Il pensiero collettivo dello sciame digitale è un fenomeno che si sviluppa grazie alla diffusione delle tecnologie digitali e alla loro capacità di connettere le persone in modo globale.

Questo fenomeno è spesso associato alla nozione di “intelligenza collettiva” e si caratterizza per la capacità di creare nuove forme di legame sociale, non più basate su appartenenze territoriali o rapporti di potere, ma sul radunarsi intorno a centri d’interesse comuni, sul gioco, sulla condivisione del sapere e sull’apprendimento cooperativo.

Questo tipo di intelligenza collettiva si sviluppa attraverso la partecipazione attiva delle persone, che condividono esperienze, opinioni e conoscenze in tempo reale, creando un ambiente di collaborazione e apprendimento continuo.

In questo contesto, l’intelligenza collettiva si presenta come una forma di emancipazione e civilizzazione, poiché permette a ogni persona di esprimersi liberamente e di fare appello alle risorse intellettuali e alle qualità umane della comunità.

Il concetto di “hive mind” (sciame digitale) è strettamente legato a questo fenomeno, poiché descrive la capacità delle persone di lavorare insieme, condividere informazioni e pensieri, e creare un’opinione collettiva che può essere più ampia e più complessa di quella individuale.

Questo tipo di pensiero collettivo può essere influenzato dal narcisismo digitale, che può portare a una maggiore consapevolezza di sé e delle proprie opinioni, ma anche a una maggiore distrazione e superficialità nella comunicazione.

In questo contesto, le leggi della vita onlife stanno cambiando il modo di pensare e di agire delle comunità digitali.

Il termine deriva dalla contrazione di Online e Offline, quindi dall’unione tra le azioni della nostra vita quando siamo connessi alla rete e quando siamo disconnessi.

Il termine “infosfera” è stato coniato negli anni ’80 da Alvin Toffler, che lo definì come la “terza ondata” di comunicazione che sta modificando radicalmente la società e la cultura.  

Negli anni 2000, Floridi ha ripreso e sviluppato ulteriormente questo concetto, sottolineando come l’infosfera stia trasformando profondamente l’essere umano, portandoci a vivere in una dimensione “onlife” in cui online e offline sono ormai indistinguibili. 

“Ho coniato questo neologismo alcuni anni fa per evidenziare la natura ibrida delle nostre esperienze quotidiane, in parte digitali e in parte analogiche”

Luciano FLORIDI

La diffusione delle tecnologie digitali ha portato a una maggiore connessione globale, ma anche a una maggiore frammentazione e distrazione.

È quindi importante comprendere come queste tecnologie stiano influenzando le nostre relazioni e la nostra percezione del mondo, per poter creare un futuro più sostenibile e consapevole.

Il narcisismo digitale è un fenomeno che si è sviluppato con l’avvento delle tecnologie digitali e dei social media.

È caratterizzato da un egocentrismo estremo, un’auto-esaltazione e un bisogno costante di ricevere approvazione e attenzione dagli altri. Questo tipo di narcisismo si manifesta attraverso la pubblicazione di contenuti personali, come selfie e storie, che sono destinati a ottenere “Mi piace” e commenti”.

Dalla seconda metà del secolo scorso, la nostra quotidianità è diventata sempre più un campo interconnesso, la cosiddetta «quarta rivoluzione» di Luciano Floridi nel saggio La quarta rivoluzione. Come l’infosfera sta trasformando il mondo.

Le connessioni alle reti informatiche rendono ogni persona raggiungibile da informazioni provenienti da qualsiasi parte del mondo. Non siamo solo ricettori di informazioni, ma «agenti informazionali interconnessi».

Nell’ infosfera, siamo prosumers, ovvero produttori e consumatori di idee e informazioni, spesso rilanciandole in un ciclo infinito sul web, Infinite Loop.

La rete ha creato nuovi accessi e si è espansa enormemente, governata dalla fluidità.

Nella società dei software, come teorizzato da Derrick de Kerckhove nel 2010, tutto diventa malleabile e intercambiabile, plasmando sia gli elementi materiali che le strutture immateriali della nostra cultura.

Questo concetto è strettamente legato alla teoria del software della mente, sviluppata da Geert Hofstede e Michael Minkov, che sostiene che i valori e le credenze che guidano le nostre azioni sono espressi e comunicati attraverso un insieme di regole e norme culturali che possono essere modificate e adattate in base alle circostanze.

In questo contesto, la malleabilità e l’intercambiabilità delle strutture culturali sono essenziali per comprendere come le persone interagiscono e si adattano a nuove situazioni.

La teoria del software della mente suggerisce che i valori e le credenze sono centrali per la leadership e la comunicazione interculturale, e che la capacità di adattarsi a nuove situazioni è fondamentale per il successo in contesti culturalmente diversi.

La nozione di malleabilità e intercambiabilità delle strutture culturali è anche strettamente legata alla teoria del mindset culturale, che sostiene che le persone possono avere un mindset fermo o malleabile in relazione alle loro credenze e atteggiamenti culturali.

Un mindset malleabile è più propenso a considerare la possibilità di cambiamenti culturali e a essere aperto all’adattamento e all’apprendimento, mentre un mindset fermo tende a considerare le credenze culturali come fisse e immutabili.

Nella società digitale, dove non solo usiamo la tecnologia ma diventiamo tecnologia, siamo individui isolati nell’interconnessione.

Il digitale non è neutro, modellando il nostro pensiero e comportamento. Nella rete, non siamo solo utenti passivi, ma agenti attivi in un flusso comunicativo costante.

La community digitale è una sorta di «mente alveare» con una coscienza collettiva.

Secondo quanto descritto nel saggio “Nello sciame. Visioni del digitale” di Byung-Chul Han, lo “sciame digitale” che caratterizza la società contemporanea è composto da individui isolati, privi di un’anima o spirito unificante come avveniva invece nella tradizionale folla.

Pur essendo connessi e potendo comunicare rapidamente, gli individui nello sciame digitale non sviluppano un vero “Noi” e mancano di coerenza interna.

Anche quando si manifestano fenomeni di indignazione collettiva online, come le “shitstorm“, questa coesione è solo apparente e superficiale, priva di una vera voce unificante.

Quindi, a differenza della folla del passato, lo sciame digitale è caratterizzato da una connessione debole e frammentata tra gli individui, che mantengono la loro identità privata anche quando agiscono in gruppo.

La rivoluzione digitale ha così eroso il senso di collettività, rendendo gli individui più isolati e concentrati sull’ottimizzazione della propria immagine e identità personale.

La società contemporanea è spesso caratterizzata da un clima di indignazione e derisione, in cui il rispetto e il dialogo costruttivo sembrano mancare.

Questo fenomeno può essere esacerbato dai media e dai social network, che offrono uno spazio per sfogare il risentimento in modo controllato e istituzionalizzato.

Tuttavia, la derisione e l’indignazione non sempre portano all’espulsione del bersaglio dalla comunità.

A volte vengono incanalate in forme socialmente accettabili, come la commedia, che ritualizza l’esperienza comica entro confini definit.

Inoltre, i media possono agire in modo contenitivo rispetto al potere distruttivo del riso, pur offrendo uno spazio per la sua espressione.

Gramsci sottolineava l’importanza della società civile nella formazione dell’ideologia, che non è imposta artificialmente ma emerge dalla connessione di diversi elementi presenti nella realtà sociale.

In questo senso, la mancanza di dialogo e stabilità nella sfera pubblica può essere vista come il riflesso di tendenze più profonde nella società.

Il narcisismo digitale e l’estrema personalizzazione del minano la democrazia rappresentativa, trasformando la nostra soggettività in un progetto auto-performante.

Il narcisismo digitale e l’estrema personalizzazione del Sé possono minare la democrazia rappresentativa attraverso la frammentazione e l’atomizzazione, la manipolazione e il controllo, la polarizzazione e radicalizzazione, e la perdita di empatia e di umanità.

Vilém Flusser ha descritto la connessione digitale come un’opportunità per ridurre la soggettività, ma la realtà della rete può portare a “isole di ego”.

Da lontano, la connessione digitale sembra un paradiso di anime, ma da vicino, può rivelarsi una serie di punti di ego isolati.

Questa contraddizione è stata analizzata da Flusser, che ha notato come la condizione umana nel mondo dominato dagli apparati tecnologici possa apparire senza fondo, con un vuoto profondo che si apre in profondità.

Questo vuoto può essere riempito dalle relazioni interumane, che Flusser descrive come un “campo di relazione intersoggettive” dove l’individuo si trova immerso in una rete di relazioni che lo connettono con gli altri

Come Salvarsi?

Disconnessione e ri-connessione: È importante disconnettersi dalle tecnologie digitali e ri-connettersi con il mondo reale per mantenere una salute mentale equilibrata.

Autenticità: La ricerca di autenticità e genuinità è un buon antidoto per il narcisismo digitale.

Moderazione: Utilizzare i social media in modo moderato e non eccessivo può aiutare a ridurre il rischio di sviluppare un narcisismo digitale.

Ci si potrebbe chiedere qual è il ruolo dei blogger nel mondo descritto da Byung-Chul Han.

Ogni teoria critica, inclusa quella di Byung-Chul Han, ha una origine e un punto di vista, rappresenta un’interpretazione della realtà, ma non è chiaro quale sia quella di Han.

Il rischio di queste critiche radicali (viene in mente la “critica critica” con cui Marx derideva Bruno Bauer ne “La sacra famiglia”) e di queste grandi sintesi epocali, è di fare una difesa indiretta di ciò che si critica:

anche leggere questo articolo e condividerlo aggiungerebbe solo dati ai big data e perpetuerebbe la vostra stessa subordinazione.

Chiediamoci se i movimenti di opposizione che periodicamente emergono sulla scena mondiale e spesso usano la rete non siano un controesempio all’attuale forma di totalitarismo descritta da Byung-Chul Han.

Chiediamoci anche se l’utopia dei big data di mappare il mondo permette davvero il loro utilizzo e se la possibilità di prevedere il futuro non debba periodicamente scontrarsi con il famoso cigno nero che invalida la fiducia nelle inferenze statistiche.

Oggi la Generative AI non mette in correlazione gli elementi alla luce del concetto, la correlazione di un numero infinito di dati non spiega il perché qualcosa avvenga, il suo senso ma mostra che è “semplicemente così” e si transforma in una resa dei conti, filosofica e culturale, col “neoliberismo”.

Per comprendere le principali trasformazioni economiche e industriali moderne, è essenziale seguire il filo d’Arianna del potere, che va oltre il semplice flusso di denaro.

Questo include il potere tecnologico e innovativo, la concentrazione del potere aziendale, il capitale umano e conoscitivo, e l’influenza delle dinamiche geopolitiche.

Solo attraverso un’analisi complessa e multifattoriale possiamo ottenere una comprensione completa delle forze che plasmano il mondo economico contemporaneo.