È ufficiale: Elon Musk ha deciso che la creatività, come la verità, non deve chiedere permesso. La sua AI company, xAI, ha appena lanciato Grok Imagine su iOS per tutti gli utenti SuperGrok e Premium+ dell’app X, ovvero l’ex Twitter diventata un laboratorio di esperimenti sociali, culturali e, a quanto pare, erotici. Musk, come da copione, non si limita a giocare con l’intelligenza artificiale. Vuole ridefinire i limiti stessi della rappresentazione generata dall’algoritmo. In questo caso, anche quelli della decenza.

Grok Imagine è un generatore multimodale di immagini e video basato su prompt testuali o visivi. A renderlo più Musk di Musk è l’introduzione di uno spicy mode integrato, che consente la creazione di contenuti NSFW, ovvero Not Safe For Work, quell’acronimo ipocrita con cui si tenta di sdoganare pornografia e soft erotismo in chiave tecnologica. Il risultato? Video di 15 secondi con audio nativo e potenziale nudità femminile parziale. La moderazione c’è, certo, ma fa il minimo sindacale. Alcuni prompt “troppo spinti” generano contenuti censurati, con immagini sfocate e inaccessibili. Ma si riesce comunque a generare materiale semi-nudo, e sì, è tutto previsto dal design.

La parola chiave qui non è AI, né video generation, né innovazione. È trasgressione. Perché quello che Musk sta facendo è occupare uno spazio lasciato colpevolmente vuoto dai giganti come OpenAI, Meta o Google: quello della creazione senza freni morali preimpostati. Mentre gli altri si affannano a mettere paletti, filtri e bandierine etiche, lui disegna una nuova frontiera dove la libertà di generare si confonde con l’assenza di limiti. Un Far West algoritmico in cui il contenuto più provocatorio è spesso anche il più virale. Perché se è vero che l’attenzione è la valuta del web, Musk vuole stampare banconote nel bordello dell’intelligenza artificiale.

Tecnicamente Grok Imagine sembra ancora un ibrido in fase embrionale. Le immagini sono in parte sfocate, la qualità audio mediocre, e i video spesso sembrano più sogni bagnati usciti da un server caffeinomane che vere produzioni. Ma non è questo il punto. Come spesso accade con i prodotti Musk, la beta è la feature. È il messaggio politico e culturale, prima ancora che tecnologico, a determinare l’impatto. La dichiarazione è semplice quanto radicale: se l’AI può rappresentare il reale, deve poter rappresentare anche ciò che il reale censura.

Il tema è esplosivo. Non solo perché solleva questioni etiche irrisolte, ma perché tocca il nervo scoperto dell’economia digitale contemporanea: la monetizzazione dell’immaginazione sessuale. Gli LLM tradizionali e i modelli di generazione visiva come DALL·E, Midjourney o Firefly operano con vincoli morali imposti. Ma il pubblico, quello vero, quello pagante, quello che si nasconde dietro abbonamenti Premium+, non vuole safe mode, vuole adrenalina. Vuole vedere fin dove si può spingere la macchina senza che si spezzi. O meglio: vuole vederla spezzare i tabù, uno dopo l’altro, possibilmente in 4K e con audio binaurale.

La mossa è perfettamente coerente con la strategia muschiana: hackerare il concetto stesso di contenuto per sfidare lo status quo. Come con le auto elettriche, i razzi riutilizzabili e l’acquisizione di Twitter, Musk non propone semplici prodotti. Offre narrazioni egemoni mascherate da tool digitali. Grok Imagine non è solo un generatore video. È un manifesto postmoderno, uno specchio distorto in cui riflettersi e riconoscere il lato più spregiudicato della cultura online.

Tutto questo, ovviamente, porta con sé un’implicazione inquietante: chi controlla la rappresentazione del desiderio nel regno delle AI? Se la Generative AI diventa il regista dei nostri sogni erotici, chi decide cosa è troppo? Chi stabilisce se un capezzolo generato da un algoritmo è più pericoloso di un razzo che esplode in fase di test? Se la nudità sintetica è soggetta a moderazione, allora il desiderio è algoritmicamente negoziato. Il che equivale a dire che la nostra immaginazione è sottoposta a linee guida UX. Un paradosso che Musk vuole evidentemente infrangere, anche a costo di scandalizzare.

Eppure, proprio in questa ambiguità risiede la forza di Grok Imagine: la sua capacità di costringere l’opinione pubblica e l’industria tech a uscire dalla comfort zone. Perché la domanda non è “dovremmo permettere AI erotiche?” ma “cosa succede se non lo facciamo?”. Il risultato non sarà meno pornografia, ma più ipocrisia. I contenuti finiranno comunque per esistere, solo altrove, in piattaforme opache, decentralizzate e meno controllabili. Musk, invece, preferisce centralizzare la trasgressione per monetizzarla e legittimarla.

La conseguenza più affascinante? Che il contenuto erotico generato dall’AI diventa un nuovo territorio di branding. Non solo per Musk, ma per tutta l’industria che verrà. Ogni generatore, da ora in avanti, dovrà decidere se vuole essere una piattaforma per pubblicitari o per peccatori. E il pubblico, quel pubblico che nel silenzio delle 2:37 del mattino digita prompt improbabili e proibiti, deciderà con il portafoglio. SuperGrok e Premium+ sono solo l’inizio. La vera guerra sarà tra AI puritane e AI decadenti. E indovinate chi vincerà? Quelli che sapranno vendere il sogno proibito in HD.

Nel frattempo, il dibattito sul contenuto NSFW generato da intelligenze artificiali continua a muoversi in un’area grigia dove diritto d’autore, privacy, consenso e regolamentazione arrancano dietro l’accelerazione tecnica. Se oggi Grok Imagine consente la creazione di immagini semi-nude, domani potrebbero arrivare i cloni digitali di celebrità, deepfake sessuali indistinguibili dalla realtà, o forme di erotismo iperrealista che ridisegnano il desiderio stesso. Sarà ancora considerata pornografia se non esiste alcun corpo reale coinvolto? O sarà una nuova forma di espressione post-umana, dove la libido incontra la computazione quantistica?

La parola finale spetta agli utenti. A quelli che vogliono generare una Venere di Milo con sneakers e seno scoperto. A quelli che vogliono testare il confine tra arte e oscenità. A quelli che vogliono vedere se davvero l’AI può immaginare meglio di noi. Se l’intelligenza artificiale diventa erotica, forse è il segno definitivo che sta davvero imparando a essere umana. Con tutte le contraddizioni, i desideri repressi e le fantasie inconfessabili che questo comporta. Del resto, come diceva Oscar Wilde: “La sola differenza tra un capriccio e una passione eterna è che il capriccio dura un po’ di più”. Grok Imagine, in 15 secondi, promette di renderlo eterno.