Intelligenza Artificiale, Innovazione e Trasformazione Digitale

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Come scegliere il miglior modello linguistico AI nel 2025: guida operativa di un CEO che ci lavora davvero

Quando si parla di intelligenza artificiale generativa, la maggior parte dei contenuti là fuori ha la stessa consistenza di una presentazione PowerPoint per investitori in fase seed: elegante, ma vuota. In un contesto in cui tutti sembrano esperti, ma pochi hanno realmente orchestrato l’implementazione di centinaia di agenti AI, non sorprende che le scelte sui modelli linguistici si riducano spesso a “quale è più cool oggi su Twitter”.

Il punto è che non serve un benchmark da laboratorio, ma una strategia da campo. I modelli linguistici AI non vanno scelti in base al marketing di chi li produce, ma in base alla geometria dei task da risolvere. Basta con la religione del “migliore in assoluto”. L’unico criterio che conta è l’adattabilità al contesto operativo. Il resto è rumore.

Figma verso l’IPO: la creatura gentile del design software entra nella fossa dei leoni

Dylan Field, con la sua aria da ragazzo della porta accanto e un profilo Twitter degno di un product manager in incognito, sta per scoprire cosa vuol dire giocare in serie A. Figma, il suo enfant prodige del design collaborativo, ha alzato il prezzo. Non in senso figurato. L’intervallo del pricing IPO è passato da 25–28 dollari a 30–32. In cima alla forchetta, parliamo di una valutazione di 18,7 miliardi di dollari, impacchettata con un bow-tie che ne vale 17,2 in termini di enterprise value. Per chi ancora fa finta di non capirlo, Wall Street sta dicendo “Ci piace. Tanto”

Come sta cambiando il tuo telefono: Il secondo cervello nel 2025 dal Tap al Tas

Cinque anni fa il telefono era solo un passatempo: Temple Run per fuggire dalla noia, Netflix per procrastinare, Zoom per riempire slot che avrebbero potuto essere mail. Ma nel 2025 quel cellulare è molto più di un gadget: è un organismo cognitivo in tasca, un terminale del tuo pensiero. AI generativa, lungo la catena del valore, ha trasformato lo scrolling passivo in un laboratorio di soluzioni immediate. Lo nota il WSJ: nei prossimi anni “l’interazione con AI generativa crescerà attraverso smartphone premium e PC” perché gli utenti scopriranno nuovi modelli d’uso e opportunità The Wall Street Journal.

Il futuro del denaro è fatto di Token e le Stablecoin stanno già riscrivendo le regole

Non è una domanda, è una constatazione: il sistema finanziario globale, quello che si vanta di avere regole granitiche e una logica quasi sacrale, dovrà riscrivere i suoi codici operativi per sopravvivere all’avanzata delle stablecoin. Che lo voglia o no. Non è un dettaglio da appassionati di crypto, è il cuore pulsante della prossima rivoluzione nei pagamenti istantanei, nel clearing e nel settlement. Lo dice il BIS, la Banca dei Regolamenti Internazionali, che non è un think tank improvvisato ma il club esclusivo delle banche centrali. Quando parlano loro, perfino i più scettici dovrebbero alzare un sopracciglio.

Perplexity contro Google il nuovo impero della ricerca si costruisce a colpi di intelligenza artificiale e capitali miliardari

Non è un semplice motore di ricerca, è un avvertimento. chi ancora pensa che l’intelligenza artificiale sia solo un giocattolo da geek non sta guardando i numeri. Diciotto miliardi di dollari di valutazione in meno di due anni, un’ascesa che umilia anche i grafici delle startup più iconiche della silicon valley.

Quando leggere i pensieri delle intelligenze artificiali diventa un business travestito da sicurezza

Immagina di avere davanti a te un chatbot che sorride, complice, mentre scrivi la tua confessione più intima. Ti fidi, perché lo schermo è un confessore silenzioso. Ora immagina che, dietro quell’interfaccia, qualcuno stia leggendo non solo le tue parole, ma anche i pensieri dell’intelligenza artificiale che ti risponde. È questa la nuova frontiera che 40 tra i più celebri ricercatori di intelligenza artificiale stanno spingendo con entusiasmo: chain of thought monitoring, la sorveglianza del monologo interiore delle macchine. Non dei risultati, ma dei passaggi intermedi, del “ragionamento” che un modello come ChatGPT o Claude costruisce prima di sputare la risposta finale. Per i ricercatori, un modo per prevenire comportamenti dannosi prima ancora che si manifestino. Per chiunque abbia mai digitato una domanda privata, un potenziale incubo di privacy AI.

Comet Il browser AI che vuole umiliare Chrome è ancora troppo lento per meritarsi il trono

Il futuro della navigazione web ha un nome scintillante e presuntuoso, “Comet”, e un’ambizione che puzza di hybris: farci dimenticare Chrome, Google e quella vecchia abitudine di cercare le cose da soli. Perplexity ha lanciato il suo browser AI come se fosse l’arma finale nella guerra dell’intelligenza artificiale applicata alla navigazione, promettendo non solo di rispondere alle nostre domande ma di muoversi al posto nostro, chiudere schede, comprare su Amazon e persino accettare inviti su LinkedIn. Un assistente che non ti consiglia, ma agisce. Il sogno di chi detesta cliccare e il peggior incubo di chi ha ancora il vizio del controllo.

AI Agent la nuova arma segreta del capitalismo digitale o l’ennesima illusione di massa

Il mito della segretaria/o virtuale onnisciente non è più fantascienza da film Marvel, è la nuova ossessione di Silicon Valley. OpenAI ha appena buttato il sasso nello stagno con ChatGPT Agent, l’ultimo gioiello del suo arsenale, presentato con la solita promessa di cambiare la nostra vita lavorativa e personale. La narrativa è impeccabile: un assistente che non si limita a chiacchierare, ma usa un “computer virtuale” per eseguire compiti complessi, orchestrando strumenti multipli come un direttore d’orchestra. Sembra la consacrazione definitiva del concetto di AI agent, quella buzzword che gli investitori pronunciano con la stessa devozione con cui un broker anni Ottanta diceva “Wall Street”.

La grande bugia dell’AI coraggiosa: perché le macchine si credono tutte dei Ravenclaw

Se le AI fossero studenti di Hogwarts, il dormitorio di Ravenclaw sarebbe così affollato da sembrare un datacenter di Google sotto stress. Undici modelli su diciassette, infatti, si sono assegnati il 100% alla casa degli intellettuali, dei sapientoni, dei topi da biblioteca col senso dell’umorismo criptico. Nessuno ripetiamo, nessuno si è identificato in Gryffindor, la casa di Harry Potter, quella dei coraggiosi. Nemmeno un briciolo di audacia. I modelli linguistici di ultima generazione, secondo l’esperimento condotto dallo sviluppatore “Boris the Brave”, sembrano avere un solo tratto dominante: l’ossessione per il pensiero razionale, la preferenza per la mente sul cuore. E, implicitamente, un’allergia quasi patologica al rischio.

Quando gli altri si azzuffano, il distributore automatico vince

Il “distributore automatico” di Anthropic è, in realtà, un esperimento che incapsula perfettamente la filosofia con cui Dario Amodei guida l’azienda: affrontare l’intelligenza artificiale non solo come una corsa alla potenza computazionale, ma come una questione esistenziale di governance, sicurezza e impatto sistemico. A prima vista, sembra quasi un aneddoto surreale, un easter egg da Silicon Valley post-pandemica: un distributore automatico alimentato da Claude, il modello linguistico di Anthropic, che consente agli utenti di interagire con l’IA per ottenere snack e riflessioni etiche in egual misura. Ma sotto la superficie giocosa, l’iniziativa è profondamente sintomatica del loro approccio distintivo: usare prototipi tangibili per testare come l’intelligenza artificiale può essere implementata responsabilmente nel mondo reale.

Quando la Tokenizzazione diventa truffa: l’illusione dell’equity e l’ennesimo pasticcio di Robinhood

Siamo nel 2025 e qualcuno ancora si stupisce che la parola “token” venga usata come specchietto per le allodole. Come se la storia di FTX non avesse già inoculato abbastanza anticorpi nel sistema. Eppure eccoci qui, con Robinhood il broker per millennial disillusi e boomer con velleità da day trader che lancia “OpenAI tokens”, suggerendo, neanche troppo velatamente, che si tratti di partecipazioni azionarie in OpenAI. Spoiler: non lo sono. Non lo sono mai state. E non lo saranno mai, a meno che Sam Altman e soci non decidano improvvisamente di mettere la loro equity sul banco del supermercato accanto alle patatine.

Mercato del lavoro a Giugno: tra segnali positivi e avvertimenti inquietanti

Il mercato del lavoro statunitense ha mostrato una resilienza inaspettata a giugno, con l’aggiunta di 147.000 posti di lavoro, superando le previsioni degli economisti che indicavano un incremento di 110.000 unità. Il tasso di disoccupazione è sceso al 4,1%, il livello più basso da febbraio 2025. Tuttavia, sotto la superficie di questi numeri positivi, emergono segnali di rallentamento, soprattutto nel settore privato, dove la crescita dell’occupazione è stata limitata a 74.000 nuovi posti, il dato più basso da ottobre 2024. Questo rallentamento è particolarmente evidente nei settori della manifattura e dei servizi professionali e aziendali, dove l’occupazione è rimasta pressoché stabile o in calo.

Un altro aspetto preoccupante riguarda la partecipazione al mercato del lavoro, che ha visto una diminuzione tra i lavoratori nati all’estero, probabilmente a causa delle politiche migratorie più restrittive adottate dall’amministrazione Trump. Questo calo potrebbe influenzare la disponibilità di manodopera in alcuni settori e avere implicazioni a lungo termine per la crescita economica.

L’illusione della creator economy, la realtà delle startup AI e il gioco truccato del marketing sociale

C’era una volta, in un tempo non così lontano, una sfilza di startup che si definivano parte della “creator economy”. L’idea sembrava seducente: democratizzare il talento, monetizzare la passione, scalare i follower in equity. Eppure, come spesso accade nella Silicon Valley delle illusioni distribuite in pitch deck colorati, il secondo trimestre del 2025 ha portato un brusco risveglio. I finanziamenti per queste startup da creator sono crollati, tanto rispetto allo stesso periodo dello scorso anno quanto rispetto ai primi tre mesi del 2025. Un raffreddamento secco, senza troppe cerimonie.

Ma la festa non è finita per tutti. Anzi, qualcuno ha appena ordinato champagne. Le startup focalizzate sull’intelligenza artificiale e sul marketing sociale stanno vedendo i rubinetti degli investimenti aprirsi con la stessa generosità con cui un algoritmo di TikTok spalma visibilità su un video virale di un cucciolo con gli occhiali. Più di 500 milioni di dollari sono stati versati in questa nicchia, solo nell’ultimo trimestre. E al centro di questo nuovo flusso c’è un nome dal sapore vagamente zuccherino ma dalla visione brutalmente pragmatica: Nectar Social.

AI contro le etichette musicali: come l’industria più odiata d’america è diventata la paladina del diritto d’autore

Chi avrebbe mai pensato che un giorno ci saremmo trovati a fare il tifo per le etichette discografiche? Quelle stesse entità che per decenni hanno succhiato linfa vitale da artisti giovani e ingenui con contratti da usuraio, quelle che hanno trasformato la musica in un prodotto finanziario prima ancora che artistico. Eppure, in un colpo di teatro degno di un concept album psichedelico, eccoci qui: con le major come gli ultimi baluardi contro lo tsunami dell’intelligenza artificiale generativa che minaccia di trasformare tutta la produzione creativa in una discarica algoritmica. Complimenti Silicon Valley, hai fatto sembrare Warner Music un alleato. Non era facile.

La scommessa da mille miliardi che l’intelligenza artificiale sta ancora perdendo

C’era una volta un sogno da mille miliardi di dollari. Una favola high-tech, recitata in loop tra i neon di Menlo Park e le terrazze panoramiche di Manhattan, alimentata da venture capitalist che giocano a fare i profeti e da executive che confondono il pitch con la realtà. Il nome del miracolo era intelligenza artificiale generativa. E se per un attimo vi è sembrato di vivere la nuova età dell’oro dell’innovazione, era solo perché il marketing ha superato la fisica.

Era il 2023 quando i modelli linguistici diventavano la nouvelle vague della Silicon Valley. Le slide di Satya Nadella facevano impallidire quelle di Jobs, e Sam Altman veniva paragonato a Galileo, ignorando che almeno Galileo aveva torto su meno cose.

Reddit, AI e l’illusione della comunità: cosa resta di umano dopo 20 anni di Internet?

Reddit compie vent’anni e, come ogni adulto con qualche cicatrice, ha capito che la gloria non basta: serve monetizzarla. Quel grande archivio anarchico di pensieri brutali, consigli troppo sinceri, shitposting geniale e confessioni da insonnia sta per essere impacchettato, etichettato e messo in vendita all’asta dell’intelligenza artificiale. Perché no? Se perfino i diari segreti sono diventati contenuto estraibile, Reddit è semplicemente il prossimo petrolio sociale da trivellare.

Il copyright è morto. Viva il copyright. Ma solo se lo usi bene

È un’illusione collettiva, quasi affascinante. Due vittorie legali, un sospiro di sollievo a Menlo Park e San Francisco, e un’industria che si aggrappa a parole come “fair use” con la stessa disperazione con cui i vecchi giornali cercavano click nel 2010. Ma attenzione: i giudici hanno suonato due campanelli d’allarme e sotto la superficie di queste sentenze si agita qualcosa di molto più caustico. Altro che via libera. La giungla giuridica dell’intelligenza artificiale sta diventando un labirinto di specchi, dove ogni riflesso sembra un passaggio e invece è una trappola.

Cominciamo dalla cronaca: Anthropic ha ottenuto una sentenza favorevole da parte del giudice William Alsup, che ha definito “esageratamente trasformativo” l’uso dei libri nel training di Claude, il loro LLM. Meta, dal canto suo, ha visto respinta una causa analoga grazie al giudice Vince Chhabria, che ha dichiarato che i querelanti non sono riusciti a costruire un caso decente. Una doppietta, sulla carta. Ma come ogni CTO sa, i log non mentono: e nei log di queste due sentenze ci sono più righe di codice rosso che verde.

Quando Hollywood sogna algoritmi: l’illusione dell’intelligenza artificiale come rivoluzione estetica

C’è qualcosa di profondamente inquietante nell’accendere uno schermo e ritrovarsi bombardati da video “deepfake” di disastri naturali inesistenti, animali che suonano il pianoforte con la precisione di un concertista russo, o paesaggi surreali che sembrano il peggior incubo di uno studente di Blender al primo anno. Tutto generato da intelligenza artificiale. Tutto incredibilmente brutto. Eppure, lì sotto, a fare da coro di sirene digitali, trovi centinaia, spesso migliaia di commenti che proclamano: questa è la nuova arte. Il nuovo Rinascimento, ma con più GPU e meno Leonardo.

Eccoci di nuovo: la Silicon Valley, in piena esaltazione messianica, ci dice che l’intelligenza artificiale generativa cambierà tutto. Hollywood morirà, sostituita da prompt testuali e diffusione latente. I film verranno “scritti” in una riga, girati da modelli e renderizzati in 4K mentre ci prepariamo il caffè. Sembra una trama scritta da un algoritmo. In effetti, lo è. La realtà però, come sempre, è meno glamour: la maggior parte di questi video sembrano il risultato di un’interferenza su un vecchio televisore analogico, con l’estetica confusa di una copia corrotta di The Sims e il ritmo narrativo di un video TikTok da tre secondi.

OpenAI full immersion tra Palantir Defence e consulenza corporate

Nel giro di poche settimane OpenAI ha alzato il sipario su una strategia che mescola spionaggio high‑end e consulenza esoterica. Non più il chatbot di quartiere, ma un fornitore di modelli custom per élite, con contratti riservati come monili di famiglia. Il piatto forte? Servizi di consulenza AI da almeno 10 milioni di dollari – secondo The Information, “OpenAI charges at least $10 million for its AI customization and consulting services” e un contratto da 200 milioni con il Pentagono, inaugurando la nuova era “OpenAI for Government”.

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