Intelligenza Artificiale, Innovazione e Trasformazione Digitale

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Canva sfida l’impero di Microsoft e Google: l’attacco definitivo parte dal Visual Suite 2.0

Canva ha appena lanciato la bomba nucleare contro l’oligarchia del software aziendale. Mentre Microsoft si aggrappa disperatamente a Teams e Copilot, e Google continua a impilare fogli, slide e documenti in un’interfaccia che sa di decennio scorso, Canva si presenta con un piano tanto semplice quanto ambizioso: fagocitare tutto. Design, produttività, AI generativa, gestione dei team, fogli di calcolo, codice, foto, siti, presentazioni. In una sola parola? Total domination.

La nuova versione di Visual Suite non è solo un update, è una dichiarazione di guerra. L’obiettivo? Trasformare Canva da quello strumento da marketer fighetti e freelance creativi a vera alternativa alle suite collaudate di Microsoft 365, Google Workspace e pure una bella fetta di Adobe Creative Cloud.

Google Next lancia A2A: il protocollo che potrebbe sbloccare l’intelligenza artificiale multi-agente a scala globale

Leggi l’annuncio ufficiale di Google

In un mondo dove l’intelligenza artificiale viene ancora gestita come una collezione di agenti autistici — intelligenti sì, ma ognuno chiuso nel proprio silo tecnologico — arriva A2A, l’Agent-to-Agent Protocol di Google, come una telefonata improvvisa nel silenzio assordante. Lanciato ieri con tanto di benedizione open source, A2A potrebbe rappresentare lo strato mancante che rende finalmente operativa, interoperabile e scalabile l’intelligenza artificiale multi-agente. Non è la solita iniziativa “alpha-only” con puzza di lock-in, ma un ecosistema già supportato da oltre 50 partner, da Salesforce a LangChain, fino a SAP. Quando si muovono questi, forse qualcosa di grosso bolle davvero in pentola.

Il protocollo A2A è, in estrema sintesi, una lingua franca tra agenti AI. Un set di regole e convenzioni che permette a software intelligenti di comunicare, coordinarsi, passarsi lavoro e completare task senza dover riscrivere ogni volta la Torre di Babele del middleware. Un agente riceve un compito, lo passa a un altro che ha le competenze per completarlo, e voilà: niente più API spaghetti, nessun vendor lock-in, zero pareti proprietarie. Il sogno bagnato di chiunque abbia passato gli ultimi cinque anni cercando di orchestrare architetture modulari senza impazzire.

Trump rilancia la guerra fredda del Pacifico: un trilione di dollari, dazi al 125% e una strategia che puzza di guerra commerciale più che di deterrenza

Benvenuti nell’era del trilione di dollari. Donald Trump, tornato alla Casa Bianca come un fantasma che non vuole saperne di restare nel passato, ha promesso – con l’immancabile petto gonfio da comandante in capo – un budget per la difesa da 1.000 miliardi di dollari. Una cifra colossale, mai vista prima, che rappresenta un incremento vertiginoso rispetto agli 892 miliardi appena approvati per il 2024. E mentre a Washington tagliano a colpi d’accetta tutto ciò che non sa di guerra, Trump e il nuovo Segretario alla Difesa Pete Hegseth piazzano il pentolone bollente della deterrenza sul fornello dell’Indo-Pacifico. Il messaggio è chiaro, urlato con il solito megafono mediatico: la Cina è il nemico designato, e bisogna spendere per stare al passo.

Avatar in aula: quando l’IA diventa l’avvocato (senza dirlo a nessuno)

Certe volte la realtà supera la fantascienza. E altre volte, la supera, la investe, e poi fa retromarcia. Prendete Jerome Dewald, 74 anni, imprenditore seriale e visionario dell’intelligenza artificiale, che ha pensato bene di mandare Jim, un avatar AI “grande, bello e maschio alfa”, a rappresentarlo in tribunale durante un’udienza. Sì, avete letto bene. Un avatar generato da una piattaforma chiamata Tavus, usato per tenere un’arringa legale in un’aula della Corte Suprema dello Stato di New York.

Ora, si potrebbe anche apprezzare l’intento se fosse stato chiaro. Ma Dewald non ha avuto la brillante idea di informare preventivamente la corte che l’uomo in video, con voce baritonale e mascella scolpita, non era un avvocato in carne e ossa, né tanto meno lui. Il dettaglio, a quanto pare, era secondario. Peccato che la giudice Sallie Manzanet-Daniels non abbia esattamente gradito la sorpresa, interrompendo il video dopo la prima frase pronunciata da Jim e chiedendo se quella fosse la parte legale del caso.

Amazon spara in orbita la sfida: Project Kuiper punta 27 satelliti contro Starlink

Nel teatro sempre più affollato dell’internet satellitare, Amazon accende i motori e si prepara a lanciare il suo guanto di sfida contro SpaceX. Mercoledì sera, dal pad di Cape Canaveral, 27 satelliti della costellazione Kuiper prenderanno il volo a bordo di un razzo Atlas V della United Launch Alliance, la joint venture tra Boeing e Lockheed Martin. Non si tratta più di test o prove tecniche di trasmissione: questa è la prima vera infornata operativa, quella che segna il passaggio dal laboratorio all’arena commerciale.

Il battesimo del fuoco segue il volo di due prototipi messi in orbita lo scorso anno, piccoli precursori lanciati per testare le fondamenta della rete Kuiper. Adesso si fa sul serio. I satelliti sono destinati a diventare le prime pedine concrete nella gigantesca scacchiera cosmica dove Amazon ambisce a posizionare oltre 3.200 unità. Obiettivo? Copertura internet globale, low-latency e a banda larga, in una guerra fredda dello spazio che si combatte a colpi di gigabit, orbite basse e frequenze radio.

Grok 3 via Api, l’intelligenza artificiale secondo Musk: cara e pronta a mordere

Elon Musk non ama giocare in difesa. Dopo le cannonate su OpenAI e il suo distacco (tra scontri legali e teatrini su X), ora mette sul tavolo la sua personale versione dell’IA generativa: Grok 3. L’API del modello di punta della sua startup xAI è ufficialmente online, con tanto di listino prezzi – che, neanche a dirlo, è un manifesto ideologico prima ancora che commerciale.

Per chi si fosse perso qualche puntata, Grok è il nome della famiglia di modelli sviluppati da xAI. A detta di Musk, rappresentano “la vera alternativa open alla censura woke”. Al netto delle sparate di marketing, Grok 3 arriva in quattro versioni: il modello base, la versione Mini, e per entrambe l’upgrade con capacità di “reasoning” il che oggi significa poco, visto che anche i modelli dei competitor ormai spacciano per ragionamento ciò che è solo inferenza statistica mascherata da logica.

La Mossa di Trump sull’AI: Carbone o Energia Pulita?

Un capitolo piuttosto inusuale si è appena aggiunto al dibattito sull’energia per l’intelligenza artificiale (AI) negli Stati Uniti. Il giorno prima che diversi leader tecnologici di spicco fossero convocati al Congresso per discutere come ottenere più energia per l’industria dell’AI in forte crescita, il presidente Donald Trump ha preso una decisione audace per affrontare la crisi firmando un ordine esecutivo volto a rilanciare la produzione di carbone. L’ordine, facente parte di un pacchetto di iniziative più ampio pensato per rilanciare l’industria del carbone americana, cerca di rispondere alle crescenti necessità energetiche dei centri di elaborazione dati per l’AI, facendo affidamento su quelle che Trump ha definito le “belle risorse di carbone pulito” degli Stati Uniti.

L’ordine firmato da Trump, che affronta specificamente le esigenze energetiche dell’AI, incarica i Dipartimenti del Commercio, dell’Energia e degli Interni di condurre studi per determinare se le infrastrutture alimentate a carbone possano supportare i centri di dati per l’AI. Con l’AI destinata a diventare una forza onnipresente in tutto, dalla sicurezza nazionale alle attività quotidiane, la questione di come alimentare i vasti e affamati di energia centri di elaborazione dati che sostengono queste tecnologie è diventata centrale. Il problema è innegabile: l’AI richiederà più energia che mai, e l’industria tecnologica è alla ricerca di soluzioni per soddisfare tale domanda.

Quando l’ignoranza istituzionale diventa pedagogia nazionale

Fa quasi tenerezza, se non fosse drammatico. La Segretaria all’Istruzione degli Stati Uniti, Linda McMahon, già nota più per il wrestling che per la pedagogia, ha partecipato a un panel dedicato all’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro. Fin qui nulla di nuovo. Il problema? Ha ripetutamente chiamato “AI” acronimo universalmente noto per “Artificial Intelligence” con un convintissimo “A1”. Sì, come la salsa per bistecche. Uno scivolone lessicale che, se fosse uscito dalla bocca di un comico da stand-up, avrebbe strappato una risata. Ma quando arriva dalla persona che dovrebbe dirigere il futuro educativo di una nazione, il retrogusto è quello dell’angoscia.

Certo, potremmo cavarcela con una battuta: magari pensava che l’“A1” fosse un miglioramento delle scuole di “serie B”. Oppure che fosse una nuova sigla per un programma proteico destinato ai cervelli adolescenti. Ma dietro la gaffe si nasconde qualcosa di ben più serio: l’inquietante incompetenza della classe dirigente rispetto alle tecnologie che stanno ridefinendo l’intera struttura della società.

Adobe punta sull’intelligenza artificiale creativa: Photoshop e Premiere Pro diventano (finalmente) intelligenti

Adobe ha deciso di mandare in pensione il concetto romantico di “editing manuale” e ha fatto coming out con la sua nuova religione: l’agentic AI. Un nome che sa più di buzzword da pitch per venture capitalist che di rivoluzione, ma il succo è chiaro. Photoshop e Premiere Pro stanno per diventare strumenti che non solo eseguono comandi, ma li capiscono, li anticipano e soprattutto – li fanno al posto tuo. Addio alle notti insonni passate a mascherare dettagli pixel per pixel. Benvenuti nell’era del creative agent, dove il mouse serve più per sentirsi creativi che per esserlo davvero.

A spiegare l’ennesima mossa di Adobe nel campo dell’IA è Ely Greenfield, CTO del Digital Media di Adobe, che in un blog pubblicato oggi ha raccontato con toni visionari – e un certo gusto per la retorica futuristica – come funzioneranno questi nuovi agenti. Si parte da Photoshop: una nuova interfaccia galleggiante, chiamata Actions panel, che analizza la tua immagine, ti suggerisce interventi estetici (tipo: “vuoi che sparisca quella comitiva di turisti sullo sfondo?”) e poi se gli dici sì – lo fa. Senza chiederti dove vuoi salvare il file.

Trump fa marcia indietro sui chip Nvidia in Cina: la politica estera ora si decide a cena a Mar a Lago

Donald Trump, il maestro del colpo di teatro e delle trattative condite da bistecche ben cotte a Mar-a-Lago, ha appena riscritto il copione della geopolitica tecnologica globale. Secondo un’esclusiva riportata da NPR, l’ex Presidente e probabile futuro candidato ha deciso di sospendere le nuove restrizioni sui chip AI venduti da Nvidia alla Cina, dopo un tête-à-tête serale con l’AD Jensen Huang, noto più per il suo giubbotto di pelle che per l’amore verso la diplomazia.

La vicenda ha i tratti di un western high-tech, dove le sanzioni USA, ideate per bloccare il progresso dell’IA cinese, vengono messe in pausa non da un consiglio di sicurezza o da un’analisi strategica del Pentagono, ma da una conversazione informale con un CEO. Huang avrebbe promesso a Trump “significativi investimenti” in data center di nuova generazione negli Stati Uniti, ovviamente a condizione di mantenere aperto l’accesso al lucroso mercato cinese. D’altronde, Huang non è nuovo ai giochi di equilibrio geopolitici: Nvidia vende chip avanzatissimi che fanno gola a entrambi i lati del Pacifico.

Google Cloud Next 2025 quando il cloud è più volatile della borsa l’illusione della stabilità

A Las Vegas, sotto i riflettori abbaglianti di un centro congressi troppo freddo per caso, Thomas Kurian, CEO di Google Cloud, ha tenuto il suo sermone da novanta minuti sul futuro dell’IA, il tutto mentre fuori dalla bolla siliconata soffiava un vento economico da tempesta perfetta. Wall Street rimbalzava sull’ultima trovata di Trump in politica tariffaria, e nel frattempo Sundar Pichai, con la calma di un monaco benedettino e la fermezza di un CFO in piena negazione, ci ricordava che Google continuerà a investire 75 miliardi di dollari in spese capitali, recessione o no. E nel backstage, probabilmente, qualcuno aggiornava freneticamente le previsioni finanziarie su un foglio Google Sheets.

Guerra dei Titani: OpenAI contro Elon Musk, un duello legale tra egomania, dollari e intelligenze artificiali

OpenAI ha deciso che non era più tempo di silenzi o PR accomodanti. Mercoledì, ha lanciato la sua controffensiva legale contro Elon Musk, accusandolo apertamente di “una campagna di molestie” sistematica, portata avanti a colpi di post, cause, richieste fasulle e un tentativo farsa di acquisizione, con l’unico scopo neanche troppo velato – di sabotare la transizione dell’ex sua creatura in una macchina da profitti. Il tutto, ovviamente, con Musk nel ruolo di spettatore interessato e potenziale conquistatore.

Il teatro dello scontro è la Corte distrettuale federale della California del Nord, ma la posta in gioco va ben oltre una questione legale: c’è in ballo il futuro della più discussa e influente azienda di AI del pianeta, impegnata in una corsa contro il tempo per chiudere un round di raccolta fondi da 40 miliardi di dollari entro fine anno. E, come sempre in queste faccende, non è questione di morale, ma di potere e controllo.

Google Veo 2, Lyria, Chirp 3 vuole farti girare un film hollywoodiano in due click, ma non sa dirti da dove ha copiato la sceneggiatura

Google ha appena alzato l’asticella dell’illusionismo AI. Con l’ultima evoluzione di Veo 2, il suo modello video generativo, promette che chiunque dallo stagista al regista frustrato potrà produrre contenuti “cinematografici” degni di un trailer Marvel, senza nemmeno sporcare le mani con una telecamera vera. L’update arriva tramite la piattaforma Vertex AI e spalma le novità anche su Imagen 3 per le immagini e su Lyria e Chirp 3 per musica e voce. Ma dietro le luci della ribalta c’è il solito dilemma: chi sta veramente scrivendo questa nuova grammatica visiva e sonora?

Il cuore dell’dell’aggiornamento di Veo 2 pulsa attorno a due concetti presi in prestito da Photoshop ma portati in video: inpainting e outpainting. Il primo cancella elementi indesiderati da una clip — loghi, sfondi fuori luogo, o dettagli che potrebbero ricordarti che la realtà è meno perfetta di un feed Instagram. L’outpainting invece espande il frame, aggiungendo porzioni di video create artificialmente, in modo coerente con la scena. Una specie di Photoshop Motion per video, con la mano invisibile dell’AI che completa lo spazio vuoto come se fosse un assistente di Kubrick.

YouTube con il No Fakes Act vuole fare il poliziotto buono dell’IA, ma chi tiene le chiavi della prigione?

Nel solito balletto bipartisan che unisce i due mondi inconciliabili del Congresso americano — democrazia e spettacolo — i senatori Chris Coons (Democratico del Delaware) e Marsha Blackburn (Repubblicana del Tennessee) rispolverano per la terza volta il loro giocattolino legislativo chiamato NO FAKES Act. Un acronimo tanto ridicolo quanto pretenzioso, che dovrebbe tutelare volti, voci e nomi dei poveri esseri umani — o meglio, delle loro versioni sintetiche generate dall’intelligenza artificiale. Una specie di diritto d’autore applicato alla carne e ossa, o a quel poco che ne resta online.

La novità rispetto alle versioni 2023 e 2024? Questa volta YouTube si è infilata nel party con tanto di vestito buono, appoggiando pubblicamente la proposta. Secondo la piattaforma di Google, il disegno di legge avrebbe finalmente trovato “il modo giusto per bilanciare protezione e innovazione”: tradotto, significa che il potere di segnalare contenuti AI considerati “inappropriati” passa direttamente all’utente coinvolto. L’illusione perfetta della democrazia digitale: sei tu a decidere, certo, ma entro i limiti che stabiliamo noi.

Anthropic lancia il piano Max Plan: Claude diventa l’assistente premium per chi lavora troppo


https://www.anthropic.com/news/max-plan

Certo, puoi continuare a fare miracoli con Claude a 20 dollari al mese, ma solo fino a quando non finisci il fiato. O meglio, i token. Perché quando ti accorgi che l’AI che hai integrato nella tua giornata lavorativa inizia a tossire e a rallentare, allora forse sei diventato quella categoria: il power user. E per te, oggi, c’è un nuovo girone: il Max Plan.

Anthropic lo ha annunciato con la consueta sobrietà californiana, ma il sottotesto è chiarissimo: se usi Claude come se fosse un collega full-time, ora puoi pagarlo come tale. Cento dollari al mese per cinque volte le risorse del piano Pro. Duecento dollari per venti volte tanto. Chiaro, no?

Scott White, il solito volto sorridente della product strategy di Anthropic, lo dice senza troppe circonlocuzioni: “abbiamo creato Max perché ci sono utenti che stanno facendo tutto il loro lavoro dentro Claude. Tutto.” E qui ci si avvicina sempre di più all’assistente personale definitivo, quello che scrive, corregge, programma, sintetizza, progetta e magari, un giorno, vota al posto tuo.

Google svela l’Agent Development Kit ADK: la nuova frontiera nello sviluppo di agenti AI

Nel panorama tecnologico odierno, dominato da intelligenze artificiali sempre più sofisticate, Google ha deciso di alzare ulteriormente l’asticella. Durante il recente Google Cloud NEXT 2025, l’azienda ha presentato l’Agent Development Kit (ADK), un framework open-source destinato a rivoluzionare lo sviluppo e l’implementazione di agenti AI.

Nvidia sotto assedio: corsa cinese da 16 miliardi prima del prossimo ban USA

In questa tragicommedia geopolitica che chiamiamo tech war, l’ultimo atto ha per protagonisti Nvidia, Washington e una Cina che non solo non vuole restare indietro, ma rilancia pesante, e in contanti. Secondo The Information, l’annuncio (o meglio: il sentore) di un possibile divieto USA sui chip H20 di Nvidia sviluppati appositamente per rispettare le restrizioni precedenti e vendibili solo in versione “castrata” al mercato cinese –ha scatenato una valanga di ordini da parte delle big tech cinesi.

Parliamo di 16 miliardi di dollari, e no, non è un refuso.Il paradosso qui è perfettamente americano: nel tentativo di soffocare la capacità di calcolo cinese, la Casa Bianca potrebbe aver generato una domanda isterica anticipata che arricchisce Nvidia ben oltre le sue aspettative trimestrali.

La resurrezione AI de Il mago di Oz nella cattedrale Sphere digitale di Las Vegas

Il mago di Oz è morto, lunga vita al Mago di Oz. In un’epoca in cui l’intelligenza artificiale non solo restaura ma reinventa, Google, DeepMind e Magnopus hanno deciso di prendere uno dei film più iconici della storia del cinema e… hackerarlo con classe. L’obiettivo? Trasformarlo in un’esperienza immersiva degna del più lisergico dei viaggiatori del 1939, proiettata su un colossale schermo semi-sferico di 160.000 piedi quadrati nella Sphere di Las Vegas. Per chi ancora crede che l’arte non debba essere toccata, sedetevi comodi: qui siamo ben oltre il restauro digitale. Qui siamo nella resurrezione aumentata.

Microsoft apre il sipario su Copilot Vision: l’assistente AI ora vede tutto (anche troppo)

Microsoft ha appena fatto un altro passo deciso nella sua marcia verso un futuro sempre più assistito dall’intelligenza artificiale, lanciando in beta test una nuova versione del suo assistente Copilot per Windows che potremmo tranquillamente ribattezzare “l’occhio di Sauron” in versione corporate. Copilot Vision, inizialmente limitato al browser Edge, ora può accedere a qualsiasi applicazione o area del tuo desktop, trasformandosi in una sorta di coach virtuale sempre pronto a intervenire — che tu stia editando una foto in Photoshop, esplorando Minecraft o cercando di montare un video su Clipchamp senza impazzire.

Nel migliore dei casi, sembra una versione migliorata di Clippy dopo un ciclo di steroidi digitali. Nel peggiore, è un’ulteriore inchiodatura del chiodo sulla bara della privacy utente.

Il concetto è semplice: Copilot Vision si comporta come un osservatore silenzioso e intelligente che può evidenziare parti dello schermo, suggerire azioni contestuali, guidarti nell’uso di strumenti complessi, e analizzare contenuti visualizzati in tempo reale — immagini, siti web o documenti. Durante un test alla festa per i 50 anni di Microsoft, alcuni giornalisti hanno potuto giocare a Minecraft con l’assistente AI che suggeriva strategie e ottimizzava le impostazioni video senza battere ciglio. Praticamente un gamer invisibile che ti backseatta meglio del tuo amico nerd di fiducia.

AI Continent Action Plan Bruxelles scopre che la burocrazia non genera intelligenza artificiale

Partiamo dall’autoincensamento iniziale: “abbiamo il 30% in più di ricercatori AI rispetto agli Stati Uniti”. Sembra un numero promettente, ma come ogni buon CTO sa, il numero di teste non è garanzia di innovazione se queste menti brillanti si perdono nei meandri delle gare pubbliche, dei fondi strutturali a rilascio triennale, o peggio, emigrano per trovare un ambiente dove il codice si scrive davvero, non solo nei documenti strategici.

Il piano prevede la creazione di AI Gigafactories, una terminologia che strizza l’occhio al linguaggio muscolare di Elon Musk, ma che nella pratica sarà alimentata da partnership pubblico-private e un fondo chiamato InvestAI, con l’obiettivo (futuribile) di mobilitare 20 miliardi di euro. Mobilitare, non investire. Il linguaggio conta. E il fatto che si stia solo lanciando una Call for Interest significa che, ad oggi, di concreto c’è poco più di un foglio Excel.

Ci sarà anche il lancio di 13 AI Factories sparse per l’Europa, che dovrebbero fungere da catalizzatori regionali per lo sviluppo e l’adozione dell’AI. Ma senza una strategia chiara di interconnessione tra queste entità, rischiamo di creare cattedrali nel deserto digitale, isolate e autoreferenziali, piuttosto che un network sinergico capace di scalare.

Interessante, almeno sulla carta, l’idea delle Data Labs integrati alle AI Factories per facilitare la condivisione sicura dei dati. Ma serve ricordare che il GDPR, con le sue mille ambiguità interpretative, resta un fardello imponente per qualsiasi progetto che voglia usare dati reali. Finché non si armonizza la regolamentazione con la necessità operativa, i Data Labs rischiano di essere poco più che laboratori di teoria.

Il fatto che solo il 13% delle aziende europee usi l’AI oggi è un campanello d’allarme che non si può ignorare. Il piano lo cita, ma senza un’azione shock che porti l’adozione tecnologica dentro la PMI manifatturiera e nei servizi pubblici locali, anche qui si resta nella retorica. La produttività europea è stagnante da anni, e l’AI potrebbe essere il volano giusto, ma va portata nelle fabbriche, non lasciata nei PDF.

Altro punto fondamentale, lo sviluppo delle competenze. Si parla di un’AI Academy collegata alle AI Factories, e di facilitazioni per attrarre talenti extra-UE. Buona idea, ma sempre che i visti arrivino in tempo, che gli stipendi siano competitivi con quelli USA, e che non si finisca nella solita paralisi burocratica fatta di bandi e procedure di selezione infinite.

L’unico vero punto cinicamente pragmatico dell’intero piano è l’impegno a minimizzare il peso regolatorio, attraverso un AI Service Desk e documenti guida per interpretare l’AI Act, una normativa che già prevede che l’85% dei sistemi AI non rientri nei vincoli regolatori. Ottimo. Ma dire che l’85% non è soggetto a regolazione è una non-notizia: il problema sono i casi limite, i dubbi interpretativi, e la lentezza con cui si definiscono gli standard.

Mentre gli Stati Uniti e la Cina corrono a briglia sciolta nel selvaggio West dell’intelligenza artificiale, tra venture capital, algoritmi spregiudicati e startup che crescono come funghi radioattivi, l’Unione Europea si guarda allo specchio e, per la prima volta, ammette: “forse ci siamo un tantino complicati la vita da soli”. E così, con una mossa che sa di autocritica tardiva travestita da lungimiranza, Bruxelles annuncia una semplificazione delle sue regole sull’IA. No, la famigerata AI Act non viene abolita, né riscritta. Semplicemente, si cerca di renderla meno simile a un labirinto burocratico e più a qualcosa che un’azienda, magari una PMI italiana che ancora manda fatture in PDF, possa davvero usare.

Reddit potenzia la ricerca con l’integrazione di Google Gemini in ‘Reddit Answers’

Reddit, la piattaforma nota per le sue innumerevoli comunità online, ha recentemente annunciato l’integrazione di Google Gemini nel suo strumento di ricerca conversazionale, ‘Reddit Answers’. Questa mossa strategica mira a migliorare la pertinenza e la rapidità delle risposte fornite agli utenti, sfruttando le avanzate capacità di intelligenza artificiale di Google.

Reddit Answers funziona permettendo agli utenti di fare domande tramite un’interfaccia conversazionale alimentata dall’intelligenza artificiale. Grazie a Vertex AI Search, l’IA analizza e sintetizza conversazioni e informazioni pertinenti presenti su Reddit. I risultati forniti includono collegamenti a comunità e post correlati, facilitando l’accesso a contenuti rilevanti.

‘Reddit Answers’, lanciato in beta nel dicembre 2024, consente agli utenti di porre domande e ricevere sintesi curate di commenti e post pertinenti. L’obiettivo è trattenere gli utenti sulla piattaforma, offrendo risposte immediate senza la necessità di ricorrere a motori di ricerca esterni come Google. L’integrazione di Gemini, il modello AI di punta di Google, rappresenta un passo significativo in questa direzione.

Google svela Ironwood: il TPU di settima generazione che sfida Nvidia nel regno dell’AI

Nel panorama tecnologico odierno, l’intelligenza artificiale è la protagonista indiscussa, e Google non perde occasione per ribadire la sua presenza. Il 9 aprile 2025, durante il Google Cloud Next 25, l’azienda ha presentato Ironwood, il suo settimo Tensor Processing Unit (TPU), progettato specificamente per l’inferenza nell’AI. ​

Ironwood rappresenta un’evoluzione significativa rispetto ai suoi predecessori, integrando funzionalità precedentemente separate e offrendo miglioramenti sostanziali in termini di memoria e efficienza energetica. Secondo Amin Vahdat, vicepresidente di Google, il chip offre il doppio delle prestazioni per watt rispetto al modello Trillium dell’anno scorso. ​

Samsung e Google: la partnership che trasforma Ballie in un maggiordomo AI

Nel panorama tecnologico odierno, dove l’innovazione è spesso sinonimo di effimero, Samsung e Google annunciano una collaborazione che promette di ridefinire il concetto di assistente domestico. Il protagonista di questa rivoluzione è Ballie, il robot sferico di Samsung, ora potenziato dall’intelligenza artificiale Gemini di Google.

Presentato per la prima volta al CES 2020, Ballie sembrava destinato a rimanere un esercizio di stile, un gadget più vicino a un giocattolo che a un vero assistente domestico. Tuttavia, con l’integrazione di Gemini, Ballie si prepara a diventare il maggiordomo digitale che molti hanno solo sognato. Questa collaborazione sfrutta le capacità multimodali di Gemini, permettendo a Ballie di comprendere e rispondere a comandi vocali, interpretare immagini e adattarsi dinamicamente all’ambiente domestico.

Il sogno cinese di Meta: soldi, segreti e un cavo sottomarino verso l’inferno

Quando una ex dirigente di Meta si presenta davanti al Congresso con un’accusa in piena regola di alto tradimento tecnologico, il rumore di fondo non è solo quello dei flash dei fotografi. È il suono di un impero digitale che scricchiola sotto il peso di ciò che ha sempre negato: una complicità sistemica con il Partito Comunista Cinese, mascherata da espansionismo strategico globale.

Sarah Wynn-Williams, ex direttrice delle politiche pubbliche globali di Meta, è pronta a spalancare le porte dell’inferno aziendale con una testimonianza che sa di spy story siliconvalleyana, ma che si gioca nella realtà: accuse dirette, documenti, progetti segreti e un cavo sottomarino degno di un romanzo cyberpunk, tutto finalizzato – a suo dire – a conquistare il mercato cinese degli inserzionisti, da 18 miliardi di dollari.

Secondo la sua deposizione preparata per la Sottocommissione su Crimine e Controterrorismo, Meta avrebbe costruito – in senso letterale e metaforico – un ponte digitale con la Cina, ribattezzato internamente Project Aldrin, come se Buzz fosse atterrato non sulla Luna ma sulla Grande Muraglia. Il progetto includeva una pipeline fisica, un’infrastruttura transpacifica progettata per collegare Los Angeles a Hong Kong. Un canale che, stando all’accusa, avrebbe potenzialmente dato al governo cinese una corsia preferenziale per intercettare dati privati degli utenti americani, messaggi inclusi. Il tutto senza mai informare il pubblico, gli azionisti o lo stesso Congresso. L’operazione fu cancellata nel 2020, ma non per un risveglio morale, bensì grazie a un intervento diretto delle autorità statunitensi.

TSMC sotto accusa: multa da un miliardo per chip finiti nei circuiti di Huawei

TSMC, il colosso taiwanese della produzione di semiconduttori che tiene letteralmente in pugno la supply chain globale dell’innovazione, potrebbe dover sborsare oltre un miliardo di dollari per risolvere una scomoda indagine statunitense sul controllo delle esportazioni. Il motivo? Un chip fabbricato su commessa di Sophgo, società cinese apparentemente innocua, che però sarebbe finito nel cuore pulsante dell’Ascend 910B, l’ambizioso processore AI di Huawei, attualmente il simbolo della corsa cinese all’autosufficienza tecnologica.

Il Dipartimento del Commercio americano, che ormai fa più il lavoro dell’NSA che della burocrazia industriale, sta scavando nella vicenda da mesi. Secondo fonti riservate, tutto parte da una progettazione firmata Sophgo, trasformata da TSMC in circa tre milioni di chip. Peccato che il risultato finale, identico nei minimi dettagli, sia stato rinvenuto nel cuore della 910B, proprio quel chip made-in-Huawei che doveva essere impossibile da realizzare senza violare le sanzioni USA. Un déjà vu che ha fatto suonare più di un campanello d’allarme a Washington.

Meta e la sua strategia Project Ray: la tecnologia al servizio della geopolitica

Meta Platforms non è certo un novellino quando si tratta di navigare le acque turbolente del panorama tecnologico globale. La compagnia ha sempre avuto una straordinaria capacità di adattarsi, evolversi e, soprattutto, sfruttare ogni opportunità che il mercato gli presenta. Ora, con il caos che avvolge TikTok, Meta sta lanciando la sua offensiva con una precisione chirurgica, e mentre i governi si scontrano a suon di politiche e dazi, Meta sa che questa è la sua occasione per prendere il controllo.

La recente tempesta che ha investito TikTok ha posto il gigante cinese di fronte a un muro fatto di leggi e ordini esecutivi, in particolare da parte degli Stati Uniti. In un mondo dove la geopolitica si intreccia sempre più con il destino delle aziende tecnologiche, Meta ha approfittato della situazione per avanzare le proprie posizioni, mettendo a punto una strategia che punta a raccogliere i frutti del caos. Non è solo un tentativo di battere TikTok sul piano dei contenuti video brevi, ma una vera e propria mossa di potere, un’operazione che va ben oltre la semplice competizione tecnologica.

Vitruvian-1 14B: Un Balzo in Avanti per l’Intelligenza Artificiale Europea

ASC27 s.r.l., con il supporto della comunità italiana e europea, ci riprova e lancia Vitruvian-1, o semplicemente V1, un modello AI che porta in scena una nuova era nel mondo dell’intelligenza artificiale con capacità di ragionamento avanzate. Con soli 14 miliardi di parametri, Vitruvian-1 non è il solito gigante da centinaia di miliardi di parametri che dominano il mercato, ma offre qualcosa di unico: il vero ragionamento.

Alibaba lancia l’ultima sfida nel mercato globale dell’IA con i modelli Qwen

Alibaba Cloud ha recentemente annunciato un significativo potenziamento delle sue offerte di intelligenza artificiale per i clienti internazionali, presentando nuovi modelli e strumenti avanzati durante l’evento Spring Launch 2025. Questa mossa strategica evidenzia l’ambizione di Alibaba di consolidare la sua presenza nel mercato globale dell’IA, sfidando direttamente i colossi occidentali del settore.​

Al centro di questa iniziativa c’è l’espansione dell’accesso ai modelli linguistici avanzati della serie Qwen. Tra questi spiccano Qwen-Max, un modello su larga scala basato su una struttura Mixture of Experts (MoE), QwQ-Plus, focalizzato sul ragionamento, QVQ-Max, specializzato nel ragionamento visivo, e Qwen2.5-Omni-7B, un modello multimodale end-to-end. Questi modelli sono ora disponibili attraverso le zone di disponibilità di Alibaba Cloud a Singapore, offrendo ai clienti internazionali strumenti potenti per l’analisi dei dati, l’automazione e la creazione di contenuti. ​

Senatori USA nel mirino: Microsoft e Google sotto accusa per accordi nell’IA

Nel panorama tecnologico odierno, le alleanze strategiche tra giganti del settore e startup emergenti nel campo dell’intelligenza artificiale (IA) sono diventate pratica comune. Tuttavia, queste mosse non sono passate inosservate agli occhi vigili dei legislatori statunitensi. I senatori democratici Elizabeth Warren e Ron Wyden hanno recentemente sollevato preoccupazioni riguardo alle partnership tra Microsoft e OpenAI, nonché tra Google e Anthropic, temendo che tali accordi possano soffocare la concorrenza e limitare le scelte dei consumatori. ​

In lettere indirizzate alle due colossali aziende tecnologiche, i senatori hanno richiesto dettagli sui termini finanziari e sulle clausole di esclusività di queste collaborazioni. La loro apprensione principale è che tali alleanze possano consolidare il potere di mercato delle grandi aziende, soffocando l’innovazione e portando a prezzi più elevati per i consumatori. Inoltre, hanno sollevato interrogativi sulla possibilità che Microsoft e Google intendano acquisire i loro partner nell’IA, trasformando queste partnership in vere e proprie fusioni mascherate.

AI for the rest of us: l’illusione di un’IA gentile in un mondo predatorio

Anche il più “umanista” dei libri sull’intelligenza artificiale è già un prodotto del sistema che pretende di criticare. Ma se a suggerirtelo è qualcuna che sa leggere tra le righe, allora forse vale la pena fidarsi.

Non capita spesso che un libro tecnico riesca a promettere rivoluzioni morali con il tono di un TED Talk motivazionale, ma AI for the Rest of Us di Phaedra Boinodiris e Beth Rudden, curato da Peter Scott, ci prova con convinzione. Un titolo apparentemente inclusivo, quasi ingenuo, che cerca di restituire il controllo dell’intelligenza artificiale alle masse, o almeno di far credere che sia possibile. È un’opera a metà tra il manifesto etico e la guida concettuale, scritta per chi vuole sentirsi parte del cambiamento senza dover imparare a programmare in Python.

Ibm rispolvera il mainframe con z17: l’intelligenza artificiale torna a casa, lontano dal cloud

IBM ha appena lanciato il suo nuovo mainframe z17, e no, non è un esercizio di nostalgia per i tempi in cui i server occupavano una stanza intera. È una dichiarazione di guerra o almeno una scossa al torpore – contro il dogma del “tutto sul cloud”. A detta di Big Blue, è arrivato il momento di riportare una parte critica del business… a casa. Dentro le mura. Sul ferro.

Nel momento in cui tutti si inchinano ai megacentri dati delle divinità moderne – AWS, Azure e Google Cloud – IBM prende la strada opposta. Z17 promette potenza computazionale sufficiente per elaborare modelli di intelligenza artificiale direttamente sui dati on-premise, senza mai farli uscire dal perimetro del cliente. Niente upload, niente trasferimenti rischiosi. Sicurezza totale, proprietà assoluta. Un ritorno al controllo. O, più cinicamente, un gigantesco “non ci fidiamo del cloud”. Scopri di piu’

Exodus strategica: il cervello di OpenAI Bob McGrew si sposta su Thinking Machine Labs

Quando i top player iniziano a cambiare casacca, non è mai solo una questione di stipendio o titolo. È una dichiarazione d’intenti, uno spostamento tettonico sotto la superficie dell’industria AI. Bob McGrew, ex Chief Research Officer di OpenAI, ha deciso di passare al “lato oscuro” – o meglio, al lato ancora tutto da definire – unendosi a Mira Murati nella sua nuova creatura: Thinking Machine Labs.

McGrew non è l’ultimo arrivato: ha messo piede in OpenAI nel 2017, quando l’azienda era ancora un’idea fresca, appena uscita dall’incubatrice visionaria di Altman & co. Da lì ha scalato l’organigramma, lavorando in prima linea sull’evoluzione dei modelli linguistici che oggi vengono spacciati come intelligenza. Uno che, insomma, ha avuto accesso al motore e ai segreti dell’astronave, non solo al cruscotto.

Amazon Nova Sonic e Nova Reel 1.1: un modello di intelligenza artificiale di nuova generazione per la creazione di applicazioni e agenti vocali e clip di 2 minuti

Mentre il mondo tech è distratto dai duelli OpenAI-Google, Amazon alza il dito quello con l’anello di Jeff Bezos, probabilmente e dice: “ci siamo anche noi”. Questa settimana ha messo in vetrina un paio di nuove chicche AI: un modello vocale conversazionale chiamato Nova Sonic e una versione aggiornata del suo generatore video, Nova Reel 1.1. Due nomi che sembrano usciti da un catalogo di oggetti per viaggi interstellari, ma che hanno dietro un chiaro messaggio: Amazon non vuole più giocare in difesa.

Trump, big tech e l’intelligenza artificiale: Pew Research Center chi guida davvero il futuro quando nessuno si fida?

In un’America già polarizzata su tutto — dalla pizza con l’ananas ai diritti civili ci mancava l’Intelligenza Artificiale a gettare un altro secchio di benzina su un falò che nessuno controlla. L’ultimo studio del Pew Research Center è il termometro perfetto di questa febbre culturale: oltre 1.000 esperti AI da un lato, più di 5.000 comuni cittadini dall’altro. Gli uni pieni di speranza, gli altri col collo rigido dal continuo guardarsi le spalle.

Per gli addetti ai lavori, l’AI sarà manna dal cielo: migliorerà i loro lavori, li renderà più produttivi, li solleverà dalle incombenze inutili. Insomma, il sogno di ogni ingegnere affetto da burnout. Ma per l’americano medio? L’AI è lo spettro del licenziamento, della disinformazione, del controllo sociale. Solo un quarto della popolazione pensa che ne trarrà beneficio. E francamente, chi può biasimarli?

Sihoo: la sedia intelligente T6

Nel maggio 2024, l’azienda cinese Sihoo ha lanciato la sua ultima innovazione nel campo dell’arredamento ergonomico: la sedia intelligente T6. Questo prodotto rappresenta un salto quantico nel design delle sedute, integrando tecnologia avanzata e comfort per affrontare le sfide moderne del benessere lavorativo.​

La T6 è dotata di un sistema di massaggio integrato che mira a ridurre lo stress accumulato durante le lunghe ore di lavoro. I massaggiatori incorporati sono progettati per emulare le tecniche dei massaggiatori professionisti, offrendo sollievo mirato a spalle, collo e zona lombare. Questo approccio non solo migliora il comfort fisico, ma contribuisce anche a un miglioramento del benessere mentale, affrontando direttamente le problematiche legate allo stress cronico.​

Shopify alza la voce: se il tuo lavoro può essere fatto da un’AI, non serve più che lo faccia tu

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Tobi Lutke, CEO di Shopify, ha deciso che è finita l’era dei “finti busy”. Basta con le task ridondanti, le scartoffie digitali e le scuse comode. Se sei un dipendente e vuoi chiedere budget, risorse, o semplicemente continuare a giustificare il tuo posto di lavoro, dovrai dimostrare –con prove solide che l’AI non può farlo al posto tuo.

In caso contrario, il messaggio è chiaro: sei rimpiazzabile. Niente giri di parole. Lutke ha messo nero su bianco che “utilizzare l’intelligenza artificiale in modo efficace è ormai un’aspettativa fondamentale per tutti in Shopify”.

Roma Digital Summit 2025: Il futuro digitale della Capitale si costruisce oggi

Nel cuore pulsante della Capitale,Roma si è tenuto oggi Digital Summit 2025, un evento che non solo rappresenta un punto di riferimento nel panorama italiano delle tecnologie digitali, ma che soprattutto getta le basi per il futuro della città e della sua amministrazione.

L’appuntamento, che si è svolto l’8 aprile 2025 a Palazzo Valentini, è stata una giornata cruciale per discutere delle innovazioni che stanno cambiando la faccia di Roma, puntando dritto su temi fondamentali come la digitalizzazione, la sostenibilità e la sicurezza.

Nel mezzo della tempesta: AICT sfida i mercati e punta su Hong Kong per la sua IPO da 200 milioni

Mentre la tempesta perfetta della guerra commerciale globale fa tremare le fondamenta dei mercati finanziari, con l’indice Hang Seng che registra il peggior tonfo giornaliero degli ultimi trent’anni, un’azienda di intelligenza artificiale con base a Pechino decide di premere sull’acceleratore. AICT, specializzata in tecnologie AI ad alta precisione per il controllo del traffico e la gestione dei parcheggi in oltre 50 città cinesi, annuncia con spavalderia la sua intenzione di presentare domanda di quotazione alla borsa di Hong Kong entro fine mese.

In barba ai segnali macroeconomici da codice rosso, AICT vuole raccogliere almeno 200 milioni di dollari attraverso la sua IPO. Secondo quanto trapela da fonti vicine all’operazione, l’obiettivo è ambizioso ma strategicamente calcolato. Per Yan Jun, fondatore e presidente della compagnia, non si tratta di una scommessa cieca ma di una mossa studiata: “Meglio essere già in pista. Se il mercato migliora, siamo pronti a decollare. Se resta turbolento, almeno siamo in posizione”.

Waymo e la privacy: una promessa o una strategia di marketing?

Recentemente, Waymo, la divisione di veicoli autonomi di Alphabet, ha dichiarato di non avere intenzione di utilizzare le riprese delle telecamere interne dei suoi robotaxi per addestrare modelli di intelligenza artificiale destinati alla pubblicità mirata. Questa affermazione è giunta in risposta alla scoperta di una pagina non ancora pubblicata della loro politica sulla privacy, individuata dalla ricercatrice Jane Manchun Wong, che suggeriva la possibilità di utilizzare i dati delle telecamere interne associati all’identità dei passeggeri per scopi pubblicitari.

Secondo la portavoce di Waymo, Julia Ilina, il testo in questione era solo un segnaposto e non rifletteva accuratamente le funzionalità in fase di sviluppo. Ha inoltre sottolineato che il sistema di apprendimento automatico dell’azienda non è progettato per identificare singoli individui e che non ci sono piani per utilizzare questi dati a fini pubblicitari.

Google reinventa la cultura: podcast AI per riscoprire i tesori dell’umanità

Nel panorama tecnologico odierno, dove l’intelligenza artificiale sembra essere la panacea per ogni problema, Google ha deciso di applicarla anche al mondo dell’arte e della cultura. Recentemente, Google Arts & Culture ha introdotto una funzione sperimentale che utilizza Gemini, il suo modello AI, per creare “episodi audio approfonditi” su artefatti culturali selezionati. In altre parole, ora possiamo ascoltare podcast generati dall’AI che ci raccontano storie su orsi bruni e ceramiche cinesi antiche.​

Secondo il blog ufficiale di Google, questa funzione permette di apprendere, ad esempio, che l’orso bruno, tecnicamente un carnivoro, ottiene circa il 90% della sua dieta dalle piante. Oppure, possiamo seguire il viaggio della ceramica cinese antica attraverso l’Eurasia tramite l’audio. Un modo innovativo per trasformare il tempo trascorso nel traffico o sul divano in un’esplorazione culturale. ​blog.google

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