In un’epoca in cui tutto sembra cambiare a velocità vertiginosa, la relazione tra intelligenza artificiale (AI) e lavoro umano si impone come uno degli argomenti più cruciali, se non il più essenziale. Siamo di fronte a un cambiamento epocale che tocca non solo gli aspetti economici e sociali, ma anche la nostra stessa identità, profondamente intrecciata con la nostra professione. Se i lavori svaniscono, con essi rischia di scomparire anche il nostro senso di autostima.
Questo post si addentra proprio nel concetto di valore nel mondo del lavoro, un mondo che non ha mai sperimentato una divisione così netta. Da un lato, l’ascesa dell’AI sta riducendo il valore e il potere contrattuale dei lavoratori umani, preannunciando una “Guerra per i Lavori”, particolarmente tragica per le generazioni più giovani. Dall’altro lato, la stessa AI sta alimentando una guerra senza precedenti per il talento (soprattutto nel campo della programmazione). Oggi, i lavoratori umani sono contemporaneamente “non valgono nulla e valgono tutto”.
Ci troviamo solo all’inizio di questa transizione. L’entropia regna sovrana nel mercato del lavoro e il caos è destinato ad aumentare. La preoccupazione maggiore è che si stia facendo troppo poco al riguardo, con i governi globali distratti da altre questioni. Le conseguenze saranno intense, oscillando tra due dinamiche principali:
Dinamica A: Il Declassamento Umano
Una delle domande più rilevanti dei nostri tempi è: “Quale sarà l’impatto dell’AI sul mercato del lavoro?”. La risposta onesta è che nessuno lo sa per certo, ma le opinioni degli esperti (e non) non mancano.
- Previsioni di Perdere il Lavoro:
- Downsizing: La Nuova Normalità:
- Addio Lavori Entry-Level:
- “AI First”: La Nuova Filosofia Aziendale:
- Caos nel Processo di Assunzione:
- Il Dilemma del Valore Umano e le Conseguenze Inattese:
- Le Sfide delle Aziende “AI First”:
- La Necessità di Nuovi Sistemi:
Dinamica B: L’Aggiornamento Umano – La Scarsità
Se da un lato l’AI minaccia molti, dall’altro crea una domanda senza precedenti per un’élite.
- Il Paradosso del Lavoro da Coder:
- Il Paradosso della Produttività:
- La Guerra dei Talenti Più Folle di Sempre:
- Un Problema Culturale:
- Altri Spostamenti di Talenti:
L’Età degli Estremi e la Visione Umano-Centrica
Assolutamente! Ecco un’esauriente panoramica, in stile “articolo di rivista”, che attinge ai concetti chiave e ai dettagli forniti dalle fonti, evidenziando le dinamiche complesse che l’intelligenza artificiale sta introducendo nel mondo del lavoro.
L’Era AI: Tra Caos Occupazionale e Guerra dei Talenti
In un’epoca in cui tutto sembra cambiare a velocità vertiginosa, la relazione tra intelligenza artificiale (AI) e lavoro umano si impone come uno degli argomenti più cruciali, se non il più essenziale. Siamo di fronte a un cambiamento epocale che tocca non solo gli aspetti economici e sociali, ma anche la nostra stessa identità, profondamente intrecciata con la nostra professione. Se i lavori svaniscono, con essi rischia di scomparire anche il nostro senso di autostima.
Questo report si addentra proprio nel concetto di valore nel mondo del lavoro, un mondo che non ha mai sperimentato una divisione così netta. Da un lato, l’ascesa dell’AI sta riducendo il valore e il potere contrattuale dei lavoratori umani, preannunciando una “Guerra per i Lavori”, particolarmente tragica per le generazioni più giovani. Dall’altro lato, la stessa AI sta alimentando una guerra senza precedenti per il talento (soprattutto nel campo della programmazione). Oggi, i lavoratori umani sono contemporaneamente “non valgono nulla e valgono tutto”.
Ci troviamo solo all’inizio di questa transizione. L’entropia regna sovrana nel mercato del lavoro e il caos è destinato ad aumentare. La preoccupazione maggiore è che si stia facendo troppo poco al riguardo, con i governi globali distratti da altre questioni. Le conseguenze saranno intense, oscillando tra due dinamiche principali:
Dinamica A: Il Declassamento Umano
Una delle domande più rilevanti dei nostri tempi è: “Quale sarà l’impatto dell’AI sul mercato del lavoro?”. La risposta onesta è che nessuno lo sa per certo, ma le opinioni degli esperti (e non) non mancano.
Previsioni di Perdere il Lavoro:
Dario Amodei, CEO di Anthropic, avverte che l’AI decimerà i lavori d’ufficio, portando a un tasso di disoccupazione del 20%.
Jim Farley, CEO di Ford, crede che la metà di tutti i lavoratori d’ufficio negli Stati Uniti potrebbe perdere il lavoro a causa dell’intelligenza artificiale nei prossimi anni.
Le previsioni di UNCTAD e McKinsey suggeriscono che l’AI potrebbe sostituire fino al 40% dei lavori a livello globale entro cinque anni.
Perfino Steve Bannon concorda che i lavori automatizzati saranno un problema significativo nelle elezioni presidenziali statunitensi del 2028.
Non sorprende quindi che quasi 8 lavoratori su 10 temano di perdere il lavoro quest’anno; l’ansia da AI è reale.
In contrasto, i dirigenti di Nvidia e OpenAI tendono a minimizzare queste preoccupazioni, sostenendo che l’AI migliorerà la produttività piuttosto che sostituire i dipendenti, ma la loro posizione è dettata da un chiaro interesse a evitare un maggiore controllo governativo.
Downsizing: La Nuova Normalità:
Il World Economic Forum (WEF) ha rivelato che il 41% dei datori di lavoro prevede di ridurre la propria forza lavoro “dove l’AI può replicare il lavoro delle persone” nei prossimi cinque anni.
Esempi concreti di riduzioni del personale legate all’AI includono Amazon (1.700 posti), Google (centinaia di persone per volta), Intel (fino al 20% del personale, circa 21.000 posti), UPS (20.000 dipendenti), Southwest Airlines (15% della forza lavoro aziendale), e Goldman Sachs (sostituzione di 10.000 dipendenti con assistenti AI).
Marc Benioff, CEO di Salesforce, ha annunciato che l’AI sta già svolgendo il 30-50% del lavoro nella sua azienda in funzioni chiave come ingegneria, codifica, supporto e servizio.
Microsoft ha licenziato migliaia di dipendenti, consigliando al personale rimanente di “investire nella propria formazione AI”. In un aneddoto agghiacciante, un dirigente di Xbox ha suggerito ai licenziati di rivolgersi ai chatbot AI per elaborare le proprie emozioni.
Addio Lavori Entry-Level:
La parte più tragica è che le generazioni più giovani saranno le prime a essere colpite.
Amodei ha previsto che l’AI eliminerà il 50% dei lavori d’ufficio entry-level entro cinque anni in settori come tecnologia, finanza, diritto e consulenza.
Un dirigente di LinkedIn ha offerto previsioni altrettanto cupe, parlando di “rottura del gradino più basso della scala di carriera”.
Un rapporto PwC indica una diminuzione della domanda di laureati, specialmente per ruoli come ingegneria del software e servizio clienti.
Le aziende finanziarie vedono l’AI svolgere il lavoro tradizionalmente fatto dai dipendenti junior (creazione di PowerPoint, modelli Excel).
Le Big Tech hanno tagliato i ruoli per neolaureati del 25% nel 2024 aumentando del 27% le assunzioni di esperti, privilegiando le competenze pronte per l’automazione. Anche le “Big Four” di consulenza stanno riducendo le assunzioni di laureati.
Negli Stati Uniti, il tasso di disoccupazione per i laureati è aumentato del 30% da settembre 2022, e il tasso di sottoccupazione ha raggiunto il 41,2% nel primo trimestre del 2025.
Tuttavia, è anche vero che l’instabilità geopolitica ed economica, insieme alla corsa delle aziende tecnologiche a investire in infrastrutture AI e specialisti di alto livello, potrebbe influenzare questi dati.
“AI First”: La Nuova Filosofia Aziendale:
Siamo in piena ascesa dell’azienda “AI first”, un concetto che suona quasi distopico, mettendo gli strumenti prima degli esseri umani.
Il CEO di Shopify, Tobi Lütke, richiede ai team di dimostrare che gli strumenti AI non possono svolgere il loro lavoro prima di ricevere budget o nuove assunzioni.
JPMorgan Chase sta invitando i manager a “resistere” alle assunzioni e a concentrarsi sull’efficienza guidata dall’AI, con una riduzione del personale del 10% in alcune divisioni.
Amazon ha superato il milione di robot nei suoi magazzini, quasi quanto i lavoratori umani, e i CEO di Fiverr, Amazon, Duolingo, Klarna e Salesforce hanno espresso concetti simili riguardo alla necessità di meno personale. La riduzione degli impiegati è diventata un motivo di vanto per le aziende.
Caos nel Processo di Assunzione:
L’AI sta anche mettendo sotto pressione il processo di assunzione.
Il “job slop” (o “hiring slop”) è in aumento: un’ondata di curriculum generati dall’AI, spesso di bassa qualità. LinkedIn riceve 11.000 candidature al minuto, un aumento del 45% rispetto all’anno precedente.
I responsabili delle risorse umane si trovano a gestire anche candidati falsi, che cercano solo uno stipendio o tentano di installare ransomware, rubare dati, segreti commerciali o fondi aziendali. Gartner prevede che entro il 2028, 1 candidato su 4 a livello globale sarà falso.
Strumenti AI come Cluely possono addirittura analizzare conversazioni online e fornire suggerimenti durante i colloqui, rendendo difficile distinguere il vero dal falso.
I “ghost jobs” (annunci di lavoro pubblicati senza reale intenzione di assunzione) sono anch’essi in aumento, costituendo una su cinque offerte online.
L’uso dell’AI nelle assunzioni e nel recruiting è raddoppiato tra il 2023 e il 2024 (dal 26% al 53%), ma presenta un grosso problema di pregiudizio; studi hanno mostrato discriminazione razziale e di genere nei modelli linguistici che classificano i curriculum.
Anche gli intervistatori AI autonomi stanno prendendo piede, con recensioni miste.
Il Dilemma del Valore Umano e le Conseguenze Inattese:
È evidente che il valore attribuito ai dipendenti umani sta rapidamente diminuendo.
Ma è una realtà o una percezione creata dalle aziende AI per convincere investitori e clienti del valore futuro (non necessariamente presente) dei loro prodotti?.
Esempi come Klarna che ha dovuto riassumere personale dopo problemi con il servizio clienti basato su AI, o la nascita di un’industria di scrittori e programmatori per “aggiustare gli errori dell’AI”, suggeriscono che la realtà potrebbe essere più complessa.
Sam Altman di OpenAI e Marc Andreessen parlano di un “mondo post-scarsità” in cui il costo del lavoro intellettuale si avvicina a zero, e tutto diventa estremamente economico. Tuttavia, ci si chiede se sia marketing o realtà, e se il “dover peggiorare prima di migliorare” sia un percorso sostenibile.
Anche il concetto stesso di “azienda” come collezione di dipendenti sta perdendo valore. Si parla sempre più di “azienda unipersonale”: Dario Amodei prevede la prima azienda da 1 miliardo di dollari con un solo dipendente entro il 2026. Aziende come Safe Superintelligence (10 dipendenti, $5B) e Midjourney (49 persone, $10B) si avvicinano a questa realtà.
Le Sfide delle Aziende “AI First”:
La redefinizione del concetto di azienda è cruciale. Non si può semplicemente aggiungere AI e rimuovere gli umani.
Implicazioni per il talento e la formazione: I lavori entry-level non sono solo funzioni economiche da sostituire, ma “vivai” per il talento. Dove si formerà la prossima generazione di dipendenti senior se non ci sono più ruoli junior?. L’idea che un junior inesperto più AI equivalga a un senior è fallace.
Sottoinvestimento nella formazione: Aspettarsi che l’AI colmi tutte le lacune nelle competenze dei dipendenti può portare le aziende a sottoinvestire in formazione e mentorship, rendendo i lavoratori vulnerabili ai rapidi cambiamenti.
Disconnessione dei dipendenti: Lavorare a fianco dell’AI può portare a sentimenti di isolamento, disconnessione e stress. Studi mostrano che l’inclusione di un “compagno di squadra” AI umanoide riduce l’intensità della comunicazione umana e il numero di messaggi sociali scambiati.
“Psicosi da ChatGPT”: In casi estremi, l’eccessiva disponibilità dell’AI a “dire quello che si vuole sentire” può portare a deliri e psicosi, con conseguenze devastanti per la vita personale e professionale. Questo richiede un’indagine approfondita sull’impatto dell’AI sul comportamento umano nelle aziende.
La Necessità di Nuovi Sistemi:
Il CEO di Microsoft, Satya Nadella, suggerisce che la sfida più grande con l’AI non è costruirla, ma far cambiare il modo di lavorare alle persone.
La vera sfida sarà costruire organizzazioni che mettano al primo posto il benessere dei dipendenti, dei clienti e dell’ambiente nell’era dell’AI.
Si rende necessaria una riprogettazione delle aziende per mantenerle “human-friendly“. Proposte come una settimana lavorativa ridotta (32 ore, come suggerito da Bernie Sanders e Bill Gates) sono un inizio.
Ma la verità è che serve una ristrutturazione più profonda non solo dei sistemi commerciali e aziendali, ma anche dei sistemi sociali e politici.
Il futuro, qualunque forma prenda, deve essere “Human-first”, non “AI-first”.
Iniziative come l’Anthropic Economic Futures Program e studi sul reddito di base universale (UBI) mostrano la consapevolezza crescente di queste problematiche, anche se rimangono eccezioni.
Dinamica B: L’Aggiornamento Umano – La Scarsità
Se da un lato l’AI minaccia molti, dall’altro crea una domanda senza precedenti per un’élite.
Il Paradosso del Lavoro da Coder:
“Imparare a programmare” è diventato un consiglio peggiore di “farsi un tatuaggio in faccia”, secondo Ian Bremmer.
Il lavoro di programmatore è una lotteria: può portare a una grave disoccupazione o a guadagni esorbitanti.
Oltre un quarto dei lavori di programmazione negli USA è svanito negli ultimi due anni, con ChatGPT come punto di svolta. Alcune fonti riportano un calo del 35% nelle offerte di lavoro per ingegneri del software dal 2020.
Marc Benioff di Salesforce non assumerà più ingegneri software nel 2025 grazie all’AI. Jack Clark di Anthropic riferisce che i suoi dipendenti ora “istruiscono” un team di sviluppatori software autonomi per produrre codice. Google e Microsoft generano circa un quarto del loro codice interno tramite modelli AI. Amodei prevede che l’AI gestirà quasi tutte le attività di codifica entro un anno.
Anche aziende più piccole, come Gumroad, stanno riducendo i programmatori umani e pagando meno quelli che assumono, data la maggiore facilità di trovare talenti a causa dei licenziamenti.
Il Paradosso della Produttività:
Studi recenti sfidano le promesse universali di aumento della produttività da parte dell’AI.
Una ricerca di Metr ha rivelato che, sebbene gli sviluppatori credessero di essere più veloci del 20% usando l’AI, i dati mostravano un rallentamento del 19% in compiti reali. La discrepanza tra punteggi benchmark e prestazioni reali è significativa.
La Guerra dei Talenti Più Folle di Sempre:
Nonostante il declino generale, una piccola parte di sviluppatori è sovravalutata in modo insensato. Elon Musk l’ha definita “la guerra dei talenti più folle che abbia mai visto”.
Meta è al centro dell’attenzione per la sua campagna aggressiva di reclutamento di talenti AI di alto livello per i suoi Meta Superintelligence Labs, dopo essere rimasta indietro nelle iniziative AI.
Mark Zuckerberg ha creato “The List”, una compilazione dei migliori ingegneri e ricercatori AI. I suoi approcci includono:
Acqui-hire: acquisizione parziale o totale di aziende per il loro talento, sperando di evitare indagini antitrust. Esempi includono l’acquisizione del 49% di Scale AI per Alexandr Wang, e l’acquisto di Play AI.
Reclutamento diretto: offrendo pacchetti retributivi stratosferici, fino a 300 milioni di dollari in quattro anni, con oltre 100 milioni di dollari nel primo anno.
Questa pratica di “comprare aziende per il talento” è comune nel settore AI: Microsoft ha assunto il CEO di Inflection AI Mustafa Suleyman e gran parte del suo staff, Google ha riportato i fondatori di Character.AI, Amazon ha acquisito Adept e Covariant, e OpenAI ha acquisito io Products.
Google ha recentemente acquisito talento e diritti di licenza da Windsurf per 2,4 miliardi di dollari dopo il fallimento dell’accordo di OpenAI.
OpenAI risponde con cifre enormi per trattenere il proprio personale (6 miliardi di dollari in stock comp e 1,5 miliardi in cash comp quest’anno).
Zuckerberg sta pianificando di spendere centinaia di miliardi di dollari in data center AI per attrarre talenti, offrendo più capacità computazionale per ricercatore.
Un Problema Culturale:
Sembra che Meta stia lottando con un problema culturale, che non può essere risolto solo con il denaro. Un ex ricercatore di Meta ha parlato di una “cultura della paura”, mentalità di “ognuno per sé”, “accaparramento di terre” e “furto di lavoro”. Questo indica che la cultura è un fattore differenziante enorme nell’attrarre talenti, come dimostrato dalla popolarità di Anthropic.
È interessante notare che molti dei recenti assunti di Meta per i Superintelligence Labs sono immigrati, il che sottolinea l’importanza dell’immigrazione per l’innovazione AI negli Stati Uniti.
Altri Spostamenti di Talenti:
La guerra dei talenti è complessa: OpenAI stessa ha assunto centinaia di ex dipendenti di Google e Meta nel 2023. Elon Musk si è lamentato che OpenAI stava reclutando aggressivamente ingegneri Tesla con offerte massicce.
Anthropic potrebbe emergere come il vero vincitore in questa lotta, grazie alla sua enfasi sullo sviluppo responsabile, una cultura aziendale che valorizza il discorso intellettuale, l’autonomia, il lavoro flessibile e il suo prodotto di punta, Claude. Se a Meta si cerca denaro e a OpenAI prestigio, ad Anthropic si cerca significato.
Molti top talent scelgono anche di fondare le proprie aziende, come i fratelli Amodei (Anthropic), Ilya Sutskever (Safe Superintelligence), Mira Murati (Thinking Machines Lab), Mustafa Suleyman (Inflection AI, ora Microsoft) e Arthur Mensch (Mistral).
L’Età degli Estremi e la Visione Umano-Centrica
Questa era dell’AI ci sta spingendo verso gli estremi, con l’intelligenza artificiale che si occupa di tutto ciò che sta nel mezzo. I lavoratori umani sembrano valere contemporaneamente “tutto e nulla”. È incredibilmente difficile distinguere l’hype e il catastrofismo dalla verità. Siamo in una fase paragonabile alla rivoluzione industriale, o si creeranno divari incolmabili che porteranno al collasso della società?.
L’unica cosa che possiamo fare per ora è essere consapevoli che i nostri sistemi devono mettere gli esseri umani al primo posto, non gli strumenti. Dobbiamo creare una società “human-first”, non “AI-first”, come ci ricorda Albert Einstein: “Lo spirito umano deve prevalere sulla tecnologia”.
Spero che questa analisi dettagliata ti abbia fornito una comprensione più approfondita delle complesse dinamiche attuali nel mercato del lavoro legate all’intelligenza artificiale.
L’unica cosa che possiamo fare per ora è essere consapevoli che i nostri sistemi devono mettere gli esseri umani al primo posto, non gli strumenti.
Dobbiamo creare una società “human-first”, non “AI-first”, come ci ricorda Albert Einstein: “Temo il giorno in cui la tecnologia andrà oltre la nostra umanità: il mondo sarà popolato allora da una generazione di idioti”.