Se pensate che il boom dell’intelligenza artificiale sia finanziato solo da venture capital, fondi sovrani o utili reinvestiti vi sbagliate e parecchio. Questa settimana Goldman Sachs e JPMorgan hanno fatto capolino con cifre da gettarsi seduti: le aziende legate all’AI hanno emesso livelli di debito che superano parametri che, fino a ieri, erano considerati «eccedenza tollerabile».
Goldman Sachs ha stimato che nel 2025 finora le aziende “AI-related” abbiano emesso circa 141 miliardi di dollari di debito societario, cifra che supera quanto l’intero comparto tech/media/telco abbia emesso nel 2024. (cit Yahoo Finance) In parallelo, JPMorgan ha calcolato che il debito investment grade collegato all’AI ha ormai raggiunto 1,2 trilioni di dollari, rendendolo una delle componenti più consistenti dell’universo obbligazionario investment grade statunitense. (cit. Bloomberg)
Queste cifre non sono dettagli da blog finanziari: sono segnali di un cambio strutturale nel modo con cui le imprese high tech finanziano la propria infrastruttura AI. E quando il “modo” cambia, il rischio che lo ignoriate non vi salverà.
Il ragionamento di Goldman Sachs è sfumato: “non è ancora un campanello d’allarme”, dicono gli analisti, “le grandi aziende tech generano cassa robusta e hanno leve finanziarie contenute. Ma vale la pena monitorare il mix di finanziamento degli investimenti in conto capitale rispetto alla liquidità.” È una diagnosi da cardiologo: lo stato attuale è stabile, ma il paziente è passato da una dieta moderata a una stressante di carboidrati da debito.
Il monito di JPMorgan è invece più netto. Il segmento AI oggi pesa più delle banche nel paniere investment grade. È una rivoluzione silenziosa: un settore che fino a poco tempo fa era considerato “growth”, spinto da equity e capitali rischio, passa a essere “borrower” pesante nel mercato del credito.
Se il debito da solo non spaventa (ancora), il contesto macroeconomico sì. Tassi d’interesse più alti, costi del credito in aumento e rischio rifinanziamento sono contropartite che possono trasformare un vantaggio competitivo in trappola finanziaria.
Se dovessi tratteggiare uno scenario da CEO-tecnologo: siete in una gara in cui il metallo da corsa costa ormai più del carburante. Se gli investimenti in AI diventano appesantiti da interessi e obblighi di rimborso, l’innovazione potrebbe iniziare a essere frenata — non dal mercato, ma dal peso del debito stesso.
Per approfondire suggerisco dare un’occhiata agli articoli su Bloomberg (“At 1.2 Trillion, more high-grade debt now tied to AI…” ) e alle analisi su “Spending on AI is increasingly fueled by debt”.