Noi di Rivista.AI abbiamo seguito l’elezione del nuovo Papa con un interesse che non attiene solo alla curiosità di sapere chi sarebbe stato il successore di Francesco – il Papa più ecumenico e “evangelico” degli ultimi decenni – ma anche alla constatazione di come la Chiesa cattolica rappresenti oggi l’unico organismo globale capace di sfidare il rigore del ritorno ai nazionalismi imperanti. Se per “ecumenico” ed “evangelico” si intende un orizzonte davvero globale, la Santa Sede resta l’unico soggetto non statuale in grado di esercitare una leadership sovranazionale, con una composizione cardinalizia sempre meno eurocentrica, grazie ai “processi avviati” da Bergoglio.
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Un volto sereno, un’emozione trattenuta con grazia, la voce calda di un pastore esperto e accogliente. Ma dietro la compostezza del primo saluto, già si delinea con chiarezza la direzione del nuovo pontificato: la pace come priorità assoluta. Papa Leone XIV, al secolo Robert Francis Prevost, si è presentato così al mondo dalla Loggia di San Pietro. Primo Papa nordamericano nella storia della Chiesa, ma anche figura profondamente latina per via della sua lunga esperienza missionaria in Perù, Prevost ha scelto un nome che è tutto un programma: quello di Leone, il tredicesimo dei quali fu il padre della Rerum Novarum e dell’avvio della dottrina sociale della Chiesa.

La nomina di Robert Francis Prevost al soglio di Pietro, con la scelta del nome di Leone XIV, offre numerosi spunti di riflessione sul profilo e sulle possibili linee del suo Pontificato. Dalla risonanza internazionale della tradizione sociale della Chiesa, al desiderio d’unità e pace in un’Europa provata dai conflitti, fino alla specifica eredità spirituale agostiniana, emergono tre chiavi interpretative che aiutano a comprendere il significato – anche politico – di un Papa statunitense.

Vi riportiamo qui di seguito il testo integrale del primo discorso di Papa Prevost, Leone XIV, pronunciato al momento dell’affaccio da San Pietro dopo la sua elezione.

Dalla Rerum Novarum al nuovo Umanesimo digitale: il ritorno del Leone nel nome dei lavoratori. Con la scelta del nome Leone XIV, il neoeletto Pontefice Robert Francis Prevost si inserisce con decisione in una precisa tradizione della Chiesa cattolica: quella del coraggio pastorale, della dottrina sociale, del dialogo con il mondo moderno. Un nome che evoca un predecessore illustre: Leone XIII, autore nel 1891 dell’enciclica Rerum Novarum, il primo testo magisteriale a prendere posizione sui temi del lavoro, dei diritti dei lavoratori, del ruolo dello Stato e della giustizia sociale.

Un boato immenso ha attraversato piazza San Pietro quando, alle 19:13, si sono aperte le tende della Loggia delle Benedizioni. Davanti a oltre centomila fedeli in attesa, il cardinale protodiacono Dominique Mamberti ha pronunciato le parole attese dal mondo intero: “Annuntio vobis gaudium magnum: Habemus Papam.” Il 267esimo Papa della Chiesa cattolica è il cardinale statunitense Robert Francis Prevost, che ha scelto il nome di Leone XIV.
Con la sua elezione, la Chiesa universale volta una nuova pagina e si affida, per la prima volta nella storia, a un Pontefice nato negli Stati Uniti. Figura di grande esperienza pastorale e spirituale, Prevost raccoglie il testimone di Papa Francesco in un momento cruciale per il futuro della Chiesa e del mondo.