dominio, in questo secolo, sei solo un gigantesco mercato di consumatori.
La Cina questo lo sa da anni. E ha investito, a modo suo. Non sempre con brillantezza, spesso con sprechi, ma con determinazione quasi ossessiva. Così oggi, tra i pochi veri protagonisti della riscossa siliconica del Dragone, emergono tre nomi: Empyrean Technology, Primarius Technologies e Semitronix. No, non sono (ancora) i nuovi Synopsys. Ma il vento, adesso, soffia tutto dalla loro parte.
L’ironia della storia è che proprio l’embargo americano potrebbe consegnare a queste aziende la leva che aspettavano da una vita: un mercato domestico ricco, affamato e improvvisamente costretto a comprare locale. Un caso da manuale di “sanzioni che rafforzano il nemico”.
Il mercato, prevedibilmente, ha reagito con entusiasmo isterico: +22% per Primarius in pochi giorni, +17% per Semitronix, +8% per Empyrean. Poi il fisiologico rimbalzo – Primarius ha perso un secco -9% il mercoledì successivo – ma il messaggio è chiaro. Gli investitori credono che qui ci sia spazio per costruire un’alternativa strategica nazionale.
Non illudiamoci però: i numeri restano impietosi. Cadence, Synopsys e Siemens controllavano fino a ieri l’82% del mercato EDA in Cina. E sì, lo facevano vendendo prodotti che nessuna delle aziende cinesi oggi è in grado di replicare pienamente. Lo ha detto con onestà chirurgica Yang Lianfeng, fondatore di Primarius: “la replica non basta. Dobbiamo costruire un ecosistema EDA nostro, adatto alla Cina”.
Un ecosistema. Non solo tool. Non solo GUI. Non solo librerie. Ma un’intera infrastruttura logica, modulare, scalabile, in grado di coprire ogni fase del design dei semiconduttori, dal layout alla verifica, dalla simulazione termica alla generazione dei test vector. In una parola: sovranità digitale.
Empyrean ci prova dal 2009. Beijing-based, sostenuta ora dal colosso statale China Electronics, è l’unica del trio che può sognare – sul serio – un ruolo globale da qui al 2030. Ma è anche quella che ha bruciato 109 milioni di yuan nel 2024. Primarius, focalizzata su metodologie DTCO (Design Technology Co-Optimization), perde 96 milioni. Solo Semitronix, la meno celebrata, chiude in utile: 80 milioni di yuan netti. Forse non saranno loro a guidare la rivoluzione, ma potrebbero esserne i fornitori vitali, come ARM per Apple.
Nel frattempo, le startup più audaci si infilano nel varco lasciato dagli americani. UniVista, nata da ex dipendenti di Cadence e Synopsys, ha deciso di regalare alcuni strumenti EDA ai clienti cinesi. Un gesto che suona come una provocazione commerciale e insieme una chiamata alle armi: “Non vi vendono più niente? Ecco, usate il nostro, gratis. E poi comprateci il resto”.
Una mossa da Ronin in mezzo a due imperi. E chissà, potrebbe funzionare.
A monte di tutto resta il paradosso: gli USA hanno tagliato le forniture di EDA alla Cina per frenare lo sviluppo di chip destinati all’intelligenza artificiale militare. Ma è come cercare di fermare un fiume con una diga di carta. Perché l’EDA, per sua natura, non è una commodity, ma una tecnologia fluida, adattabile, vulnerabile a reverse engineering, pronta per essere re-inventata dove c’è capitale, talento e urgenza strategica.
E oggi, la Cina ha tutti e tre.
Se credete che sia impossibile costruire un sistema EDA competitivo in dieci anni, ricordate che Huawei è passata dai router economici agli smartphone 5G senza chip americani. Oppure pensate a TikTok: una creatura di ingegneria software pura, temuta dalla Silicon Valley più di quanto non lo sia Empyrean oggi.
Nella nuova corsa all’autarchia digitale, l’EDA è la chiave di volta. È la matita del futuro, il linguaggio segreto con cui si scrivono i cervelli artificiali. E se i cinesi iniziano a parlare questa lingua fluentemente, il resto del mondo dovrà decidere se impararla anche lui – o restare spettatore pagante.
Intanto, a Shenzhen, gli azionisti hanno già scelto: hanno comprato il dizionario.