Negli ultimi anni, l’intelligenza artificiale è diventata uno dei temi dominanti nel panorama tecnologico e finanziario globale. Investimenti record, acquisizioni miliardarie, startup meteore e alleanze strategiche tra aziende e stati stanno ridefinendo gli equilibri dell’economia mondiale. Tutto questo ricorda, in modo sorprendentemente simile, la bolla delle dot-com dei primi anni 2000.
Allora, l’euforia era guidata da Internet e dalla promessa di rivoluzionare ogni settore, spesso senza una reale strategia di monetizzazione. Gli investitori correvano per “esserci” più che per comprendere. Quando la realtà economica presentò il conto, molte aziende sparirono, ma alcune come Amazon e Google emersero come giganti.
Oggi, l’AI segue un percorso analogo. Startup valutate miliardi senza un business sostenibile, hype mediatico e una corsa agli investimenti spinta dalla paura di restare indietro più che da un’analisi razionale dei ritorni. Sul fronte retail e consumer, il rischio di una correzione è evidente: una parte della bolla è destinata a scoppiare.
I pro e i contro: tra opportunità e illusioni
Pro:
- L’AI sta già generando innovazioni reali in automazione, logistica, sanità e analisi dei dati.
- Gli investimenti infrastrutturali stanno creando un ecosistema tecnologico profondo, che andrà oltre l’hype iniziale.
- Le grandi piattaforme globali (come Microsoft, Google, Amazon) stanno integrando l’AI nei propri servizi, aumentando efficienza e produttività.
Contro:
- Valutazioni speculative e scollegate dai ricavi reali.
- Eccesso di aspettative, alimentato dai media e dai social.
- Mortalità elevata delle startup AI, spesso incapaci di sostenere i costi o di differenziarsi.
Il fattore “Dual Use”: la differenza che cambia tutto
Ecco il punto chiave: a differenza della bolla dot-com, l’attuale corsa all’AI è sostenuta da un elemento che potrebbe alterare completamente le regole del gioco il dual use.
Molte tecnologie AI non sono solo strumenti di marketing o produttività civile: hanno un potenziale militare e strategico diretto. Questo significa che ogni euro investito in infrastrutture AI, robotica o chip avanzati può avere una doppia destinazione commerciale e difensiva.
Negli ultimi mesi, abbiamo assistito a massicci investimenti in datacenter di nuova generazione, alleanze tra stati per lo sviluppo di superinfrastrutture AI, e progetti di cooperazione strategica per il controllo dei flussi di dati globali. Tutto questo non è solo business: è geopolitica tecnologica.
Terre rare, chip e macchine: il triangolo del potere AI
L’AI, a differenza di Internet nel 2000, non vive nel cloud astratto. È una tecnologia fisica, materiale, che richiede energia, chip e risorse naturali. E qui entra in gioco un altro elemento chiave: le terre rare.
L’accesso e il controllo di questi materiali, indispensabili per produrre chip e semiconduttori, stanno diventando un terreno di competizione globale. Cina, Stati Uniti e Unione Europea stanno già ripensando la propria autonomia strategica, con enormi investimenti in supply chain indipendenti e infrastrutture AI “sovrane”.
Il legame tra AI e potere militare è quindi diretto: droni autonomi, sistemi di difesa predittivi, robotica bellica e controllo cyber sono già realtà. Il concetto di dual use spiega dunque perché i colossi finanziari e gli stati sovrani continuino a investire miliardi, anche in assenza di profitti immediati. Non si tratta solo di “innovazione tecnologica”: si tratta di potere globale.
Implicazioni economiche e geopolitiche
Dal punto di vista retail, la bolla è evidente e fisiologica: molte startup AI falliranno, come accadde nel 2000. Ma dal punto di vista strategico e istituzionale, la traiettoria è diversa. Le infrastrutture costruite oggi — server farm, chip, reti di calcolo, AI agent autonomi resteranno come fondamenta del potere economico e militare dei prossimi decenni.
Questo fa sì che, anche se la “bolla retail” esploderà, il cuore tecnologico dell’AI sopravvivrà e crescerà. L’AI non è solo software, ma una nuova infrastruttura del potere umano. E i governi lo sanno: il confine tra tecnologia civile e militare si fa ogni giorno più sottile.
Un déjà vu con esiti diversi
La bolla delle dot-com aveva promesso una rivoluzione digitale e l’ha mantenuta, ma solo dopo una dolorosa selezione naturale. L’AI promette una rivoluzione cognitiva e fisica insieme: algoritmi che pensano, macchine che agiscono, umanoidi che apprendono. Quando questa bolla scoppierà, lascerà rovine ma anche colossi con capacità duali in grado di influenzare la storia umana come mai prima.
Le analogie sono molte, ma le conseguenze saranno più profonde. Le dot-com hanno digitalizzato l’informazione. L’AI sta digitalizzando l’intelligenza, il comando e il controllo.
Due bolle, due destini
Sì, la bolla AI esploderà almeno nel segmento retail e consumer. Molte startup cadranno, molti progetti svaniranno. Ma dalle loro ceneri nasceranno nuove potenze tecnologiche, ibride tra industria, software e difesa.
Le aziende e le nazioni che avranno investito nella dimensione duale dell’AI civile e militare emergeranno come nuovi attori dominanti della geopolitica globale. Queste entità disporranno di capacità senza precedenti: sistemi autonomi, infrastrutture cognitive, e potere computazionale diffuso.
In altre parole, se la bolla dot-com ha cambiato il modo in cui comunichiamo, la bolla AI cambierà il modo in cui esistiamo, produciamo e combattiamo.
Esploderà, sì. Ma il giorno dopo, inizierà la vera corsa per il potere cognitivo globale.
Alberto Fattori, Managing Director, Qiao LAB – Shanghai Business Innovation Incubator & Accelerator