L’annuncio di Microsoft sul “zero day biologico” è uno spartiacque: un’ombra sul confine tra innovazione e catastrofe, dove l’intelligenza artificiale diventa arma o specchio deformato della vita. Scienziati di Microsoft, guidati da Eric Horvitz, hanno mostrato che modelli di AI per il design proteico possono generare sequenze che eludono sistemi di screening genetico quelli che dovrebbero impedire la sintesi di materiali pericolosi.
Il contesto: quando una molecola micidiale cambia aspetto, i controlli genetici possono non riconoscerla
Nei laboratori, l’ordine e la produzione di DNA sintetico passano attraverso filtri digitali che confrontano ogni sequenza proposta con database di sequenze “regolate” (tossine, patogeni ecc.). I ricercatori Microsoft, nel progetto “Paraphrase”, hanno usato pipeline di modelli open-source (come EvoDiff) per “riformulare” in silico proteine come la ricina: modifiche nell’ordine degli amminoacidi che preservano la struttura e la funzione tossica potenziale, ma che geneticamente non somigliano più all’originale, e quindi non vengono scoperte dai filtri. In alcuni casi, sequenze di test sfuggivano al 100 % ai controlli standard.
Questo “zero day biologico” è così definito perché la vulnerabilità non era nota ai guardiani genetici finché Microsoft non l’ha dimostrata, e finché non è stata distribuita una patch.
Il dilemma dual-use: medicina e minaccia in un solo codice
L’IA che crea farmaci è la stessa che può generare tossine. Non c’è una distinzione netta; le tecnologie sono dual use. Microsoft ha iniziato a “red-teaming” i propri modelli biologici dal 2023, simulando l’offensiva per testare fino a che punto i filtri potevano essere superati. Questo esperimento ha confermato che anche i software biosecurity più avanzati possono essere indotti a fallire di fronte ad AI che reinventa proteine sospette.
Il problema non è solo tecnico: è istituzionale. Le aziende che sintetizzano DNA collaborano con le autorità, ma molto della compliance è volontaria. Il sistema attuale, che gira su controlli nel “momento dell’ordine”, può essere aggirato.
Reazione: patch, cooperazione e un nuovo paradigma per la trasparenza
Dopo la scoperta, Microsoft ha collaborato con attori globali aziende di sintesi, istituzioni di biosecurity, riviste scientifiche per sviluppare patch capaci di individuare le versioni “paraphrase” delle proteine pericolose. Le nuove versioni dei sistemi di screening sono state diffuse e adottate attraverso l’International Gene Synthesis Consortium (IGSC).
Microsoft ha anche introdotto un meccanismo di “tiered access” per dati sensibili, con comitati di revisione, firme legali, livelli di declassificazione controllata — un ibrido tra apertura scientifica e prudenza difensiva (un principio già adottato in settori critici). La rivista Science ha accettato questo modello, riconoscendo che la divulgazione piena di metodi potenzialmente abusabili può essere un pericolo in sé.
La sfida sistemica che rimane: corsa tra attacco e difesa
Questa scoperta è un primo segnale: nuovi zero day biologici non saranno un’eccezione, ma la norma. Gli strumenti moderni di predizione e progettazione (protein folding, predizione interazioni, modelli generativi) non sono ancora infallibili nel “segnalare” minacce reali. Uno studio recente ha mostrato come modelli predittivi (AlphaFold 3, AF3Complex, SpatialPPIv2) falliscano nel riconoscere mutanti virali noti in interazione con l’ospite.
Serve una filosofia di “biosecurity reattiva”: non basta filtrare in fase statica, bisogna validare in tempo reale, disporre di infrastrutture sperimentali rapide, sistemi di monitoraggio attivo e normative flessibili che operino alla velocità dell’IA.
Quel che stupisce è che siamo all’inizio di una corsa in cui la parte che si muove più velocemente può dettare le regole. Ogni minuto di ritardo nel rafforzare biosecurity è un margine che l’avversario può sfruttare.
Curiosità provocatoria: in informatica “zero day” è sinonimo di vulnerabilità sconosciuta qui lo abbiamo traslato alla vita stessa. Oggi Microsoft dice: “patch come aggiornamenti Windows per il pianeta” (cit.).