L’Europa, quella che viene spesso dipinta come la vecchia signora ingessata tra burocrazia e lentezze istituzionali, ha appena rovesciato il tavolo lanciando un segnale al mondo intero: il futuro dell’intelligenza artificiale non appartiene solo ai colossi americani che amano parlare di democratizzazione, salvo poi blindare tutto dietro paywall e licenze proprietarie. Si chiama Apertus, un nome che già da solo è un manifesto politico e culturale. Apertus come “aperto”, come sfida esplicita a quei modelli opachi e proprietari che hanno trasformato la conoscenza in un asset da estrarre e monetizzare. Apertus nasce in Svizzera, ma parla la lingua del pianeta intero, perché è stato addestrato su oltre 1800 idiomi, non solo sull’inglese globalizzato che spesso maschera un pensiero unico travestito da innovazione.
La mossa è chirurgica: codice sorgente, pesi del modello, dati di training e perfino il processo di sviluppo sono disponibili su HuggingFace. In altre parole, chiunque voglia può aprire la scatola nera, smontarla e rimontarla. Un concetto che appare quasi sovversivo se paragonato a ChatGPT di OpenAI o a Claude di Anthropic, dove la parola “trasparenza” finisce spesso relegata a qualche comunicato stampa levigato dai legali. Apertus si posiziona come alternativa diretta e, in un certo senso, come provocazione. Perché se Meta con Llama 3 ha già alzato l’asticella degli open model nel 2024, la Svizzera rilancia con qualcosa che non è solo tecnica, ma anche etica e geopolitica.
La questione centrale è il rispetto delle regole. Apertus non ha fatto “stealth crawling”, non ha saccheggiato archivi digitali nascondendosi tra le pieghe dei server. Ha rispettato l’opt-out dei siti, ha scelto fonti pubbliche, ha seguito le linee guida del codice di condotta volontario dell’Unione Europea. Tutto ciò mentre dall’altra parte dell’Atlantico si continua a ripetere il mantra che le regole europee uccidono l’innovazione, salvo poi lamentarsi della diffidenza crescente verso i modelli black-box. È la differenza tra chi costruisce fiducia e chi cerca di guadagnare tempo fino al prossimo round di venture capital.
Apertus è anche un esperimento di potere. Non basta dire “abbiamo 8 o 70 miliardi di parametri”, bisogna capire cosa significa mettere in circolo un modello che nasce per essere adattato da governi, università, startup e persino comunità locali che non vogliono dipendere dal dollaro o dal capriccio di una board americana. La vera rivoluzione non è tecnica, è culturale: se un villaggio in Africa, un’università in Sud America o una PMI in Italia possono personalizzare Apertus senza dover firmare un contratto leonino con una Big Tech, allora il paradigma cambia. La conoscenza torna a essere bene comune invece che prodotto confezionato.
Qualcuno obietterà che i modelli open non hanno la stessa brillantezza delle versioni chiuse, che non raggiungeranno mai il livello di “human alignment” che OpenAI proclama. Forse è vero, ma forse è anche una narrazione funzionale a mantenere l’oligopolio. Perché un modello allenato in trasparenza, documentato in ogni sua fase, costruito per rispettare leggi e culture, è molto più adatto a diventare lo standard de facto dell’AI globale che non l’ennesimo giocattolo premium da 20 dollari al mese. In fondo la fiducia è il vero capitale, e Apertus punta proprio lì.
Non è un caso che questo avvenga in Svizzera, terra di banche, orologi e neutralità. Apertus non è neutrale, però: è un atto politico, un modo per dire che l’AI può essere sviluppata senza colonizzare, senza sorvegliare, senza imporre un’unica grammatica del pensiero. L’Europa, spesso accusata di arrivare tardi, questa volta ha bruciato le tappe: ha creato un modello che, almeno sulla carta, rispetta copyright, pluralità linguistica e principi di governance. E ha fatto tutto con un pizzico di ironia, battezzando il progetto con un nome che suona come una provocazione diretta ai concorrenti chiusi nel loro giardino recintato.
La partita che si apre ora è feroce. Se Apertus sarà adottato e sviluppato, se diventerà la base per soluzioni pubbliche e private, allora il duopolio americano-cinese dell’intelligenza artificiale comincerà a scricchiolare. Se invece rimarrà confinato in un angolo accademico, avremo perso un’occasione storica. Ma resta il fatto che qualcuno, finalmente, ha dimostrato che un’altra via è possibile. E che forse il vero lusso nel mondo digitale non è avere il modello più potente, ma quello più libero.
HuggingFace : https://huggingface.co/swiss-ai/Apertus-8B-Instruct-2509
https://www.swissinfo.ch/eng/swiss-ai/switzerland-launches-transparent-chatgpt-alternative/89929269
https://www.engadget.com/ai/switzerland-launches-its-own-open-source-ai-model-133051578.html