Showrunner la startup con sede a San Francisco supportata da Amazon — sta intraprendendo un progetto ambizioso per ricostruire i 43 minuti persi del film del 1942 di Orson Welles, The Magnificent Ambersons, utilizzando l’intelligenza artificiale generativa. Il film, originariamente previsto per una durata di 131 minuti, fu ridotto a 88 minuti da RKO Pictures senza il coinvolgimento di Welles, e i fotogrammi rimossi furono distrutti.

Showrunner intende usare il suo modello proprietario di AI, FILM-1, per ricreare le scene mancanti attraverso keyframe generati dall’AI e ambientazioni spaziali derivanti da foto d’archivio dei set. Il progetto coinvolgerà anche ricreazioni sintetiche del cast originale mediante tecniche di face-swapping, con l’aiuto dell’artista VFX Tom Clive e del regista Brian Rose, che aveva precedentemente tentato un restauro a mano del film.

Nonostante i diritti del film siano detenuti da Warner Bros. Discovery, Showrunner sottolinea che il progetto non ha scopo commerciale ed è pensato come dimostrazione del potenziale dell’AI nella narrazione cinematografica. Il cofondatore Edward Saatchi riconosce i limiti delle tecnologie attuali per la creazione di storie, ma è convinto delle possibilità di ricostruire interi film. La società era già finita sotto i riflettori per aver rilasciato episodi non autorizzati di South Park creati con i propri modelli di AI generativa. Per evitare problemi legali, Showrunner ha scelto di non monetizzare il progetto su Ambersons.

Il progetto ha attirato attenzione per l’uso ambizioso dell’AI nella restaurazione cinematografica e solleva interrogativi etici sull’uso dell’intelligenza artificiale per ricreare opere perdute o modificate. Mentre alcuni lo vedono come un tentativo rivoluzionario di restituire a un classico la visione originale del regista, altri esprimono preoccupazione per il rischio di alterare l’intento artistico dei filmmaker. Il progetto rappresenta comunque un passo significativo nell’esplorazione delle capacità dell’AI nella conservazione e restaurazione del cinema.

Fonti: The Verge, The Guardian

Questa settimana Warner Bros. Discovery ha intentato causa contro Midjourney, accusandola di violazione dei diritti d’autore per l’uso non autorizzato dei suoi personaggi iconici, tra cui Superman, Batman, Wonder Woman, Scooby-Doo e Bugs Bunny. Secondo la causa, Midjourney avrebbe generato immagini e video di questi personaggi senza il permesso di Warner Bros., utilizzando il proprio modello di intelligenza artificiale. La causa è stata presentata in un tribunale federale della California e segue azioni legali simili da parte di Disney e Universal contro Midjourney.

Warner Bros. Discovery sostiene che Midjourney abbia rimosso le protezioni che impedivano la generazione di contenuti in violazione dei diritti d’autore e che la società abbia preso una decisione consapevole e orientata al profitto di non offrire protezioni per i detentori dei diritti. La causa include esempi visivi dei personaggi di Warner Bros. riprodotti dal software di Midjourney, mostrando somiglianze sorprendenti con gli originali.

Midjourney è una piattaforma di generazione di immagini basata su abbonamento lanciata nel 2022, che consente agli utenti di creare immagini utilizzando l’intelligenza artificiale. Secondo quanto riportato, la piattaforma ha circa 21 milioni di utenti e ha generato circa 300 milioni di dollari di entrate nel 2024.

La causa di Warner Bros. Discovery si aggiunge a una serie di sfide legali contro Midjourney, che includono azioni legali da parte di Disney e Universal per presunta violazione dei diritti d’autore. Le principali case cinematografiche sostengono che Midjourney stia utilizzando i loro contenuti protetti da copyright senza autorizzazione, creando e distribuendo immagini derivate senza investire nella creazione di tali contenuti.

Midjourney ha respinto le accuse in precedenti cause legali, sostenendo che l’addestramento dell’intelligenza artificiale su immagini pubbliche rientra nell’uso equo secondo gli standard legali attuali. La società afferma che la sua piattaforma funge da motore di ricerca e che è responsabilità degli utenti rispettare i suoi termini che vietano le violazioni della proprietà intellettuale.

La causa solleva interrogativi sulle implicazioni legali dell’uso dell’intelligenza artificiale nella generazione di contenuti e sul bilanciamento tra l’innovazione tecnologica e la protezione dei diritti d’autore. Le decisioni legali in questo caso potrebbero avere un impatto significativo sul futuro dell’industria dell’intelligenza artificiale e sulla creazione di contenuti digitali.