Sarebbe fin troppo facile liquidare AlphaGenome come l’ennesimo modello AI con un nome altisonante e una promessa troppo grande per essere vera. Ma DeepMind non ha mai giocato nel campionato delle promesse. L’ha sempre fatto in quello delle dimostrazioni. E stavolta, la posta in gioco non è un gioco da tavolo, bensì il codice sorgente della vita stessa.
AlphaGenome è un modello di intelligenza artificiale capace di leggere, comprendere e prevedere come le mutazioni del DNA influenzino migliaia di funzioni molecolari contemporaneamente. Detta così, suona come qualcosa che ci aspettavamo già da anni. La differenza?
Lo fa su sequenze lunghe fino a un milione di coppie di basi, cento volte più di qualunque predecessore. E non si limita a un trucco tecnico: unifica ciò che la ricerca genomica aveva frantumato in mille strumenti sparsi e incompatibili. Se vi sembra poco, è solo perché non avete mai provato a navigare in un laboratorio di genomica con dieci tool diversi, ciascuno con i suoi output incompatibili, curve d’apprendimento verticali e aggiornamenti che interrompono le pipeline.