OpenAI ha appena deciso di tagliare i prezzi di ChatGPT per le aziende, infilando un colpo a sorpresa nella strategia di Microsoft. La mossa, riportata da fonti come The Information e Reuters, non è un semplice aggiustamento tariffario: è un tentativo voluto di rubare clienti al vestito “Azure OpenAI”, la piattaforma rivenduta a caro prezzo dal partner di sempre . L’effetto? I commerciali Microsoft tremano, e le azioni MSFT segnalano nervosismo .

Il prezzo scontato, legato all’acquisto di altri servizi AI, è un’ammissione strategica: OpenAI punta a dominare il mercato enterprise, con la mira fissata su un obiettivo da 15 miliardi di dollari annui entro il 2030 . Un’arma dopata, in grado di attrarre la pancia del mercato – tentare Microsoft sul suo terreno.

Il clima tra le due aziende, insomma, si fa sempre più… “open-ended”. A giugno si intravede una frattura nell’alleanza: tensioni sul valore, sul controllo e sulle ambizioni di OpenAI. Del resto i broker di Wall Street hanno fiutato il rischio: il titolo MSFT ha perso lo 0,7% dopo il fattaccio .

Dietro i discount c’è una logica da startup in crescita: accelerare l’adozione enterprise, saturare il terreno prima che altri si affaccino. Lasciare che Microsoft guidi il traffico su Azure è in fondo una concessione da vecchi partner. Ma se OpenAI può vendere direttamente, con marginalità migliori e zero royalty su infrastruttura, l’interesse per Azure crolla.

Ecco perché i sistemi Microsoft si agitano: venditori costretti a giustificare prezzi più alti, e manager a rivedere i piani di crescita. Se il cliente risparmia il 20-30% passando a OpenAI, perché scegliere la via lunga di Azure?

La strategia al veleno

Dietro le quinte, probabilmente, si giocano mosse da scacchi. SoftBank è pronta a investire 30 miliardi valutando OpenAI 300 miliardi. Microsoft vuole peso e controllo sull’intelletto artificiale che sta plasmando il mercato . Se OpenAI resiste alla linea dura, a Washington potrebbe scattare la leva antitrust: una mossa che farebbe scalpore quasi quanto i nuovi prezzi ribassati.

Curioso il paradosso: OpenAI punta ad accelerare l’uso di AI nelle imprese – e lo fa proprio mentre Microsoft cerca di cobranded la medesima offerta.

Come disse un vecchio ingegnere: “Se il tuo partner ti vende a buon prezzo una cosa basata su beni che tu controlli, forse è meglio che tu sia tu a venderla”. Ironico, non vi pare? OpenAI riduce prezzo per raccogliere quote, Microsoft s’accorge che la piattaforma vale il triplo solo se sei tu a venderla.

Nel breve termine, i clienti corporate si troveranno davanti a stimoli irresistibili: ChatGPT Enterprise più economico + altri moduli AI scontati = persino board CFO felici. Nel medio termine, Microsoft dovrà cambiare marcia: rivedere prezzi Azure, negoziare nuovi benefit, magari mettere sul tavolo equità in OpenAI o IP gears.

Microsoft potrebbe reagire contrastando i nuovi sconti, puntando su bundle Azure + Copilot, migliorando integrazioni o offrendo versioni esclusive di GPT. Oppure, potrebbe rilanciare interamente – con un ChatGPT “a proprio marchio” ma sempre OpenAI-powered – e vendere accesso sottobanco.

La battaglia sul prezzo è iniziata: non una guerra, ma un duello silenzioso che si gioca a colpi di listini e trattative. OpenAI sta riguadagnando visibilità e controllo, mentre Microsoft potrebbe scoprire che si vendono solo due cose: tecnologie e fiducia. La differenza? Se la prima si può scontare, la seconda no.

Rimangono aperti gli interrogativi: chi manterrà relazioni stabili con le grandi imprese? Chi guiderà l’innovazione AI sulla nuvola? E, soprattutto, chi saprà resistere a lungo se i margini si rimpiccioliscono?

Lo scroll magnetico funziona: la vicenda dell’estate tech 2025 è cominciata. Resta da vedere se i lettori, tra un click e l’altro, saranno disposti ancora a investire sull’ecosistema Microsoft… o se cambieranno strategia, spinti dall’effetto sconto OpenAI.