In un’epoca in cui i modelli di intelligenza artificiale vengono trattati come i nuovi araldi della supremazia geopolitica digitale, Alibaba ha finalmente trovato la propria voce e non è una voce sintetica qualunque. Si chiama Qwen3, ed è il nuovo baluardo dell’orgoglio tech cinese. La mossa? Un’ambiziosa dichiarazione di indipendenza dall’Occidente, con una strategia che suona molto simile a: “Non ci servono i vostri Llama, ce li facciamo in casa.”
La notizia è sottile come un colpo di spada in una riunione del Partito: dopo un primo esperimento nel 2023 con la linea Qwen, accolto internamente con più sarcasmo che entusiasmo, Alibaba ha rilasciato Qwen3. E questa volta ha convinto tutti. Talmente tanto che persino le sue app, che fino a ieri preferivano flirtare con modelli esterni come DeepSeek R1, ora tornano all’ovile.
Non è solo un upgrade. È un cambio di paradigma.
Da appendice marginale in un ecosistema già sovraffollato, Qwen3 è diventato un catalizzatore: agenti AI autonomi, tool interni, app consumer, tutte alimentate dal nuovo motore semantico di Hangzhou. Ma il vero colpo di scena? Il fantasma di Jack Ma.
L’uomo che nel 2019 ha detto “ciao” alla guida del colosso, oggi spunta come spettro inquieto nei corridoi virtuali del team AI. Secondo The Information, durante la fase di sviluppo di Qwen3, Ma chiedeva aggiornamenti costanti. Non dichiarazioni pubbliche, non interviste, ma continue verifiche tecniche. Come se avesse capito qualcosa che molti board member non vedono ancora: chi controlla l’AI, controllerà il prossimo ciclo economico globale.
In un contesto dominato da OpenAI e Meta con i loro LLM (modelli di linguaggio su larga scala), Alibaba fa una mossa “alla cinese”: open-source, ma con caratteristiche patriottiche. Perché, attenzione, Qwen3 non è solo pensato per competere è stato progettato per colonizzare. E lo fa partendo da casa, grazie a una cosa che in Occidente si fatica ancora a metabolizzare: integrazione verticale totale.
Pensiamoci. In Cina, Alibaba non è solo un e-commerce. È anche una cloud company, una piattaforma fintech, un motore di social commerce, un universo chiuso dove Qwen3 può essere infilato ovunque. Traduzione: una distribuzione immediata su larga scala che nessun modello occidentale può permettersi senza stringere una dozzina di accordi.
E qui emerge la vera forza strategica: l’adozione interna come volano dell’egemonia esterna. Quando anche il tuo team AI interno preferisce Llama ai tuoi modelli, hai un problema. Ma se riesci a invertire quella tendenza, e convincere tutti a usare il tuo prodotto, ottieni due vantaggi: un feedback loop più veloce e un branding nazionale potente.
Intanto, fuori dalla Cina, Alibaba ci prova con il metodo “sommersione” tipico delle startup deep tech: rilasciare modelli open-source “friendly” e iniziare a raccogliere contributi. Non tanto per puro amore della comunità, quanto per inserire Qwen3 nelle pipeline dei ricercatori e sviluppatori globali. Un po’ come fece Meta con Llama, con la differenza che Qwen3 ha dalla sua la spinta di uno Stato e un ecosistema già predisposto all’assimilazione.
Ma Alibaba non è più quella di dieci anni fa. L’IPO record del 2014 sembra un ricordo sbiadito. La divisione cloud ha subito ristrutturazioni, i tentativi di IPO di alcune sussidiarie sono evaporati e la pressione regolatoria non è calata. Eppure, con Qwen3, il colosso prova a reinventarsi come una piattaforma di intelligenza, non solo un gigante del commercio.
Sotto la patina tecnica del modello capacità multimodali, efficienza, adattabilità c’è la vera scommessa: trasformare Qwen3 in una piattaforma di sovranità cognitiva per le aziende cinesi. In un mercato che vuole “AI sì, ma non americana”, Alibaba si propone come il provider di fiducia.
C’è un’ironia sublime in tutto questo. La stessa compagnia che per anni ha copiato Amazon, ora si ritrova a costruire qualcosa che Amazon (ancora) non ha: un modello di AI open-source competitivo. E mentre Bezos si concentra su satelliti e razzi, Alibaba si muove nella nebbia semantica della nuova guerra fredda digitale.
Come si misura il successo di un modello AI oggi? Non solo in FLOPs o benchmark. Si misura in influenza. Se Qwen3 entra nei workflow di sviluppatori, designer, aziende e scuole, ha vinto. Se diventa una voce di default negli assistenti vocali cinesi o nei software ERP locali, ha vinto. Se lo troviamo in plugin per IDE, in backend SaaS e nei tool per l’e-commerce… ha già vinto.
E forse, tra le righe, questa è la vera notizia: non stiamo assistendo al rilascio di un nuovo modello. Stiamo assistendo alla costruzione di un nuovo ecosistema.
Jack Ma lo ha capito. E ora, in silenzio, vigila. Come un dio minore dell’Olimpo tecnologico che, dopo essersi fatto da parte, torna a fissare il codice. Non per nostalgia, ma perché sa che questa volta si decide tutto.
Qwen3 non è un semplice update tecnico. È la vendetta di Alibaba.
E forse, la sua resurrezione.