Disney incassa 46,4 miliardi di dollari solo dalle sue principesse. Non dai film, non dai parchi. Solo da quelle iconiche figure femminili che abitano l’immaginario collettivo da oltre un secolo. Una macchina perfetta, levigata da avvocati, sceneggiatori e algoritmi predittivi che ottimizzano ogni ciocca di capelli animata in 4K. E poi, nel silenzio mediatico più assoluto, arriva una startup con un nome da laboratorio di alchimisti: Elf Labs, Inc.
Cosa hanno fatto? Nulla di meno che aggiudicarsi oltre 100 marchi storici legati a personaggi leggendari come Cenerentola, Biancaneve e compagnia cantante. Ma non finisce lì. Hanno anche la tecnologia per farli vivere nel tuo salotto. Letteralmente. Realtà aumentata, intelligenza artificiale generativa, spatial computing. E soprattutto una nuova strategia di proprietà intellettuale che potrebbe riscrivere le regole del gioco, e non solo quello della fantasia.
Sembra il solito comunicato stampa pompato a elio? Forse. Ma se scaviamo, il terreno è sorprendentemente solido. La chiave è il dominio legale del dominio pubblico. Perché sì, Disney ha reso famosi quei personaggi, ma non li ha creati. Le versioni originali di Biancaneve, Cenerentola, La Bella Addormentata e decine di altri racconti sono libere da copyright da decenni. Quel che Disney possiede è l’interpretazione moderna: l’abito azzurro, i sette nani col carattere, il castello a punta gotica. Ma se qualcuno crea una nuova versione di Biancaneve, abbastanza differente, e la registra oggi come marchio, ha legalmente in mano una nuova forma di IP. Ed è esattamente quello che ha fatto Elf Labs.
C’è qualcosa di geniale – e vagamente disturbante – in questa mossa. È come se qualcuno avesse guardato lo scrigno dell’IP Disney e avesse detto: “Ok, non possiamo prendere le chiavi, ma possiamo fabbricare una copia di ogni gemma usando l’originale medievale come stampo.” E con l’AI generativa, ogni gemma può brillare in infinite versioni personalizzate per ogni utente, ogni cultura, ogni metaverso.
La vera rivoluzione, però, è nel modello di business. Perché non parliamo più solo di film o serie, ma di presenze interattive, intelligenze narrative che vivono nel tuo smartphone, nei tuoi occhiali AR, nella tua smart TV. Non è un reboot, è un reclaim tecnologico del mito. Una Biancaneve che ti risponde in tempo reale, sa cosa hai visto su Netflix, ti aiuta a scegliere il vino giusto per la cena. E che, soprattutto, non paga i diritti a Burbank.
Elf Labs si posiziona così come l’unica altra azienda al mondo a possedere un patrimonio IP comparabile a quello di Disney. Non perché ha più castelli o principesse, ma perché ha qualcosa di più potente: l’abilità di ri-generarli su richiesta, all’infinito, con la flessibilità di una startup e l’ambizione di un impero narrativo distribuito.
È un attacco diretto? Forse no, ma è senza dubbio una disintermediazione brutale. Perché se puoi avere una tua versione di Aurora o Ariel personalizzata, che senso ha guardare la solita vecchia VHS in streaming? Se un’intelligenza artificiale può farti vivere la tua fiaba, con i tuoi gusti, la tua lingua, i tuoi valori, chi ha bisogno di un colosso da 100 anni che ti dice come dovrebbe essere una principessa?
Ovviamente, Disney non starà a guardare. Hanno già schierato avvocati, ingegneri di machine learning e probabilmente qualche antico stregone del marketing. Ma il fatto che Elf Labs sia riuscita a ottenere centinaia di registrazioni valide di marchi legati a personaggi che Disney credeva di controllare culturalmente è un segnale forte. È come se qualcuno avesse trovato un passaggio segreto nel copyright canyon, e ci avesse costruito una metropoli digitale.
A questo punto la domanda vera è: chi controllerà le storie del futuro? Le multinazionali dell’infanzia con i loro canoni estetici e morali, o nuove entità tecnologiche capaci di remixare il folklore con i dati biometrici del pubblico? È una guerra sottile, fatta di algoritmi, leggi ambigue e deep learning narrativo. E come ogni fiaba che si rispetti, non è detto che il re finisca sul trono alla fine.
Nel frattempo, la prossima volta che tua figlia parlerà con una principessa nello specchio magico del suo tablet, chiediti una cosa: sta parlando con Biancaneve… ma di quale regno?