Intelligenza Artificiale, Innovazione e Trasformazione Digitale

Tag: meta Pagina 1 di 4

Meta scommette su Scale AI per addestrare una superintelligenza e ridisegnare l’intelligenza artificiale globale

Non è una semplice acquisizione, e nemmeno una partnership. È un’iniezione di potere. Con 14,3 miliardi di dollari, Meta si è comprata metà dell’anima (e il 49% delle azioni) di Scale AI, la startup fondata dal prodigio Alexandr Wang. Non solo dati: con questo colpo da maestro, Zuckerberg si porta in casa il motore stesso del futuro dell’intelligenza artificiale generalista, l’AGI. Quella vera, quella che – per ora – nessuno ha ancora osato dichiarare davvero di voler costruire, almeno non a voce alta e senza ironia.

META fa causa agli spogliarellisti digitali: guerra alle AI del nudo non consensuale

Se cercate il fondo del barile dell’intelligenza artificiale, non è tra i robot che sbagliano a giocare a scacchi. È molto più in basso. Più precisamente: nelle immagini generate da app come “CrushAI” pubblicizzate su Facebook, Instagram, Messenger e Threads, dove l’obiettivo non è risolvere problemi ma spogliare persone – spesso donne e minorenni – senza alcun consenso. È pornografia algoritmica con il bonus dell’anonimato e il prezzo scontato della morale.

Meta compra il genio, non la ditta: la mossa da 14,3 miliardi di Zuckerberg per un’IA che non si vergogni più

C’è un certo romanticismo tecnologico nel gesto di Mark Zuckerberg: pagare 14,3 miliardi di dollari per il 49% di Scale AI senza neanche volerla tutta, come se la posta in gioco non fosse l’azienda ma il cervello che la guida. Alexandr Wang, enfant prodige dell’intelligenza artificiale, CEO di Scale e prodigioso miliardario a 21 anni, passa ora sotto le insegne blu di Meta. Ma lo fa con un piede ancora nella sua creatura. Meta prende metà tavolo, ma lascia al giovane Wang il comando del mazzo.

Meta vuole riscrivere le leggi della fisica con l’intelligenza artificiale: arriva V-JEPA 2

Meta Platforms ha appena sganciato una bomba, anche se lo stile è quello da laboratorio silenzioso e patinato. Il nome è V-JEPA 2. Sembra il titolo di un software di terz’ordine, ma è molto di più: è il nuovo modello di intelligenza artificiale lanciato da Menlo Park per spingere la sua visione dell’Advanced Machine Intelligence (AMI), un concetto tanto vago quanto ambizioso che promette — o minaccia — di trasformare ogni interazione uomo-macchina in una danza algoritmica tra causa ed effetto.

Meta si compra metà dell’intelligenza: Zuckerberg punta $15 miliardi su Scale AI per rincorrere l’AGI

C’è un momento, nella storia di ogni impero, in cui il suo sovrano sente che gli Dei stanno ridendo di lui. Mark Zuckerberg, dopo aver provato a reinventare il concetto di “mondo” con il Metaverso (fallendo nella realtà quanto lo ha fatto la Second Life del 2008), ha deciso che il futuro non è virtuale, ma cognitivo. Il nuovo feticcio della Silicon Valley si chiama AGI, intelligenza artificiale generale. E per raggiungerla, Meta ha deciso di firmare quello che è, secondo The Information, il più grosso assegno mai staccato fuori dalle proprie mura: quasi 15 miliardi di dollari per acquisire il 49% di Scale AI. Tradotto: Zuckerberg si compra quasi metà della benzina che alimenta l’industria dell’AI globale.

Meta e Scale AI, il matrimonio da 10 miliardi che cambierà l’intelligenza artificiale più della tua prossima terapia di coppia

Immagina che Mark Zuckerberg si presenti a un summit militare con una versione “patriottica” del suo chatbot Llama, addestrato non con meme di Instagram ma con scenari da guerra elettronica. Aggiungi a questo un assegno potenziale da oltre 10 miliardi di dollari per una startup che fino a ieri sistemava dataset come uno stagista ossessivo-compulsivo, e hai il quadro surreale — ma del tutto reale — di quello che sta succedendo tra Meta e Scale AI.

In un’epoca in cui le Big Tech fingono ancora di voler salvare il mondo mentre fanno accordi da retrobottega con il Pentagono, Meta ha deciso di uscire allo scoperto, abbracciando Scale AI come il partner perfetto per la sua visione di un’AI che non solo parla fluentemente millennial, ma può anche indossare un elmetto da combattimento.

Meta confessa: come sette milioni di libri sono diventati spazzatura per addestrare gratis la sua GenAI

Quando il più “itty bitty macho man” della Silicon Valley decide di riscrivere le regole del valore intellettuale, non stiamo parlando solo di algoritmi e codici, ma di un vero e proprio assalto al patrimonio culturale globale. Meta, colosso da 1.2 trilioni di dollari, ha appena svelato la sua nuova strategia di business: rubare proprietà intellettuale su larga scala, dichiarando i sette milioni di libri usati per addestrare la sua intelligenza artificiale come “privi di valore economico”. Tradotto: spazzatura.

Non è una trovata da nerd con scarsa etica, è una manovra di pura arroganza, con radici profonde in una concezione distorta di cosa significhi innovare nel ventunesimo secolo. Un’innovazione che profuma più di saccheggio che di genio creativo. Siamo di fronte a una Silicon Valley che, nel suo narcisismo, si crede il nuovo Rinascimento, ma dimentica che quello vero era costruito sulla protezione e valorizzazione delle opere d’arte, non sulla loro devastazione.

Meta rilancia con Aria Gen 2: gli occhiali che vogliono leggere nei tuoi occhi e forse nella tua anima

La Silicon Valley non sogna più di essere soltanto vista: vuole guardare dentro di noi. Meta, con l’annuncio dei suoi occhiali sperimentali Aria Gen 2, ha dato un’altra spinta all’inevitabile convergenza tra intelligenza artificiale, robotica e realtà aumentata. Ma attenzione, questi non sono occhiali per camminare per strada a caccia di Pokémon virtuali. Sono occhiali per chi, domani, vorrà essere letto più che leggere.

Siamo ben oltre il selfie con i Ray-Ban Stories. Aria Gen 2 è un laboratorio da indossare, un prototipo mascherato da accessorio, con un hardware che non scherza affatto. Meta parla con orgoglio del nuovo sistema di eye-tracking: riesce a monitorare ogni singolo occhio, distinguere i battiti di ciglia, stimare la posizione esatta delle pupille. Una macchina che segue lo sguardo, ma anche quello che potenzialmente stai per fare. Una sorta di pre-intenzione digitale, una lettura neuro-visiva anticipatoria.

Meta flirta con i militari: realtà aumentata, soldi sporchi e licenziamenti in vista

Senti le urla? Sono virtuali, certo, ma perfettamente immaginabili. Grida soffocate dietro monitor curvi, nelle open space ovattate della Silicon Valley. Giovedì, Meta Platforms il colosso di Mark Zuckerberg che ha trasformato l’internet in un luna park disfunzionale – ha annunciato una partnership con Anduril, azienda di difesa fondata dal genio controverso Palmer Luckey. Obiettivo: sviluppare prodotti AR e VR per l’esercito. Per capirci: elmetti da guerra immersivi, visori con killfeed integrato, soldati che uccidono in alta definizione.

Nessun dettaglio concreto, solo nebbia linguistica da comunicato stampa, dove parole come “sinergetico”, “situational awareness” e “next-gen human-machine interfaces” vengono gettate come coriandoli sopra un accordo che, nella sostanza, significa una cosa sola: Meta entra nel business della guerra.

Meta smonta la sua AI: Llama, Maverick e la sindrome del colosso insicuro

Che Meta avesse un problema con l’intelligenza artificiale non era un mistero. Che avesse anche un problema di ego, forse lo era un po’ di più. Ma oggi, a guardar bene, le due cose coincidono. Martedì è arrivata la conferma: la divisione AI generativa è stata ufficialmente smontata e risuddivisa in due tronconi. Non è solo una riorganizzazione: è una mossa chirurgica con tanto di anestesia semantica, perfettamente stile Silicon Valley.

Da un lato, il solito team “ricerca”, che continuerà a inseguire la chimera del Large Language Model perfetto, capeggiato da Ahmad Al-Dahle e Amir Frenkel. Dall’altro, il team “consumer products”, guidato da Connor Hayes, che si occuperà di far funzionare concretamente Meta AI – il famigerato assistente virtuale che dovrebbe un giorno riuscire a distinguere tra un utente ironico e un terrorista.

Meta allena la sua AI con i nostri post. Parte oggi in Europa il grande training con i dati pubblici

Dal oggi, martedì 27 maggio Meta inizia ufficialmente ad allenare i suoi modelli di intelligenza artificiale anche in Europa e in Italia, utilizzando le informazioni pubbliche condivise dagli utenti maggiorenni su Facebook e Instagram. Parliamo di post, foto, commenti, like, storie: tutto ciò che è visibile pubblicamente potrebbe ora contribuire allo sviluppo della Meta AI.

Quando i profeti della Silicon Valley costruiscono i loro bunker

Ci sono momenti in cui la realtà supera la distopia. E no, non stiamo parlando dell’ultima serie Netflix, ma del fatto che Sam Altman e Mark Zuckerberg due tra i principali architetti del nostro presente algoritmico—hanno predisposto con maniacale precisione i loro piani di fuga. Aerei sempre pronti. Piloti standby. Bunker degni di un film post-apocalittico. E intanto noi parliamo di “fiducia”, “leadership” e “responsabilità sociale”.

C’è un che di poetico (o tragicomico) nel sapere che chi sta disegnando l’IA che ci governerà, chi ha trasformato l’informazione in un sistema di sorveglianza da 4 miliardi di utenti attivi, considera la possibilità di doversi volatilizzare da un giorno all’altro. Non metaforicamente. Proprio fisicamente. Via. Con il jet privato. Verso l’isola. Il rifugio. L’autarchia digitale.

Meta richiama Robert Fergus il cofondatore di FAIR da Google: ritorno strategico o disperato tentativo di rinascita?

Robert Fergus, uno dei padri fondatori del laboratorio FAIR (Fundamental AI Research) di Meta, torna a casa dopo cinque anni trascorsi come direttore della ricerca presso Google DeepMind. La sua nomina arriva in un momento critico per Meta, che cerca di rilanciare la propria leadership nell’intelligenza artificiale dopo l’uscita di Joelle Pineau e una fuga di talenti verso startup e il gruppo GenAI interno.

Fergus, che aveva lasciato Meta nel 2018 per unirsi a DeepMind, ha ora il compito di guidare FAIR in una nuova fase di sviluppo. Il laboratorio, noto per aver sviluppato i primi modelli LLaMA, ha recentemente perso terreno a favore di GenAI, responsabile del più avanzato LLaMA 4. La sfida per Fergus sarà quella di riportare FAIR al centro dell’innovazione AI di Meta, in un contesto in cui la concorrenza è più agguerrita che mai.

Il ritorno di Fergus rappresenta un tentativo di Meta di recuperare terreno nel campo dell’AI, puntando su una figura di comprovata esperienza e conoscenza dell’azienda. Tuttavia, resta da vedere se questa mossa sarà sufficiente a invertire la tendenza e a riportare FAIR ai fasti di un tempo.

Zuckerberg non vuole cambiare la pubblicità, vuole annetterla: la fine delle agenzie è già iniziata

Quello che Mark Zuckerberg ha detto a Ben Thompson di Stratechery non è una visione. È una dichiarazione di guerra. Non alla concorrenza, non ai regolatori, ma al concetto stesso di creatività umana nella pubblicità. Alla figura dell’agenzia, del copywriter, dell’art director, del planner strategico. Tutta quella macchina analogica di ego e presentazioni in PowerPoint con headline “bold” e visual stock. Zuckerberg vuole prendere l’intera catena del valore pubblicitario, schiacciarla, e riscriverla da capo. Con la sua AI. Con Meta. Senza intermediari. End-to-end. Fine del gioco.

Nel suo stile da boy-genius californiano, con quella calma sociopatica tipica dei visionari di Menlo Park, ha detto testualmente: “Tu sei un business, vieni da noi, ci dici qual è il tuo obiettivo, colleghi il tuo conto in banca, e non ti serve nessuna creatività, nessun target demografico, nessuna misurazione. Solo leggere i risultati che ti diamo. Punto.”

LlamaCon Q1 2025 Meta AI si prepara a diventare premium: la corsa al dollaro dell’intelligenza artificiale è appena iniziata – Report Rivista.AI

Zuckerberg rilancia sull’intelligenza artificiale: una scommessa da 72 miliardi per drogare l’algoritmo

Quando Mark Zuckerberg decide di mettere mano al portafoglio, non lo fa per tirare fuori qualche spicciolo. No, lui apre la cassaforte e butta dentro una bomba termonucleare di dollari. Meta ha appena aggiornato le sue previsioni di spesa in conto capitale per il 2025, portandole a un massimo di 72 miliardi di dollari, rispetto ai 65 miliardi annunciati solo qualche mese fa. È un aumento brutale, chirurgico, quasi da film di Scorsese, che rappresenta un +84% rispetto allo scorso anno. Il dettaglio più interessante? Se la spesa si manterrà su questi livelli, Meta si posizionerà fianco a fianco con Alphabet, nonostante quest’ultima abbia ancora una struttura di ricavi molto più massiccia. Ma a Zuckerberg, si sa, non è mai importato molto del confronto tra giganti: lui gioca per vincere, o per riscrivere le regole del gioco.

Il punto non è che Meta stia crescendo più del previsto, anzi: se si guarda alle previsioni per il secondo trimestre, c’è un evidente raffreddamento, complice anche la volatilità dei cambi che impatta i ricavi dichiarati. No, la vera motivazione di questo aumento vertiginoso della spesa è un’altra, ed è quasi mistica: la fame di calcolo. Zuckerberg ha chiarito che vuole accelerare la disponibilità di capacità computazionale per addestrare e far girare i suoi modelli di intelligenza artificiale. E non stiamo parlando di giochini da laboratorio universitario, ma di architetture da guerra fredda digitale, in grado di ridefinire il comportamento di miliardi di utenti.

LlamaCon Meta introduce “Private Processing” su WhatsApp: una nuova funzionalità per l’interazione privata con l’AI

Meta ha recentemente annunciato una novità per WhatsApp che potrebbe rivoluzionare il modo in cui interagiamo con l’intelligenza artificiale, dando una maggiore enfasi alla privacy e alla sicurezza dei dati degli utenti. La funzionalità, chiamata “Private Processing”, si propone come una modalità sicura e privata per interagire con Meta AI, evitando che terze parti o anche lo stesso WhatsApp possano accedere alle conversazioni degli utenti. Ma quali sono le implicazioni di questa nuova funzionalità e cosa la rende diversa rispetto ad altri sistemi simili, come quello di Apple? Scopriamolo insieme.

LlamaCon Meta e il futuro delle sue Ray-Ban Meta: tra privacy e innovazione tecnologica

Meta sta affrontando un momento cruciale con le sue Ray-Ban Meta smart glasses. Con una mossa che non sorprende, ma che suscita più di qualche perplessità in merito alla privacy, l’azienda ha recentemente comunicato a tutti i proprietari delle sue occhiali smart due modifiche significative alla politica sulla privacy. Un messaggio inviato il 29 aprile ha delineato i dettagli di questi cambiamenti, che potrebbero segnare una nuova fase per il prodotto, in linea con l’ambizione di Meta di avanzare nel dominio dell’intelligenza artificiale, ma con conseguenze che vanno a toccare il delicato equilibrio tra innovazione e privacy.

Meta e i finti terapeuti: l’intelligenza artificiale ora millanta lauree in psicologia

AI Studio has an unconventional understanding of the word ‘licensed.’ 
Image: 404 Media

Siamo arrivati al punto in cui anche l’intelligenza artificiale mente sul curriculum. Secondo un’inchiesta di 404 Media, alcuni chatbot creati con AI Studio di Meta, uno strumento che consente agli utenti di sviluppare personaggi AI personalizzati per Messenger, Instagram e WhatsApp, si stanno spacciando per psicologi professionisti, millantando laurea, abilitazione e numeri di licenza inesistenti.

Meta ti prende l’anima digitale: il tempo stringe per fermare l’addestramento delle sue IA coi tuoi dati

Dal 27 maggio 2025, Meta inizierà ufficialmente a usare ogni tuo post pubblico per rendere le sue intelligenze artificiali un po’ più “europee”. Non è un pesce d’aprile tardivo, ma una vera e propria svolta epocale nelle policy della compagnia, che impatta milioni di utenti adulti in tutta l’Unione. La motivazione ufficiale è nobile, quasi poetica: rendere l’IA più sensibile alle “sfumature culturali, linguistiche e sociali” del Vecchio Continente. Peccato che, nella sostanza, si tratti dell’ennesima miniera d’oro estrattiva, dove i dati pubblici degli utenti diventano carburante gratuito per le macchine di Menlo Park.

In nome del “legittimo interesse”, Meta intende succhiare contenuti pubblici da Facebook, Instagram, Messenger e persino il Marketplace. L’unico superstite della carneficina resta WhatsApp, che per ora pare escluso dal banchetto dell’addestramento. I dati privati? No, non saranno toccati. Ma attenzione: “privato”, nel linguaggio delle big tech, è un concetto elastico. Se qualcuno pubblica una tua foto o ti tagga in un commento pubblico, potresti comunque finire nel tritacarne algoritmico.

Meta assume ex consigliere di Trump e CEO di Stripe: perché no, il consiglio di amministrazione mancava proprio di “diversità”

Venerdì, in un audace tentativo di dimostrare che il concetto di “coerenza” è ormai obsoleto, Meta ha annunciato l’ingresso nel suo board di due personaggi dal curriculum perfettamente in linea con la sua missione di “connettere le persone”: Dina Powell McCormick, ex consigliera di Donald Trump e bancaria di alto livello, e Patrick Collison, CEO di Stripe, perché, si sa, quando pensi a “etica e responsabilità sociale”, Stripe è la prima cosa che ti viene in mente.

Mark Zuckerberg, con la solita faccia da poker, ha dichiarato: “Patrick e Dina portano un’esperienza unica nel supportare aziende e imprenditori” – sottintendendo: “Soprattutto quelli che pagano bene o hanno amici potenti”. McCormick, che oltre ad aver servito nell’amministrazione Trump ora gestisce i servizi clienti globali di BDT & MSD Partners, porterà sicuramente quella delicatezza diplomatica che mancava a Meta dopo le varie accuse di manipolazione politica.

Meta e il futuro dell’IA: Formazione sui dati degli utenti dell’UE o nuova era di sorveglianza?

Meta ha recentemente annunciato che prevede di allenare la propria intelligenza artificiale sui dati degli utenti dell’Unione Europea, incluse informazioni da piattaforme come Facebook e Instagram. Questo annuncio non arriva certo come una sorpresa, considerando il crescente interesse dell’azienda per l’AI, ma ci sono implicazioni più profonde che vanno oltre la semplice giustificazione di migliorare i modelli di IA. Meta ha messo in luce che si tratta di un passo necessario per perfezionare l’interazione dell’IA con il pubblico europeo, ma ciò solleva inevitabili interrogativi sul rispetto della privacy, sulle possibili ripercussioni legali e sull’accesso che l’azienda avrà ai dati degli utenti.

Meta porta l’intelligenza artificiale in Europa: il lungo viaggio tra regolamentazioni e promesse tecnologiche

Meta ha finalmente annunciato il lancio delle sue funzionalità di intelligenza artificiale (AI) su Facebook, Instagram, WhatsApp e Messenger in Europa. Una mossa tanto attesa, ma che arriva dopo mesi di esami e analisi da parte delle autorità europee, che continuano a scrutare ogni passo di questa implementazione. In sostanza, l’introduzione avverrà sotto forma di un assistente AI, un chatbot intelligente che risponderà alle richieste degli utenti sulle piattaforme di messaggistica della società, portando un’ulteriore spinta verso l’integrazione di AI nel nostro quotidiano digitale.

Questo lancio, che coinvolge ben 41 paesi europei, rappresenta un passo cruciale per Meta, che aveva dovuto fare i conti con un ambiente normativo europeo complesso e spesso imprevedibile. La stessa azienda ha dichiarato che il ritardo nell’introduzione della sua tecnologia AI in Europa è dovuto proprio alla necessità di “navigare” il sistema regolatorio europeo, che ha imposto freni più rigidi rispetto ad altri mercati.

Il sogno cinese di Meta: soldi, segreti e un cavo sottomarino verso l’inferno

Quando una ex dirigente di Meta si presenta davanti al Congresso con un’accusa in piena regola di alto tradimento tecnologico, il rumore di fondo non è solo quello dei flash dei fotografi. È il suono di un impero digitale che scricchiola sotto il peso di ciò che ha sempre negato: una complicità sistemica con il Partito Comunista Cinese, mascherata da espansionismo strategico globale.

Sarah Wynn-Williams, ex direttrice delle politiche pubbliche globali di Meta, è pronta a spalancare le porte dell’inferno aziendale con una testimonianza che sa di spy story siliconvalleyana, ma che si gioca nella realtà: accuse dirette, documenti, progetti segreti e un cavo sottomarino degno di un romanzo cyberpunk, tutto finalizzato – a suo dire – a conquistare il mercato cinese degli inserzionisti, da 18 miliardi di dollari.

Secondo la sua deposizione preparata per la Sottocommissione su Crimine e Controterrorismo, Meta avrebbe costruito – in senso letterale e metaforico – un ponte digitale con la Cina, ribattezzato internamente Project Aldrin, come se Buzz fosse atterrato non sulla Luna ma sulla Grande Muraglia. Il progetto includeva una pipeline fisica, un’infrastruttura transpacifica progettata per collegare Los Angeles a Hong Kong. Un canale che, stando all’accusa, avrebbe potenzialmente dato al governo cinese una corsia preferenziale per intercettare dati privati degli utenti americani, messaggi inclusi. Il tutto senza mai informare il pubblico, gli azionisti o lo stesso Congresso. L’operazione fu cancellata nel 2020, ma non per un risveglio morale, bensì grazie a un intervento diretto delle autorità statunitensi.

Meta lancia LLaMA 4 e spara alto: “superiamo tutti”, ma è davvero così?

Il solito annuncio in pompa magna di Meta è arrivato. Zuckerberg, con la sua solita espressione da androide entusiasta, ha svelato Llama 4: la nuova famiglia di modelli AI che, a detta sua, “batte tutto e tutti”. Si tratta di tre modelli — due disponibili da subito, Scout e Maverick, e un terzo in arrivo, il Behemoth che promettono di ribaltare il tavolo nel panorama dei grandi modelli linguistici. E mentre Meta spinge il marketing sull’open-source, sotto sotto detta regole da monopolista.

Scout, il più piccolo della famiglia, viene venduto come un piccolo prodigio: “entra tutto in una sola Nvidia H100”. Per chi mastica un po’ di infrastruttura, questo significa che puoi farlo girare su una GPU che costa come un’utilitaria. Ma non è solo un esercizio di miniaturizzazione: con i suoi 10 milioni di token di contesto, Scout dice di bastonare Gemma 3, Gemini 2.0 Flash-Lite e persino Mistral 3.1 su benchmark “ampiamente riconosciuti” traduzione: quelli che Meta ha scelto per far bella figura.

Zuckerberg cerca di comprare la libertà: l’ultima mossa disperata di Meta per salvare il monopolio

Mark Zuckerberg è in modalità panico. Il CEO di Meta ha attivato tutte le sue connessioni politiche per tentare di risolvere la causa antitrust che potrebbe smembrare il suo impero digitale.

Il bersaglio? Donald Trump, l’uomo che ha già dimostrato di poter cambiare posizione più velocemente di un algoritmo di Facebook. Secondo il Wall Street Journal, Zuckerberg sta facendo pressione sulla Casa Bianca affinché la FTC (Federal Trade Commission) molli la presa sulla causa che potrebbe costringere Meta a vendere Instagram e WhatsApp. La battaglia legale è iniziata nel 2020, sotto la prima amministrazione Trump, ma ora sta per arrivare al processo, previsto per il 14 aprile.

Meta e UFC: quando il tech incontra l’ottagono

Nel panorama odierno, dove la tecnologia e lo sport si intrecciano in modi sempre più sorprendenti, l’annuncio di una partnership pluriennale tra Meta Platforms e la Ultimate Fighting Championship (UFC) rappresenta un ulteriore passo verso l’innovazione nell’intrattenimento sportivo. Questa collaborazione mira a sfruttare le avanzate tecnologie di Meta per offrire ai fan un’esperienza più coinvolgente e interattiva.

La UFC, sotto la guida di Dana White, ha sempre cercato di ampliare il proprio pubblico e migliorare l’esperienza dei fan. L’accordo con Meta, la società madre di Facebook, Instagram e WhatsApp, apre le porte all’integrazione di strumenti come Meta AI, Meta Glasses e Meta Quest nelle trasmissioni degli eventi UFC. L’obiettivo dichiarato è quello di trasformare il modo in cui gli appassionati vivono gli incontri, portandoli virtualmente a bordo ring attraverso la realtà aumentata e virtuale.

Meta perde la sua leader Joelle Pineau nella ricerca sull’IA mentre miliardi di investimenti sono in bilico

Joelle Pineau, vicepresidente della ricerca sull’intelligenza artificiale presso Meta Platforms, ha annunciato che lascerà l’azienda il 30 maggio. Dopo otto anni di servizio, di cui gli ultimi due alla guida del gruppo Fundamental AI Research (FAIR), Pineau ha deciso di fare un passo indietro per “creare spazio per altri” in un momento in cui la corsa all’IA accelera e Meta si prepara per il suo prossimo capitolo.

Durante il suo mandato, Pineau ha supervisionato lo sviluppo di progetti significativi come PyTorch, FAISS, Roberta, Dino, Llama, SAM, Codegen e Audiobox, strumenti ora utilizzati da numerosi team per lo sviluppo di prodotti. La sua leadership è stata fondamentale nell’iniziativa open-source di Meta, in particolare nel progetto Llama, volto a competere con modelli proprietari di altre aziende.

Meta e l’ombra lunga dell’addestramento: i libri inediti nel mirino?

Se pensavi che la guerra sui dati fosse già abbastanza sporca, ecco un nuovo capitolo ancora più inquietante: Meta potrebbe aver addestrato i suoi modelli di intelligenza artificiale anche su libri non ancora pubblicati.

Il sospetto arriva dopo che The Atlantic ha lanciato un tool di ricerca nel database di LibGen, rivelando che la grande GAI (Grande AI Industriale) di Zuckerberg potrebbe essersi nutrita non solo di libri già disponibili, ma anche di opere inedite, probabilmente sottratte da piattaforme di distribuzione di copie avanzate come NetGalley ed Edelweiss.

L’autrice Maris Kreizman, scrivendo su Literary Hub, ha scoperto che il suo libro, in uscita il 1° luglio, era già nel dataset di addestramento di Meta. E qui sorge la domanda fatidica: come è possibile?

Meta rivoluziona l’AI con i Large Concept Models (LCM)

Meta ha recentemente annunciato i large concept models (lcm), introducendo un nuovo paradigma nella modellazione del linguaggio naturale che supera le limitazioni degli attuali large language models (llm).

Mentre i llm tradizionali operano a livello di token, prevedendo parola per parola, gli lcm si focalizzano su concetti più astratti, rappresentati da intere frasi in spazi semantici multidimensionali.

Questa innovazione consente agli lcm di comprendere e generare contenuti con una coerenza e profondità semantica superiori, avvicinandosi al modo in cui gli esseri umani elaborano le informazioni. utilizzando lo spazio di embedding sonar, che supporta fino a 200 lingue sia in formato testuale che vocale.

Meta adotta il modello di fact-checking di Elon Musk: rivoluzione nella moderazione dei contenuti su Facebook, Instagram e Threads

Meta Platforms ha annunciato che dal 18 marzo inizierà a testare negli Stati Uniti un nuovo sistema di fact-checking basato su Community Notes, già utilizzato su X (ex Twitter) di Elon Musk. La società ha scelto di adottare l’algoritmo open-source della piattaforma rivale per valutare e classificare le informazioni, segnando una svolta significativa nella gestione dei contenuti su Facebook, Instagram e Threads.

Secondo Meta, questa scelta permette di costruire su quanto già sviluppato da X, con l’obiettivo di migliorarlo nel tempo e adattarlo alle proprie piattaforme. L’azienda ha dichiarato di voler lavorare in maniera trasparente, raccogliendo feedback dai contributor per perfezionare il sistema, pur riconoscendo che il processo iniziale non sarà esente da difetti.

Meta sfida Nvidia: il nuovo chip AI sviluppato con TSMC

Meta ha recentemente avviato i test sul suo primo chip AI sviluppato internamente, denominato Meta Training and Inference Accelerator (MTIA). Questo acceleratore dedicato è stato progettato per ottimizzare l’efficienza energetica nei carichi di lavoro di intelligenza artificiale, superando le prestazioni delle tradizionali GPU.

La collaborazione con il produttore taiwanese TSMC ha portato alla realizzazione del chip utilizzando la tecnologia di processo a 7 nanometri, con una frequenza operativa di 800 MHz. L’MTIA offre una potenza di elaborazione di 102,4 TOPS con precisione INT8 e 51,2 TFLOPS con precisione FP16, mantenendo un consumo energetico di 25 W.

Meta punta sull’AI conversazionale con LLaMA 4 e Ray-Ban

Il futuro è la voce

Meta sta accelerando lo sviluppo delle capacità vocali del suo nuovo modello di linguaggio open-source, Llama 4, puntando su agenti conversazionali capaci di superare quelli basati esclusivamente sul testo. La strategia dell’azienda di Menlo Park si allinea con la crescente tendenza dell’industria a sviluppare intelligenze artificiali più interattive e naturali, rendendo la voce il nuovo standard di interfaccia uomo-macchina.

Secondo un report del Financial Times, Llama 4 sarà rilasciato nelle prossime settimane, e il suo sviluppo è focalizzato sulla creazione di un assistente personale avanzato, capace di comprendere contesti e preferenze dell’utente in modo prolungato nel tempo.

Come Meta e Google traggono vantaggio dagli annunci creati dall’intelligenza artificiale di terze parti

L’integrazione dell’intelligenza artificiale (IA) nelle piattaforme pubblicitarie di Meta e Google ha trasformato radicalmente il panorama della pubblicità digitale. Queste due aziende non si limitano a sviluppare internamente algoritmi IA per ottimizzare i propri sistemi pubblicitari, ma collaborano anche con terze parti, utilizzando tecnologie IA di altre aziende per perfezionare e ampliare le proprie offerte. Queste tecnologie, in molti casi, sono all’avanguardia nel campo del machine learning, dell’elaborazione del linguaggio naturale e del riconoscimento delle immagini, permettendo alle piattaforme di offrire esperienze pubblicitarie più precise e personalizzate.

Meta prevede di rilasciare un’app Meta AI autonoma nel tentativo di competere con ChatGPT di OpenAI

La competizione nel mercato dei chatbot AI si sta intensificando rapidamente, e Meta sembra aver compreso che il semplice inserimento di Meta AI nelle proprie piattaforme social non basta per catturare l’attenzione degli utenti. Con il lancio di un’app stand-alone e l’introduzione di un modello a pagamento, l’azienda punta chiaramente a un posizionamento più strategico per competere con giganti come OpenAI, Google e Anthropic.

Meta pianifica un investimento da 200 miliardi di dollari in un campus per l’intelligenza artificiale

Recenti rapporti indicano che Meta Platforms sta valutando la costruzione di un nuovo campus di data center negli Stati Uniti, dedicato ai suoi progetti di intelligenza artificiale (AI), con un investimento potenziale che supera i 200 miliardi di dollari. Le possibili località per questo ambizioso progetto includono Louisiana, Wyoming e Texas, con visite recenti da parte dei dirigenti dell’azienda a siti potenziali. Tuttavia, un portavoce di Meta ha smentito queste affermazioni, dichiarando che i piani e le spese per i data center sono già stati divulgati e che qualsiasi informazione aggiuntiva è puramente speculativa.

Questa mossa si inserisce in un contesto di crescenti investimenti nell’AI da parte dei giganti della tecnologia. Nel gennaio 2025, il CEO di Meta, Mark Zuckerberg, ha annunciato l’intenzione di spendere fino a 65 miliardi di dollari quest’anno per l’espansione dell’infrastruttura AI dell’azienda. Questa cifra è significativa, ma ancora inferiore rispetto ai piani di investimento di altri colossi tecnologici: Microsoft prevede di investire 80 miliardi di dollari nell’anno fiscale 2025, mentre Amazon prevede che la sua spesa nel 2025 supererà i 75 miliardi di dollari stimati per il 2024.

Meta disperata corteggia i creatori: il piano disperato per rendere Facebook di nuovo cool

Meta non si arrende. Nonostante Facebook sia diventato il regno delle catene di Sant’Antonio e delle pubblicità di prodotti miracolosi, l’azienda di Zuckerberg insiste nel tentativo di rianimarlo, questa volta puntando sui creatori di contenuti.

L’idea è semplice: se TikTok e YouTube spopolano grazie a influencer e video virali, perché non provare a farlo anche su Facebook? Peccato che il social sia percepito dai giovani come il luogo in cui i loro genitori condividono fake news e ricordi di 10 anni fa.

Ma Meta non si arrende e ingaggia i creatori “woos” li corteggia, li lusinga, li adula, nella speranza che riportino un po’ di vita sulle sue piattaforme. Non si tratta di una mossa romantica, ma di un disperato tentativo di evitare il declino. Perché senza contenuti freschi e coinvolgenti, Facebook rischia di diventare irrilevante.

Come? Con un’infornata di strumenti basati sull’intelligenza artificiale, personaggi virtuali che interagiscono con gli utenti e un software che permette di creare video dal nulla. Suona futuristico, ma in realtà il rischio è di trasformare Facebook in una gigantesca fiera di avatar senz’anima e contenuti generati da algoritmi.Il problema è che i creatori di contenuti non sono stupidi.

Sanno benissimo che il pubblico giovane sta altrove, che Facebook è un’arena di dibattiti infuocati tra boomer e che i soldi veri girano su TikTok, Instagram e YouTube. Perciò, per farli tornare, Meta dovrà fare molto più di qualche promessa: dovrà rendere Facebook davvero desiderabile.

E al momento, sembra più facile convincere un ventenne a usare una segreteria telefonica.


Newsletter – Non perderti le ultime novità sul mondo dell’Intelligenza Artificiale: iscriviti alla nostra newsletter gratuita e accedi ai contenuti esclusivi di Rivista.AI direttamente nella tua casella di posta!

Meta ha annunciato il cavo sottomarino più lungo del mondo per collegare i cinque continenti

Meta mira a consolidare la sua posizione nel settore delle infrastrutture di rete sottomarine. Il colosso americano ha annunciato Project Waterworth, un cavo di connessione che, una volta completato, misurerà 50.000 km (più della circonferenza terrestre) un vero e proprio record. L’obiettivo è collegare cinque continenti, per favorire l’inclusione digitale e la cooperazione informatica tra i Paesi.

Meta e Trump: Un’Alleanza Contro le Regolamentazioni Tecnologiche Europee

Nel contesto delle crescenti tensioni tra le aziende tecnologiche statunitensi e le autorità di regolamentazione europee, Meta Platforms ha manifestato l’intenzione di coinvolgere direttamente il Presidente Donald Trump per affrontare le sfide normative imposte dall’Unione Europea. Joel Kaplan, direttore delle politiche globali di Meta, ha dichiarato durante la Conferenza sulla Sicurezza di Monaco che l’azienda non esiterà a portare le proprie preoccupazioni all’attenzione dell’amministrazione Trump qualora ritenga che le normative europee discriminino ingiustamente i loro prodotti.

Meta Lancia LLaMACon: Un Nuovo Capitolo nell’Innovazione AI

Meta Platforms ha annunciato il lancio di LlamaCon, una nuova conferenza per sviluppatori focalizzata sull’intelligenza artificiale open-source, prevista per il 29 aprile 2025. Questo evento nasce in risposta all’enorme successo del modello AI open-source di Meta, Llama, che nel 2024 è stato scaricato oltre 650 milioni di volte.

LlamaCon offrirà agli sviluppatori l’opportunità di esplorare le ultime novità negli strumenti AI open-source di Meta, facilitando la creazione di applicazioni e prodotti innovativi. Questo evento si colloca strategicamente mesi prima del consueto Meta Connect, programmato per il 17 e 18 settembre 2025, dove l’azienda svelerà aggiornamenti su Meta Horizon e le tecnologie emergenti.

EssilorLuxottica e Meta: La visione Italiana che ridefinisce gli occhiali intelligenti

EssilorLuxottica, azienda nata dalla fusione tra il colosso italiano Luxottica e il gigante francese Essilor, ha confermato il suo ruolo di protagonista nell’innovazione tecnologica nel settore dell’occhialeria grazie alla partnership strategica con Meta Platforms. L’obiettivo è ambizioso: espandere la capacità produttiva degli occhiali intelligenti Ray-Ban Meta a 10 milioni di unità entro la fine del prossimo anno. Lo ha dichiarato l’amministratore delegato Francesco Milleri durante la conference call sui guadagni dell’azienda, sottolineando come questi occhiali rappresentino un prodotto di punta nel mercato emergente della tecnologia indossabile.

Pagina 1 di 4

CC BY-NC-SA 4.0 DEED | Disclaimer Contenuti | Informativa Privacy | Informativa sui Cookie