“Senza una visione concreta sull’innovazione oggi, rischiamo di pagare domani un prezzo altissimo”. Parole chiare e dirette quelle pronunciate da Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, alla Festa dell’Innovazione organizzata da Il Foglio. In un contesto economico sempre più competitivo e accelerato dalla rivoluzione tecnologica, Orsini lancia un appello forte: serve un piano industriale straordinario di almeno tre anni che rimetta al centro l’industria e stimoli la crescita dell’Italia, oggi ancora troppo lenta nell’adozione dell’intelligenza artificiale e della digitalizzazione.
L’Italia e l’AI: ancora fanalino di coda
I numeri parlano chiaro: solo il 7,8% delle imprese italiane sopra i 10 dipendenti utilizza oggi strumenti di intelligenza artificiale, a fronte di una media europea del 13,5%. Un dato che pone il nostro Paese in una posizione di svantaggio competitivo e che, secondo Orsini, richiede un cambio di rotta urgente. “Abbiamo bisogno di innovare, e quindi di ricerca, sviluppo, digitale, AI, che sono il futuro delle imprese”, ha dichiarato il presidente, sottolineando come privacy e decarbonizzazione siano temi centrali, ma che senza risorse e una visione strategica rischiano di restare promesse incompiute.
Più investimenti, meno burocrazia
Per Orsini, il cuore della trasformazione passa da investimenti pubblici e privati, ma anche da una forte semplificazione burocratica. Serve una dotazione finanziaria stabile – si parla di 8 miliardi di euro all’anno per tre anni, con un contributo pubblico del 35-30% – e un quadro normativo che favorisca l’apertura di nuovi impianti e infrastrutture. “In Europa c’è una presa di coscienza, ora serve che agisca anche l’Italia”, ha detto, puntando il dito contro l’eccessiva lentezza delle autorizzazioni e dei procedimenti amministrativi.
Il nodo produttività e il ruolo dell’AI
Uno dei temi chiave sollevati da Orsini è il rapporto tra produttività e salari, che in Italia resta strutturalmente basso. “Serve costruire contratti legati alla produttività”, ha affermato, indicando nell’AI e nell’automazione strumenti essenziali per liberare valore e competenze. In particolare, il leader di Confindustria ha richiamato l’attenzione sul fatto che se si migliorasse anche solo del 6,7% la produttività italiana – come indicato da uno studio del Centro Studi – si otterrebbe un impatto paragonabile a 1000 miliardi di euro in valore economico.
Dialogo con l’Europa e sfide globali
La competitività non si gioca solo in casa. Orsini ha sottolineato la necessità di un dialogo strategico con l’Europa – da cui possono arrivare risorse ma anche vincoli – e con gli Stati Uniti, soprattutto in tema di dazi e accordi industriali e per i quali, ha detto di ritenere necessario negoziare subito.
Giovani, energia e territori
Innovazione significa anche attrarre e trattenere giovani talenti, investire in energia sostenibile, e rilanciare le aree industriali oggi in difficoltà. Orsini ha citato l’Energy Release e la necessità di contenere il costo delle bollette per le imprese. “Bisogna dare certezze e visione, perché non si può fare innovazione senza una rete che la sostenga”, ha spiegato.
Un’agenda industriale per l’Italia tecnologica
Il messaggio di Orsini è chiaro: o si rilancia l’industria con un progetto forte, innovativo e strutturato, oppure il rischio è quello di perdere il treno dell’intelligenza artificiale e della trasformazione digitale. In un’epoca in cui la tecnologia evolve a velocità esponenziale, restare fermi equivale a tornare indietro. Il futuro si costruisce oggi – con più AI, più ricerca, più produttività. Ma soprattutto con un’Italia capace di scegliere la velocità del cambiamento, non di subirlo.