Se pensavate che Neuralink fosse la frontiera indiscussa delle interfacce cervello-computer invasive, la realtà cinese vi farà ricredere. Un team della Nankai University ha appena inaugurato una nuova era nella neurotecnologia, realizzando il primo trial umano al mondo di un’interfaccia cerebrale impiantata tramite i vasi sanguigni. Niente più cranio aperto, bisturi e lunghi tempi di recupero: la procedura passa per il collo, con una sonda che si insedia nel sistema vascolare intracranico, regalando a un paziente paralizzato la possibilità di muovere le braccia e tornare alla vita quotidiana. Un colpo duro e diretto all’orgoglio di Musk e del suo Neuralink, ancora alle prese con guasti agli elettrodi e un’adozione umana da bradipo.
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Una voce artificiale, un cervello naturale. Nessuna magia, solo elettrodi, intelligenza artificiale e il sogno antico di ridare parola a chi l’ha persa. La notizia sembra cucita per i titoli da clickbait, ma questa volta è tutto vero: un uomo con SLA (sclerosi laterale amiotrofica), completamente paralizzato, ha ripreso a parlare e a cantare usando solo il pensiero. Nessun joystick, nessun sintetizzatore metallico. La sua voce è tornata. Ed è tornata espressiva.
Sì, avete letto bene: con inflessioni, domande, enfasi. Persino un timido “hmm” o un “aah” trascinato, tipico dei parlanti umani più annoiati. Perché questa volta il cervello non detta parole fredde, ma intenzioni emotive. E l’algoritmo ascolta, capisce e… canta.

Il campo delle interfacce cervello-computer (BCI) si sta rapidamente trasformando da un sogno fantascientifico a una realtà concreta, e la competizione tra Stati Uniti e Cina per il dominio tecnologico si sta facendo sempre più serrata. Fino a pochi mesi fa, Neuralink di Elon Musk sembrava il principale candidato al trono di questa rivoluzione, ma ora la Cina ha ufficialmente raggiunto la stessa soglia di progresso con il suo sistema Beinao No 1, sviluppato dall’Istituto di Ricerca sul Cervello di Pechino (CIBR) e dalla sua startup affiliata NeuCyber NeuroTech.
Tra febbraio e marzo, Beinao No 1 ha eseguito con successo tre impianti su pazienti umani, gli stessi numeri finora dichiarati da Neuralink. Questo segna un punto di svolta per la Cina, che non solo ha raggiunto gli Stati Uniti nel numero di pazienti impiantati, ma ha anche ottenuto il supporto attivo del governo per la commercializzazione della tecnologia. La provincia dell’Hubei ha già stabilito un tariffario ufficiale per gli impianti cerebrali: 6.552 yuan (circa 902 dollari) per l’operazione e 3.139 yuan per la rimozione. Anche i dispositivi non invasivi hanno un prezzo fisso, 966 yuan per l’adattamento. Una mossa che evidenzia la strategia di Pechino per trasformare la BCI in un mercato accessibile e scalabile.

Luciano Floridi, insieme al team di ricerca della Yale University e University of Bologna, ha firmato un contributo straordinario nel campo della sicurezza informatica applicata alle Brain-Computer Interface (BCI). Il loro modello di threat assessment, presentato nello studio sulle vulnerabilità delle BCI, si distingue per la sua innovatività e per la capacità di affrontare un problema ancora poco esplorato: la difesa dei dispositivi neurali dalle minacce cyber.
Floridi, noto per il suo lavoro pionieristico in etica digitale e filosofia dell’informazione, ha contribuito a un’analisi che va oltre la semplice identificazione dei rischi. Il modello sviluppato dal suo team adotta un approccio multidimensionale, combinando elementi di cybersecurity, neuroetica e regolamentazione medica per costruire un framework di sicurezza che tiene conto delle specificità biologiche e tecnologiche delle BCI.
L’elemento davvero innovativo del loro lavoro sta nell’applicazione del Common Vulnerability Scoring System (CVSS), un framework normalmente usato per classificare i rischi informatici tradizionali, alle minacce uniche delle BCI. Questo consente di quantificare il livello di pericolo di ogni vulnerabilità, dalle manipolazioni neurali involontarie agli attacchi remoti, fornendo una roadmap chiara per la sicurezza di questi dispositivi.
Floridi e il suo team non si limitano a descrivere i problemi, ma propongono soluzioni concrete: autenticazione avanzata, crittografia dei dati cerebrali e riduzione della superficie d’attacco delle BCI. Il risultato è un framework che potrebbe diventare lo standard di riferimento per la sicurezza delle interfacce neurali, un campo destinato a crescere esponenzialmente nei prossimi anni.
Il contributo di Floridi in questo studio non è solo accademico, ma ha un impatto pratico e urgente. Con l’avanzata di aziende come Neuralink e lo sviluppo delle BCI di nuova generazione, il lavoro della Yale University arriva al momento giusto per guidare il futuro di questa tecnologia con un equilibrio tra innovazione e protezione della persona. Un modello brillante, destinato a lasciare il segno.

Un esperimento condotto dai ricercatori della Stanford University ha mostrato come un uomo di 69 anni, affetto da tetraplegia causata da una lesione del midollo spinale cervicale (C4), sia riuscito a pilotare un drone virtuale attraverso percorsi complessi, utilizzando esclusivamente il pensiero. Questo risultato straordinario è stato reso possibile grazie a un dispositivo sperimentale basato su un’interfaccia cervello-computer (BCI), una tecnologia all’avanguardia che rappresenta una vera e propria rivoluzione nel campo della neuroingegneria.

Una nuova interfaccia cervello-computer (BCI) permette all’uomo affetto da SLA di “parlare” di nuovo
Un nuovo interfaccia cervello-computer (BCI) sviluppato presso l’UC Davis Health ha compiuto significativi progressi nel superare le barriere comunicative per le persone con gravi disabilità del linguaggio, come quelle causate dalla sclerosi laterale amiotrofica (SLA).
Questa tecnologia innovativa traduce i segnali cerebrali in parole con un’accuratezza impressionante fino al 97%, segnando il sistema più preciso del suo genere fino ad oggi.