Siamo nell’epoca in cui l’intelligenza artificiale non si limita più a stare in un’app a parte, ma si insinua senza troppo riguardo nei nostri spazi digitali quotidiani. Google Workspace ha appena alzato il tiro con “Gems”, ovvero gemme personalizzate del suo assistente Gemini AI, che promettono di farci risparmiare tempo e noia senza costringerci ad aprire la tanto odiata app di Gemini. Per chi ancora non lo sapesse, Gemini è la nuova frontiera AI di Google, quella che dovrebbe – almeno sulla carta – rivoluzionare il modo in cui interagiamo con il digitale, passando dalla mera automazione al vero “potenziamento umano”.
La novità sta nel fatto che questi Gems (permettete la semplificazione, si legge più veloce) sono ora incastonati come perle nel pannello laterale di Docs, Slides, Sheets, Drive e Gmail. Non serve più fare avanti e indietro tra app diverse, basta un clic e la magia dell’intelligenza artificiale si spalanca direttamente accanto ai vostri documenti, fogli e email, come un consigliere digitale che non dorme mai.
Google non si nasconde dietro a un dito: “Gems possono aiutarti a sfruttare al meglio Gemini in modo personalizzato ed efficiente, riducendo la fatica di ripetere sempre le stesse istruzioni.” Tradotto: addio al prompt infinito e ripetitivo, benvenuto chatbot su misura che fa il lavoro sporco per te.
La vera svolta è la capacità di “curare” questi Gems, trasformandoli in esperti specifici. Non è più un generico assistente AI che ti spara risposte a caso, ma un “gemma” specializzata, per esempio, in copywriting brandizzato o revisione per esami. Puoi persino caricare file personali per fornire al Gem un contesto preciso, il che fa pensare che Google voglia costruire assistenti AI che davvero “capiscono” la tua realtà lavorativa.
Naturalmente, per i più pigri ci sono Gems preconfezionati per qualsiasi cosa, dalla scrittura del codice all’ideazione di pitch di vendita, passando per il semplice editing di testi. Insomma, l’ecosistema Gemini si arricchisce di strumenti che, in teoria, dovrebbero tagliare le distanze tra domanda e risposta, facendo sembrare il lavoro meno “da schiavi della tastiera”.
Le applicazioni pratiche? Da brivido per chi lavora in ambienti business complessi e sa quanto la personalizzazione possa fare la differenza. Un Gem copywriting, per esempio, non solo crea post, ma li “vede” dal punto di vista del tuo target specifico. Oppure un Gem per le vendite, che assimila dati sull’azienda o il cliente e ti sforna un approccio commerciale fatto su misura, un po’ come un venditore esperto ma senza pausa caffè. Non mancano i Gem “assistente personale” in grado di riassumere report o aiutarti nella comunicazione interna, mentre un altro Gem più sofisticato si mette nei panni di un CEO o C-Suite per “pressionare” i tuoi contenuti e renderli più convincenti.
Ora, c’è da notare una piccola limitazione che per i fanatici della customizzazione può essere un fastidio: non si possono creare Gem direttamente dentro Docs o Gmail, ma serve aprire gemini.google.com o usare l’opzione nella sidebar. Non proprio il massimo della seamless experience, ma è già qualcosa che va nella direzione giusta.
Google ha promesso il rollout a partire dal 2 luglio, ma con la solita cautela tipica di Big Tech: potrebbero volerci più di quindici giorni per vederlo diffuso a tutti. Nel frattempo, Workspace si arricchisce di un nuovo livello di interazione AI, uno strato digitale che sfida la nostra pazienza e la nostra voglia di immergerci nei dettagli del flusso di lavoro.
È interessante come questa evoluzione di Gemini in Workspace Gems metta sotto i riflettori un tema cruciale della tecnologia attuale: la personalizzazione spinta dell’AI. La promessa è quella di ridurre l’attrito cognitivo, di eliminare le perdite di tempo dovute a continui input manuali, ma resta la domanda se non stiamo sostituendo una dipendenza digitale con un’altra, più invisibile ma altrettanto pervasiva.
In un mondo dove la produttività si misura in secondi risparmiati, Gems prova a farti sentire come se avessi un team di esperti AI sempre a portata di mano, senza dover assumere un solo collaboratore in più. Ma come sempre, la vera sfida sarà capire se questi assistenti su misura sanno davvero anticipare le nostre esigenze o se, al contrario, finiremo per rincorrere un’intelligenza che deve ancora dimostrare di comprendere davvero il contesto e le sfumature del lavoro umano.
Se l’AI oggi è una scatola nera da domare, Google prova a trasformarla in una cassaforte personalizzabile, con chiavi digitali fatte su misura per ogni professionista. Resta solo da vedere se queste Gems saranno diamanti preziosi o, più semplicemente, un’altra moda passeggera nel mondo degli assistenti virtuali.