Benvenuti nel mondo in cui i robot non imparano come noi, ma imparano meglio. Dove l’hardware non è che un contenitore muscolare senza cervello, e il cervello, sorpresa, parla Python. No, non è l’incipit di un romanzo cyberpunk, è il presente brutale che Silicon Valley sta cucinando a fuoco lento. OpenMind, startup fondata dallo scienziato di Stanford Jan Liphardt, non sta costruendo bracci meccanici o esoscheletri da Iron Man in saldo. Sta creando qualcosa di molto più subdolo, e molto più potente: OM1, un sistema operativo pensato per essere l’Android dei robot umanoidi. Una mente, non un corpo. Una piattaforma, non un braccio. Una filosofia.