
Artificial intelligence è entrata nella stanza con la delicatezza di un elefante in un laboratorio di cristalli e i numeri pubblicati da Anthropic gettano una luce impietosa sulla nuova geografia del rischio digitale. La rivelazione che gli agenti AI hanno replicato la performance di attaccanti umani esperti in più della metà degli exploit su contratti smart degli ultimi cinque anni non sorprende nessuno che lavori davvero nella sicurezza blockchain, ma scuote comunque il settore per la brutalità statistica con cui fotografa la situazione.
Gli agenti non solo riproducono i pattern di attacco conosciuti, si allenano su dataset enormi, interiorizzano le vulnerabilità più iterate e soprattutto costruiscono un vantaggio strategico sulla velocità. Un attaccante umano si stanca, un agente no. Una battuta che circola fra chi si occupa di offensive AI dice che la criminalità informatica ha finalmente trovato il dipendente modello, instancabile, senza ferie, e soprattutto poco incline ai dilemmi morali.



