Rivista AI

Intelligenza Artificiale, Innovazione e Trasformazione Digitale

Progresso deal TikTok: cosa sappiamo davvero

Un caffè al Bar dei Daini

Donald Trump ha dichiarato che la Cina, tramite Xi Jinping, ha “approvato” un accordo su TikTok.

L’accordo è stato negoziato come un framework di massima: gli USA vogliono che TikTok, attualmente proprietà di ByteDance, venga rimodellato con controllo statunitense sufficientemente forte, specialmente su dati, algoritmo e governance.

Particolarità degna di nota: sei dei sette membri del consiglio di controllo delle operazioni USA saranno americani; l’algoritmo, secondo la dichiarazione della Casa Bianca, sarà “controllato dagli Stati Uniti”.

Quando l’intelligenza artificiale risolve problemi complessi meglio degli umani

All’International Collegiate Programming Contest, la più prestigiosa competizione di programmazione competitiva al mondo, si è consumata una scena che avrebbe potuto sembrare fantascienza fino a pochi mesi fa.

Mentre i migliori team di studenti universitari del pianeta si affannavano su dodici problemi logici e algoritmici concepiti per mettere in crisi anche i matematici più brillanti, due intelligenze artificiali hanno partecipato ufficiosamente alla stessa sfida e hanno fatto saltare il banco. GPT5 di OpenAI ha risolto tutti i problemi, undici dei quali al primo tentativo, un risultato che nessun umano ha mai raggiunto. Gemini 2.5 Deep Think di DeepMind ha mostrato addirittura qualcosa che sembrava impossibile, risolvendo un problema che nessun team umano aveva saputo affrontare.

Nucleare Cina USA Russia: il ritorno della paranoia atomica nell’era Trump

Trump non è mai stato un campione della coerenza strategica, ma il vertice di Anchorage con Putin ha confermato un fatto elementare che nessuno a Washington o Mosca osa più dire ad alta voce: la stagione del controllo degli armamenti è finita, quella della paranoia atomica è tornata.

Il tentativo goffo di trascinare Pechino dentro una cornice trilaterale di “denuclearizzazione” ha avuto l’effetto opposto. La Cina ha alzato le spalle e ricordato con tono glaciale che il proprio arsenale, ancora modesto se confrontato con quello americano o russo, non merita affatto di essere discusso sullo stesso piano. Non è una questione di numeri, è una questione di percezione geopolitica. Xi Jinping non ha alcun interesse a trasformare il suo status di outsider nucleare in quello di comprimario in un teatro dominato dagli eredi della Guerra fredda.

Geoffrey Hinton avverte: la società non è pronta all’impatto economico dell’AI

Quando Geoffrey Hinton parla, la comunità tecnologica dovrebbe smettere di twittare meme sull’ultima startup di moda e ascoltare. È l’uomo che ha dato forma a reti neurali e deep learning prima che i venture capitalist imparassero a pronunciare “backpropagation”.

Se oggi i CEO della Silicon Valley possono raccontare al mondo che l’intelligenza artificiale è il motore della nuova rivoluzione industriale, è anche grazie a lui. Ed è proprio lui a ricordarci che questa rivoluzione non è la festa inclusiva che gli spot pubblicitari di Microsoft e Google ci vogliono vendere, ma un potenziale disastro sociale ed economico.

North Korea nella sua posizione strategica più forte degli ultimi decenni e l’intelligenza artificiale come nuovo arsenale

Kim Jong Un non ama le mezze misure, e la sua ultima dichiarazione lo dimostra: l’intelligenza artificiale è diventata “una priorità assoluta” per modernizzare le armi della Corea del Nord.

Non parliamo di chatbot che scrivono poesie, ma di droni autonomi, sistemi di sorveglianza e motori a combustibile solido per missili intercontinentali. In poche settimane, Pyongyang ha mostrato al mondo due carte decisive: test militari con droni e ricognitori basati su AI e un nuovo motore a propellente solido per vettori intercontinentali. Un messaggio chiaro a Washington, Seul e Tokyo: la Corea del Nord non è più quella dei tempi in cui il regime era deriso per i lanci falliti nel Mar del Giappone.

THE PSYCHOTHERAPIST LIVING IN HIS FEAR

5 semplici ma strani trucchi per sbloccare tutto il potenziale di ChatGPT-5

ChatGPT-5 viene celebrato come il vertice dell’intelligenza artificiale conversazionale, eppure la maggior parte degli utenti lo usa come un giocattolo sofisticato invece che come un partner strategico.

È un po’ come avere un jet privato e limitarsi a usarlo come taxi per andare dall’aeroporto al centro città. L’ironia è che la macchina è lì, con tutta la sua potenza, ma se la guidi come un’utilitaria non potrai mai sentire la spinta dei motori. La parola chiave qui è sfruttare davvero chatgpt-5, e non semplicemente chiedergli la lista della spesa. Chi lo riduce a un generatore di testi banali si perde il punto: questa tecnologia è un acceleratore cognitivo che, se interrogata bene, restituisce più che risposte, produce mappe concettuali e apre alternative che difficilmente un singolo esperto umano saprebbe orchestrare con tale velocità.

Il Turing Test 2.0 e la fine dell’illusione dell’intelligenza artificiale

L’originale Turing Test del 1950 aveva un fascino teatrale degno di un esperimento di magia: se una macchina fosse riuscita a ingannare un interlocutore umano, allora potevamo considerarla intelligente. Il criterio era la mimesi linguistica, la capacità di recitare bene la parte.

Oggi però ci troviamo davanti a modelli linguistici che generano dialoghi così convincenti da sembrare estratti da una cena tra accademici, eppure senza la minima comprensione reale. La verità è che la prova immaginata da Turing non misura più intelligenza, misura solo il talento di un imitatore. Ed è qui che entra in scena il Turing Test 2.0, introdotto da Georgios Mappouras, che propone di spostare l’asticella da “convincere” a “comprendere”.

Crea un gioco di pixel art in cui posso camminare, parlare con gli abitanti del villaggio e catturare insetti selvatici ChatGPT Codex

OpenAI pronta a spendere 100 B$ in server cloud di backup per garantire ChatGPT verso il miliardo di utenti

OpenAI non è più soltanto la startup visionaria che faceva tremare Google e Facebook con demo accattivanti di chatbot intelligenti. È diventata un’infrastruttura planetaria, un servizio che avanza con la velocità di un virus e che presto, secondo le ultime indiscrezioni, potrebbe sfiorare il miliardo di utenti attivi settimanali. E quando un software raggiunge numeri del genere, non basta più avere un modello linguistico brillante.

Serve la garanzia ossessiva che funzioni sempre, in ogni momento, per chiunque. Ecco perché secondo The Information l’azienda guidata da Sam Altman starebbe considerando un investimento monstre da 100 miliardi di dollari in server cloud di backup, una cifra che da sola supererebbe il prodotto interno lordo di molti Paesi emergenti.

Benedetta Giovanola

ETICA E INTELLIGENZA ARTIFICIALE PER L’IMPRESA

Il libro di Benedetta Giovanola, Etica e intelligenza artificiale per l’impresa, merita un’analisi che vada oltre la superficie. Non è un semplice manuale tecnico, ma una riflessione critica sulla complessità di integrare sistemi intelligenti in contesti aziendali, senza perdere di vista valori, principi e purpose. Giovanola non si limita a spiegare cosa sia l’IA o come funzioni: costruisce un vero e proprio percorso etico e strategico, suggerendo che la tecnologia non è mai neutra, e che la bussola morale diventa un asset competitivo.

META platforms pronta a spostare l’intelligenza artificiale sul cloud di Oracle in un accordo da 20 miliardi di dollari

Quando Meta Platforms decide di fare shopping tecnologico, il mercato non resta mai indifferente. La notizia che il colosso guidato da Mark Zuckerberg starebbe valutando un accordo pluriennale con Oracle per utilizzare i suoi servizi cloud nella formazione e nel deployment dei modelli di intelligenza artificiale ha già fatto salire il titolo Oracle del 4 per cento in una singola seduta.

Bloomberg ha parlato di un’intesa potenziale da circa 20 miliardi di dollari, ancora in fase di discussione ma sufficiente a scatenare speculazioni, entusiasmi e, naturalmente, l’ansia di chi teme che la geografia del potere tecnologico globale stia mutando sotto i nostri occhi.

La sicurezza AI aziendale al bivio: la rivoluzione promessa rischia di implodere

Le aziende stanno scoprendo che la rivoluzione dell’intelligenza artificiale non è un gioco di pura potenza di calcolo. Non bastano GPU scintillanti, modelli linguistici da centinaia di miliardi di parametri e un pizzico di marketing futurista per dominare l’era digitale. La verità, spesso scomoda, è che la sicurezza AI aziendale è il tallone d’Achille che separerà i vincitori dagli eterni sperimentatori bloccati alla fase pilota.

IDC e Lenovo hanno già acceso l’allarme: l’88 per cento delle iniziative AI nelle imprese non supera mai lo stadio del test. È il paradosso più costoso della storia tecnologica recente. Il sogno di generare trilioni di valore economico globale rischia di evaporare tra data breach da record e prompt injection che trasformano i chatbot in clown aziendali.

AI Companionship

Negli ultimi mesi è diventato sempre più chiaro che la “compagnia artificiale” non è più una curiosità da laboratorio ma un problema sociale che chiede risposte normative immediate. La crescente attenzione delle istituzioni verso i rischi psicologici dei chatbot, specialmente con utenti adolescenti vulnerabili, segna una svolta epocale nel dibattito sull’intelligenza artificiale.

Un sentimento di fascino inquietante serpeggia nell’uso che molti adolescenti fanno dei chatbot. Secondo il rapporto Talk, Trust, and Trade-Offs: How and Why Teens Use AI Companions (Common Sense Media, luglio 2025), il 72 % degli adolescenti fra i 13 e i 17 anni ha sperimentato almeno una volta un “AI companion”, e più del 50 % li utilizza regolarmente (più volte al mese).

Quantum Source e la promessa pericolosa del calcolo quantistico fotonico

L’industria del calcolo quantistico è affamata di un cambio di paradigma e ogni annuncio che odora di concretezza genera più euforia di una trimestrale di Wall Street ben truccata. Quantum Source ha presentato Origin, il suo blocco fondamentale per computer quantistici fotonici, promettendo ciò che fino a ieri era materiale da keynote visionari: milioni di qubit, fault tolerance e nessuna criogenia ingombrante. In altre parole, il sogno di chi non vuole più sentire parlare di frigoriferi a diluizione che consumano energia come un data center e occupano spazio quanto una stanza blindata.

Rischio choc per i colonscopisti: l’intelligenza artificiale li sta rendendo incapaci?

Un recente studio osservazionale multicentrico condotto in Polonia ha rivelato un fenomeno inquietante: l’esposizione continua all’intelligenza artificiale nelle colonscopie potrebbe ridurre le competenze degli endoscopisti, un processo noto come “deskilling”. Questo studio coinvolge quattro centri di endoscopia e analizza come l’uso regolare di strumenti IA per la rilevazione dei polipi influenzi le performance degli endoscopisti durante le colonscopie standard non assistite da AI.

2025 State of Ransomware 

Il ransomware nel 2025 non è più quel mostro rumoroso e prevedibile degli anni passati. Sophos, nel suo rapporto State of Ransomware 2025, ha sondato 3.400 professionisti IT e della cybersecurity in 17 paesi, consegnando una fotografia che combina numeri, psicologia e tattiche criminali in un’unica narrativa inquietante. La lettura di questo documento non è un esercizio accademico: è un’istruzione di sopravvivenza digitale per chi guida la sicurezza aziendale, il CISO, che deve navigare un mare di minacce in costante mutamento.

La Cina lancia Spikingbrain: l’AI che sfida Nvidia e trasforma l’efficienza

Nel settembre 2025, un team di ricercatori dell’Istituto di Automazione dell’Accademia Cinese delle Scienze ha presentato SpikingBrain, un modello di linguaggio di nuova generazione ispirato al cervello umano. A differenza dei tradizionali modelli Transformer, SpikingBrain adotta un’architettura neurale ispirata alle Spiking Neural Networks (SNN), che emulano il comportamento dei neuroni biologici, attivandosi solo quando necessario. Questa innovazione permette di ottenere prestazioni significativamente superiori in termini di velocità, efficienza energetica e capacità di elaborare sequenze di lunga durata.

Microsoft Fairwater Wisconsin: la corsa al Data Center AI più potente del mondo

Microsoft Fairwater Wisconsin non è un nome che evoca poesia, ma piuttosto acciaio, cavi sotterranei e flussi di corrente elettrica che potrebbero alimentare una città di medie dimensioni. Il progetto da 3,3 miliardi di dollari in costruzione a Mount Pleasant, con un gemello da 4 miliardi già annunciato, rappresenta la trasformazione della campagna americana in un epicentro di calcolo per l’intelligenza artificiale. Non si tratta più di server farm come quelle che ospitavano il vecchio internet fatto di pagine statiche e banner pubblicitari, qui parliamo di un’infrastruttura concepita per addestrare i modelli AI più complessi del pianeta, a partire da quelli di OpenAI, fino a diventare la spina dorsale delle stesse operazioni Microsoft.

Trump H-1B Visa Executive Order

Having a blast: messaggi truffa inviati da falsi ripetitori mobili

Il mondo della sicurezza mobile sta assistendo a un fenomeno che sembra uscito da un film di spionaggio degli anni Ottanta, ma purtroppo è dolorosamente reale. Gli SMS blaster, dispositivi portatili in grado di simulare una vera cell tower, stanno trasformando i telefoni di milioni di persone in obiettivi vulnerabili senza che ci sia bisogno di hackerare nulla da remoto. L’immagine romantica del truffatore con il computer in una soffitta è ormai obsoleta. Oggi basta uno zaino, un’auto e un po’ di radiofrequenze per inviare decine di migliaia di messaggi truffa in un’ora a chiunque si trovi nelle vicinanze.

VCBench: Benchmarking LLMs in Venture Capital

Nel 2008, Airbnb era solo un’idea bizzarra di due designer di San Francisco; nel 2012, Figma non esisteva nemmeno. Ma se avessero avuto un’intelligenza artificiale come GPT-4o a fianco, forse la storia sarebbe andata diversamente. Un recente studio dell’Università di Oxford e Vela Research ha dimostrato che i modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM) possono prevedere il successo delle startup con una precisione superiore a quella di molti investitori in fase iniziale.

Google Deepmind scopre il segreto nascosto delle equazioni di navier-stokes che ha confuso i matematici per secoli

Per secoli, le leggi che governano il movimento dei fluidi—dall’aria che scorre sopra l’ala di un aereo alle correnti turbolente degli oceani—hanno sfidato le menti più brillanti. Queste leggi sono descritte dalle equazioni alle derivate parziali di Navier-Stokes, un sistema notoriamente complesso che rimane uno dei sette “Problemi del Millennio” non risolti nella matematica. Ora, un team di ricercatori di Google DeepMind ha utilizzato un approccio innovativo per fare luce su questi enigmi secolari.

Utilizzando una rete neurale grafica (GNN) addestrata su simulazioni complesse di flusso di fluidi, il sistema è riuscito a scoprire “nuove soluzioni sorprendenti” a questi problemi secolari. Questo risultato segna la prima volta che un modello di apprendimento automatico è stato utilizzato per scoprire nuove soluzioni verificabili a una famosa equazione alle derivate parziali, secondo il team di DeepMind. (vedi Google DeepMind)

Huawei ride the wind: l’era dei wearables da polso è ufficialmente iniziata

Venerdì scorso, Huawei ha lanciato a Parigi una nuova generazione di dispositivi indossabili, consolidando la sua leadership nel mercato dei wearable da polso. Con l’introduzione dei modelli Watch GT 6 e Watch Ultimate 2, l’azienda ha presentato prodotti che non solo sfidano i concorrenti, ma pongono nuove sfide al concetto stesso di tecnologia indossabile.

Il Watch GT 6 è disponibile in due varianti: una da 46 mm e una da 41 mm. La versione più piccola offre un’autonomia di 14 giorni, mentre quella più grande arriva a 21 giorni, raddoppiando la durata della generazione precedente. Questo risultato è stato ottenuto grazie a una batteria con un contenuto di silicio superiore del 65% rispetto al modello precedente. Inoltre, Huawei ha migliorato la precisione del GPS del 20%, integrando il sistema NavIC (il sistema di navigazione satellitare indiano) come sesto sistema di posizionamento. Andreas Zimmer, responsabile del prodotto nell’Unione Europea, ha sottolineato che sono stati ridisegnati l’antenna e gli algoritmi per ottenere questi miglioramenti.

OpenAI e Jony Ive pronti a rivoluzionare il mondo con un dispositivo AI senza schermo che fa impallidire Apple

OpenAI sta preparando un’offensiva hardware che potrebbe riscrivere le regole del gioco tecnologico. In collaborazione con Jony Ive, ex Chief Design Officer di Apple, l’azienda ha acquisito la startup io Products per 6,5 miliardi di dollari, con l’obiettivo di sviluppare una serie di dispositivi AI nativi, progettati per interagire in modo fluido con modelli linguistici avanzati come ChatGPT. Il primo prodotto, previsto per la fine del 2026 o l’inizio del 2027, è descritto come un dispositivo portatile, consapevole del contesto e privo di display, simile a un altoparlante intelligente senza schermo. Questo dispositivo segna un passo significativo per OpenAI, che fino ad ora si è concentrata principalmente sul software.

Google Home App e l’invasione di Gemini AI nello Smart Home

Google non lancia mai un aggiornamento senza avere in mente un disegno più grande, e il restyling della Google Home app con l’arrivo di Gemini AI è un indizio eloquente. Chi si aspetta un banale aggiornamento estetico resterà deluso o forse sorpreso: dietro quelle interfacce apparentemente semplici si intravede l’ossessione di Mountain View per trasformare la smart home in un ecosistema guidato dall’intelligenza artificiale, con un nuovo centro di gravità che non è più il device, ma l’assistente.

Retrieval-Augmented Generation for Large Language Models: A Survey

RAG: come nuova infrastruttura dell’intelligenza artificiale

L’industria tecnologica è ossessionata dai Large Language Models, quegli LLM che promettono conversazioni fluide, testi coerenti e persino sprazzi di creatività. Il problema è che queste macchine verbali hanno un difetto congenito: inventano. Producono “hallucinations” con la stessa naturalezza con cui un banchiere d’altri tempi firmava cambiali. Non basta. Invecchiano male, perché i loro dati di addestramento sono vecchi già il giorno dopo la pubblicazione. E quando qualcuno chiede trasparenza, il silenzio è imbarazzante: l’LLM non spiega mai da dove pesca le sue certezze. È qui che Retrieval-Augmented Generation, o RAG, entra in scena come la vera infrastruttura di affidabilità per l’intelligenza artificiale.

PWE Research cosa pensano davvero gli americani dell’intelligenza artificiale

È curioso osservare come la patria delle Big Tech, il Paese che ha trasformato il termine Silicon Valley in un marchio globale di innovazione, stia oggi guardando con sospetto la stessa intelligenza artificiale che esporta al resto del mondo. I numeri parlano chiaro: metà degli americani è più preoccupata che entusiasta dell’aumento dell’uso dell’AI nella vita quotidiana. Solo uno sparuto 10% osa dichiararsi “eccitato”. Il resto si posiziona nel mezzo, diviso tra inquietudine e fascino, come chi osserva un’auto senza conducente passare a un incrocio trafficato e si chiede se fidarsi o scappare.

Come ho domato i mostri dell’AI: deploy LLMs con KubeAI su K3D e un pizzico di follia

Chi pensa che il cloud sia infinito non ha mai provato a far girare un Hugging Face Large Language Model su un cluster k3s dentro l’infrastruttura Seeweb. È il classico scenario da “o sei preparato o ti fai male”. Eppure la promessa è irresistibile: prendersi un colosso come Qwen2.5-7B-Instruct e addomesticarlo in una macchina Ubuntu con una GPU NVIDIA che suda come un motore di Formula 1. Il deploy LLMs con KubeAI su k3s non è una passeggiata, è più simile a una scalata, con la differenza che invece della corda hai Helm e invece dei chiodi da roccia usi docker e driver grafici. La ricompensa però è grande, perché se lo fai bene ti ritrovi con un modello conversazionale di livello enterprise, senza chiedere il permesso a OpenAI o Google.

Oracle AI Services: l’intelligenza artificiale come servizio non come slide PowerPoint

Chiunque abbia mai sfogliato una brochure di un cloud provider sa che la parola “AI” è la più abusata del lessico tech moderno, seguita a ruota da “scalabilità” e “cloud-native”. Oracle, però, sembra aver adottato una strategia diversa. Meno proclami, più codice. Meno hype, più ingegneria. Il risultato è un ecosistema AI completo, coeso e, dettaglio non trascurabile, funzionante. Lo chiamano Oracle AI Services, ma sarebbe più corretto definirlo un arsenale modulare di funzionalità cognitive, costruite per integrarsi perfettamente in qualsiasi architettura OCI.

Il framework CC/CD: come gli agenti apprendono realmente

Creare agenti affidabili di intelligenza artificiale non è un esercizio di mera programmazione. Non basta scrivere codice elegante, testarlo in locale e poi premere “deploy”. Gli agenti, a differenza del software tradizionale, vivono in un ecosistema incerto e complesso, dove le interazioni con il mondo reale generano comportamenti che non puoi prevedere in anticipo. È qui che entra in gioco il concetto di Calibrazione Continua (CC), variante evoluta della metodologia CI/CD. Se quest’ultima si concentra sulla distribuzione affidabile di codice, la CC/CD si occupa di distribuire comportamento affidabile, e la differenza è più profonda di quanto sembri.

Google e il dipartimento di giustizia americano presentano proposte contrastanti nel caso di ricerca antitrust

La scena è surreale. Da un lato il colosso da quasi due trilioni di dollari che plasma la nostra quotidianità digitale, dall’altro il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti che prova a dimostrare di avere ancora un ruolo nel limitare il potere dei giganti tecnologici. Sul tavolo c’è la sentenza del giudice federale Amit Mehta, che ha stabilito che Google detiene un monopolio illegale nella ricerca online. Una decisione che, in teoria, dovrebbe rimettere ordine in un mercato dove la concorrenza è ormai un ricordo da manuale di economia. In pratica, invece, ha aperto un nuovo fronte di battaglia, perché la vera partita non è la dichiarazione di colpevolezza ma il rimedio da imporre.

Buyers Guides di ISG: Oracle leader di mercato per agenti AI e AI conversazionale

Nel panorama ipercompetitivo dell’intelligenza artificiale enterprise, Oracle si conferma al vertice. Le Buyers Guides 2025 pubblicate da ISG Research hanno posizionato Oracle come Leader di Mercato sia negli AI Agents sia nella Conversational AI for Workforce, rispettivamente su 20 e 18 fornitori valutati. Non si tratta di un premio di consolazione, ma di un riconoscimento basato su esperienza di prodotto, innovazione e reale valore per il cliente. La notizia, per chi segue il settore, è come vedere un campione mondiale confermarsi imbattibile: chi osserva da fuori potrebbe pensare che sia solo marketing, chi lavora con le applicazioni Oracle sa che è impatto concreto.

Il segreto di Google construire il futuro con le Startup

Google Cloud ha recentemente acquisito Lovable e Windsurf come clienti principali, segnando un passo significativo nella sua strategia di espansione nel settore dell’intelligenza artificiale. Questi accordi evidenziano l’impegno di Google nel rafforzare la sua posizione nel mercato del cloud computing, sfidando i suoi principali concorrenti come AWS e Microsoft Azure.

Tech Prosperity Deal

Durante la seconda visita ufficiale di Donald Trump nel Regno Unito, un evento ha catturato l’attenzione: una sontuosa cena di stato a Windsor Castle, un tempo riservata a star di Hollywood, ma stavolta dominata dai protagonisti della Silicon Valley. Tra i presenti: Tim Cook (Apple), Satya Nadella (Microsoft), Jensen Huang (Nvidia), Marc Benioff (Salesforce), Ruth Porat (Alphabet), David Sacks (White House AI e crypto czar) e Sam Altman (OpenAI). Un chiaro segnale del crescente potere geopolitico dei leader tecnologici.

Frances Haugen la Donna che ha sfidato Facebook

Frances Haugen non è nata attivista. È un’ingegnere informatico, una data scientist con un curriculum che farebbe invidia a chiunque nel settore tecnologico. Laureata in ingegneria informatica al Olin College e con un MBA ad Harvard, ha lavorato per Google, Pinterest e Yelp. Nel 2019, entra in Facebook come product manager nel team di “Civic Integrity”, incaricato di contrastare la disinformazione e promuovere la sicurezza online. Un ruolo che, a prima vista, sembrava allinearsi perfettamente con la sua carriera.

Perché le aziende stanno licenziando i chatbot e richiamando gli umani

Il mito di una generative AI che sostituisce gli esseri umani come macchina perfetta per l’automazione è già fallito, anche se pochi lo ammetteranno pubblicamente. Le aziende tecnologiche continuano a spingere narrazioni trionfalistiche, ma nella pratica i numeri non mentono. Le prime sperimentazioni hanno mostrato chiaramente che la sostituzione integrale delle persone non funziona, e le stesse organizzazioni stanno tornando sui propri passi, spesso in modo silenzioso ma deciso.

Unificare le scienze: come l’active inference porta naturalmente alla consilienza

Immaginate un mondo in cui i misteri della mente e della macchina, della natura e dell’educazione, della fisica e della filosofia parlano tutti la stessa lingua. Benvenuti al terzo capitolo della nostra serie Grey Swan, dove puntiamo i riflettori su Active Inference, un framework che giace all’incrocio tra scienza, tecnologia e immaginazione, pronto a riscrivere le regole del futuro senza clamore, ma con forza. Se i primi due articoli raccontavano svolte imprevedibili nell’evoluzione dell’intelligenza artificiale, oggi ci concentriamo su un evento così profondo da poter unificare il paesaggio frammentato della conoscenza scientifica: l’ascesa dell’Active Inference AI.

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